AMBIENTE LIROSI HA OTTENUTO
UNA MORATORIA MA IL PROBLEMA E’ SOLO RINVIATO LA STAMPA Sui savonesi l’incubo della maxistangata per smaltire i rifiuti La Provincia voleva chiudere Cima Montà costringendo il Comune a smaltire a Vado |
Ermanno Branca SAVONA I savonesi a un passo dal baratro del rifiuti. La Provincia ha intimato all’Ata la chiusura di Cima Montà e solo una mediazione del Comune ha impedito che il provvedimento si concretizzasse immediatamente, costringendo Savona a portare la spazzatura a Vado con un sensibile aumento dei costi. Il problema, ancora una volta, è stato solo rinviato e sui contribuenti savonesi incombe il rischio sempre più concreto di una maxi-stangata sulla tassa per la spazzatura. Il Piano provinciale dei rifiuti prevede infatti l’esaurimento di Cima Montà al massimo entro due anni e anche l’accordo elettorale fra Rifondazione comunista e il centrosinistra prevede al primno punto la chiusura della discarica. La strada, insomma, pare a segnata e, al di là delle condivisibili esigenze degli abitanti di Cima Montà che da trent’anni si fanno carico dei problemi di tutta la città, i savonesi sono destinati a pagare un nuovo consistente balzello. La situazione è precipitata lunedì mattina, quando il dirigente del settore Ambiente della Provincia, Vincenzo Gareri, ha notificato all’Ata che, in base ai dati sull’ammontare dei conferimenti di rifiuti a Cima Montà, la discarica risulta esaurita perchè sono stati raggiunti i 34 mila metri cubi di spazzatura che la sentenza del Tar aveva riconosciuto all’Azienda di tutela ambientale di Savona. Il Comune ha vissuto due giorni di panico perchè la chiusura di Cima Montà avrebbe costretto l’Ata a portare i rifiuti al Boscaccio di Vado, pagando un sovrapprezzo che avrebbe inciso pesantemente sul bilancio già esangue del Comune. Non solo. La giunta sarebbe stata costretta a varare il nuovo bilancio con un sostanzioso aumento della tassa sui rifiuti per far quadrare i conti del 2006. Con le elezioni alle porte, una misura che certo non può essere definita popolare. Dopo un turbinìo di riunioni che hanno portato anche al coinvolgimento dell’assessore della giunta regionale Carlo Ruggeri, il vicesindaco Lirosi ha ottenuto l’ennesima «grazia». In pratica il Comune si è assunto la responsabilità civile e penale di affermare che le tonnellate di spazzatura abbancata non hanno superato la cubatura prevista dal Tar perchè i rifiuti sono stati compattati con un coefficiente maggiore, occupando quindi meno spazio. La Provincia ne ha preso atto e per ora la discarica è salva, così come il bilancio del Comune e le tasche dei cittadini. Il problema tuttavia è solo rinviato. L’Ata in una nota fatta pervenire alla giunta comunale, intanto, ha ribadito la correttezza della propria gestione aziendale: «Dal 1995 sono stati effettuati imponenti lavori di messa in sicurezza, gradonatura e impermeabilizzazione di Cima Montà. L’incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari ha accertato inoltre che ‘’i rifiuti nell’ambito dei progetti di bonifica sono stati opportunamente protetti e che non si ritiene possano esservi pericoli per la salute pubblica». L’Ata si sofferma poi sulle dotazioni tecnologiche: «Come per altri siti simili, la discarica è dotata di impianto per estrazione del biogas per la produzione di energia elettrica. Questo ha consentito anche la sensibile riduzione dei cattivi odori. Abbiamo inoltre installato il trituratore dei rifiuti con una capacità di 30 tonnellate l’ora. Lo scorso luglio l’Ata ha ottenuto la certificazione Iso 9001». |