Il 26 dicembre di quarant’anni fa ad Alcamo successe un fatto del tutto straordinario: una giovane ragazza, poco più che adolescente, osò ribellarsi a una norma di costume addirittura accettata dalla legge. Un “NO” che ha cambiato il costume del Novecento
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Margherita Pira |
Il 26 dicembre di quarant’anni fa ad Alcamo successe un fatto del tutto straordinario: una giovane ragazza, poco più che adolescente, osò ribellarsi a una norma di costume addirittura accettata dalla legge.
Era l’usanza della “fuitina” considerata indiscutibile nella Sicilia del tempo.
Quando due giovani desideravano sposarsi, ma al progetto si opponevano i genitori, il ragazzo organizzava un rapimento col consenso di lei e i due restavano assieme alcuni giorni. La ragazza risultava “compromessa” e il reato di rapimento era annullato dal matrimonio riparatore
In realtà questa forma veniva attuata anche se la giovane donna non era consenziente. Comunque il matrimonio riparatore risolveva anche gli aspetti penali della situazione e la ragazza accettava lo sposo, che magari non avrebbe voluto, perché in caso contrario sarebbe stata emarginata ed additata come una pubblica peccatrice.
Queste cose ci sembrano ora impossibili eppure non sono poi tanto lontane nel tempo e hanno radici antiche.
Da sempre questa consuetudine era stata rispettata e faceva a tal punto parte della mentalità popolare che era stata recepita addirittura dalla legge che nell’articolo 544 recitava così: “Per i delitti di violenza carnale il matrimonio tra l’autore del reato e la persona offesa estingue il reato stesso anche per gli eventuali complici. In caso di condanna, il matrimonio ne cessa l’esecuzione e gli effetti penali”.
A spezzare questa lunga catena di soprusi fu una giovane donna di nome Franca Viola.
Franca era molto bella: lineamenti delicati, occhi vivaci, lunghi capelli neri.
Aveva un fidanzato cui si era legata con la promessa del matrimonio, ma aveva attratto l’attenzione di un giovane appartenente a una potente famiglia, Filippo Melodia che la voleva sposare a dispetto del suo rifiuto.
Filippo, forte della tradizione, pensò di poterla forzare con la tecnica del rapimento.
Si presentò a casa di Franca con amici armati. Bussarono e la madre che andò ad aprire, vide davanti a sé tredici uomini armati che, con la forza, costrinsero la ragazza a seguirli.
Era fatta. Secondo la consuetudine, Franca, ormai compromessa, per evitare la vergogna avrebbe accettato il matrimonio. Il tutto secondo un copione antico. Invece la ragazza, con un coraggio eccezionale, osò rifiutare. Non accettò di sposare il suo rapitore e il processo ebbe un esito inconsueto: Filippo Melodia fu condannato a dieci anni di carcere.
Era la prima volta che succedeva una cosa del genere e suscitò le più disparate reazioni: rabbia, indignazione, incredulità ad Alcamo; gioia, entusiasmo, ammirazione nell’Itali progressista dove il femminismo faceva sentire già la sua voce.
Quella piccola ragazza semplice e di non alta condizione sociale aveva compiuto un gesto rivoluzionario, tanto più rivoluzionario perché portava implicita una protesta sociale: secoli di soprusi dei potenti sui deboli ( Franca Viola era due volte debole: perché donna e perché di umili condizioni ) cancellati da una sintetica e recisa risposta “NO”
Quel”no”ha cambiato la storia del costume nell’Italia del Novecento.
“Parva scintilla gran fiamme seconda” dice Dante e in questo caso avvenne proprio così. Da quella piccola scintilla del rifiuto seguirono lotte, manifestazioni, proteste tanto che nel 1981 l’articolo544 venne abolito.
Franca Viola era divenuta, contro il suo desiderio, un’eroina, un simbolo per quei movimenti che negli ultimi anni sessanta ambivano a rinnovare l’Italia.
La ragazza però non si è mai sentita tale. Lei non ha cercato la notorietà e ha sempre detto di aver agito per amore .Aveva promesso di sposare il ragazzo che amava e voleva seguire il destino che si era scelta; il suo “NO” non aveva radici ideologiche; era spontaneo, semplice come spontanea e semplice era lei. Ma a quel rifiuto erano seguite tante cose.
Franca, però, anche se la vita nel suo ambiente era diventata difficile per l’ostilità generale, continuò il cammino che si era prefisso e nel 1968 sposò il fidanzato. Venne perfino ricevuta in udienza privata dal papa Paolo VI, durante il viaggio di nozze.
La sua vicenda venne raccontata in un film di Damiano Damiani e il ruolo principale venne affidato a Ornella Muti.
Questo film è il parallelo di un altro famosissimo film “ Divorzio all’italiana” interpretato da Marcello Mastroianni dove, con sottile ironia ed elegante comicità, si metteva in evidenza l’assurdità della legge che praticamente depenalizzava il “delitto d’onore”, cioè l’uccisione della moglie da parte di un marito tradito.
Anche questo assurdo è stato cancellato; le leggi sono più eque, ma penso che sia giusto non dimenticare quel “NO” di Franca Viola che ha davvero aperto il cambiamento del costume italiano del Novecento
Margherita Pira