IL SECOLOXIX |
Il Teatro Chiabrera ha, da neppure due mesi, riaperto i
battenti. I savonesi aspettavano questo momento da tre anni
e s'erano dovuti accontentare, nel frattempo, del vecchio e
malandato Astor per placare la loro fame di prosa e di
musica.
Che alla riapertura del teatro civico la corsa al biglietto sarebbe stata vivace, anche in virtù di un programma particolarmente attraente, era prevedibile. Ma le cose sono andate ben al di là delle più rosee previsioni. La voglia di godere di teatro e musica seduti su poltroncine come si deve, con un'acustica all'altezza e un foyer per sfoggiare toilette tenute nei cassetti per anni, era troppo forte. E così, i "tutto esaurito" si sono succeduti ai "tutto esaurito". Qualche giorno fa, la bacheca che si trova in piazza Diaz, proprio di fronte al teatro, conteneva due manifesti: quello dell'operetta La vedova allegra e quello del balletto Il lago dei cigni. Tutti e due attraversati dalla scritta «teatro esaurito». E non era la prima volta. La presidente della quinta circoscrizione, Antonella Frugoni, proprio in coincidenza con i ripetuti "sold out" ha deciso di farsi interprete del malumore di molti. «Ho ricevuto decine di telefonate di cittadini esasperati - dice l'ex assessore alla Cultura - Non c'è verso di trovare i biglietti per le rappresentazioni perché la gran parte dei posti disponibili è bloccata dagli abbonati. È necessario fare qualcosa. O ripensare il sistema degli abbonamenti o aumentare le repliche. Andare a teatro è un diritto, soprattutto con quello che è costato alle finanze pubbliche il restauro del Chiabrera». Il problema sollevato dalla presidente Frugoni è annoso. Una quindicina di anni fa, quando la chiusura del teatro non era neppure ipotizzata, intervenne addirittura Dario Fo, non ancora laureato dal Nobel, per sostenere la necessità di una gestione più elastica dei posti. Per il bene del pubblico ma, soprattutto, degli attori e delle compagnie che preferiscono esibirsi davanti ad una propria platea svincolata dall'"obbligo" dell'abbonamento che implica la fruizione di tutto il programma. Poi, le cose sono andate come sappiamo. Il crollo della volta, gli anni dell'emergenza, l'esilio di Largo Varaldo, i cartelloni ridimensionati, le inquietudini legate al rientro a casa. Con la riapertura del botteghino è poi successo l'inevitabile. Riconferma in massa di tutti gli abbonati degli anni dell'Astor, recupero dei vecchi che nel passaggio dal Chiabrera al cinema avevano lasciato perdere e, infine, le nuove leve che hanno voluto dare il proprio sostegno alla riapertura della sala civica. Un fenomeno con cui fare i conti, dunque. E che ha in parte sorpreso lo stesso direttore Roberto Bosi, come si legge nell'articolo a lato. Un dato per tutti. La stagione di musica da camera (senza dubbio la più"difficile" dell'intero cartellone 2005-2006) ha fatto registrare qualcosa come 365 abbonamenti. Il triplo di quelli venduti negli anni dell'Astor, il doppio dell'ultima stagione del Chiabrera prima della momentanea chiusura. Ferdinando Molteni 20/12/2005 |