ALBERTO STATERA
Già titolare del "premio Attila" conferitogli
anni fa per preclare benemerenze nella difesa dell'ambiente, il
senatore Luigi Grillo, portavoce dei furbetti del quartierino e
famiglio del governatore Antonio Fazio, meriterebbe ben altro.
Se ci fosse, gli toccherebbe il "premio Capannelle", dal nome
dell'indimenticabile personaggio del filmcult "I soliti ignoti".
Preso con le mani nella marmellata, con un conto alla Banca
popolare di Lodi sul quale risultano depositate plusvalenze
anomale derivanti da trading su titoli scoperte dagli ispettori
della Banca d'Italia e dalla procura della Repubblica, ha dato
un'intervista a Claudio Gatti del "Sole24" che tocca vertici di
inarrivabile comicità.
Chiede l'intervistatore: ha ordinato lei le operazioni di
vendita di opzioni ? Risponde pronto il senatore: «Guardi, io ho
ricevuto un affidamento. Poi faceva tutto la Banca popolare di
Lodi». Quindi le operazioni sui titoli era la Lodi a deciderle ?
«Si, le faceva la Lodi». Salvo, nelle risposta successiva,
scandire che la vendita di azioni Antonveneta l'ha decisa lui e
soltanto lui.
Ma questo è niente. Se si ripercorre tutta la storia del
senatore di GenovaTigullio non si può non proporlo per il premio
a una carriera tutta capriole. Democristiano della corrente di
Base, eletto per la prima volta in Parlamento nel 1987, Grillo
arriva al governo nel 1992 con Giuliano Amato, che lo nomina
sottosegretario alle Finanze con ministro Franco Reviglio.
Nel 1994 viene rieletto per i popolari di Mino Martinazzoli, ma
è subito folgorato da Berlusconi, cui consegna il voto che
consente al Centrodestra di avere la maggioranza al Senato. I
popolari lo espellono, ma il Cavaliere lo premia con la poltrona
di sottosegretario alle Aree urbane. Rieletto nel 1996 e nel
2001, nominato presidente della Commissione lavori pubblici e
comunicazioni, è tutto un turbine di zelo berlusconiano.
E relatore della legge Gasparri fatta su misura per il capo,
presenta l'emendamento per scorporare dai tetti pubblicitari le
televendite e quello al condono edilizio che cancella il divieto
di costruzione nelle aree incendiate e che gli vale il "premio
Attila". Ma la sua vera passione sono le banche.
E' lui che aiuta Fiorani nelle prime scalate, come quella della
Banca di Chiavari, è lui che difende le fondazioni bancarie da
Giulio Tremonti.
Poi il capolavoro. Il "patto dello Siacchetrà", che segna la
pacificazione tra Berlusconi e Fazio. Venerdì 14 gennaio, cena a
palazzo Grazioli tra il premier, il governatore, il ministro
dell'Economia Domenico Siniscalco e Grillo, il quale offre ai
commensali la bottiglia di vino delle Cinque Terre che
battezzerà l'accordo per la difesa dell'"italianità delle
banche".
Un trasformista col botto? Il trasformismo non esiste, proclama
all'unisono con Paolo Cirino Pomicino. Un affarista? Lo
accerteranno i giudici, che indagano su quei conticini nella
banca di Fiorani.
Se scopriranno qualche reato, l'instancabile Grillo è atteso al
varco dalla Commissione per le Autorizzazioni a procedere,
presieduta dal senatore di Centrosinistra Giovanni Crema. Il
quale, paradossalmente, farà di tutto per rallentare la
procedura.
Per evitare assoluzioni alla Previti, meglio consegnare mister
Capriola alla nuova maggioranza parlamentare.
a.statera@repubblica.it