GIOVEDÌ, 15 DICEMBRE 2005  LA REPUBBLICA

 Economia   Così Fiorani pagava i politici   E Bankitalia entra nel mirino dei giudici: Fazio lo copriva   l´inchiesta       La Procura di Milano individua una rete di finanziamenti occulti Decisiva la testimonianza di un dirigente della Popolare di Lodi Negli atti si parla di "complicità di organi di controllo interni e esterni, soprattutto istituzionali"   LUCA FAZZO


MARCO MENSURATI
MILANO - Una rete tentacolare di finanziamenti sottobanco alla politica per garantire l´assalto e il saccheggio di pezzi importanti del sistema bancario italiano: e, a garantire questi rapporti e questo assalto, la figura di colui che sulla trasparenza del sistema avrebbe dovuto vigilare, il governatore della Banca d´Italia Antonio Fazio. Perché «la rete di complicità» citata dal Gip Clementina Forleo - e l´allusione sembra esplicita - riguarda anche «soggetti esterni e anche istituzionali». E il riferimento è «a chi per anni, nonostante numerosi e dettagliati esposti provenienti da qualificate associazioni di consumatori e privati cittadini, è rimasto inerte».
È questo il quadro che emerge dagli atti depositati in queste ore dalla Procura di Milano a corredo del mandato di cattura eseguito martedì sera contro Gianpiero Fiorani, l´uomo forte della Lodi, e quattro complici accusati insieme a lui di associazione a delinquere. Per la prima volta viene messo nero su bianco da un giudice quanto, l´estate scorsa, faceva parte della polemica giornalistica e politica: era Antonio Fazio a coprire Fiorani. Fin dalla scalata alla Popolare di Crema, «sicura e garantita - sono parole dello stesso Fiorani - in quanto coperta e voluta dalla Banca d´Italia» fino all´operazione Antonveneta quando col pretesto della «tutela dell´italianità» la Banca d´Italia protesse «per evidenti e necessitate alleanze politiche chi solo dalla "italianità" del sistema bancario avrebbe potuto continuare a fruire di tangenti ed illeciti profitti».
Se la figura di Antonio Fazio - la cui iscrizione nel registro degli indagati potrebbe diventare un atto inevitabile anche a Milano - nella ricostruzione del gip Forleo sembra sovrastare l´intera ascesa di Fiorani e della sua organizzazione criminale, il punto d´attacco più immediato per la magistratura milanese appare quello dei finanziamenti distribuiti da Fiorani ai politici. Qui la testimonianza di Donato Patrini, il dirigente di Bpi che fungeva da braccio operativo di Fiorani nel mondo della politica, ha trovato numerosi riscontri. Sono riscontri che portano in due luoghi chiave della politica: da una parte gli uomini di Antonio Fazio a Montecitorio e a Palazzo Madama, come Ivo Tarolli e Luigi Grillo (entrambi di Forza Italia), dall´altra il cuore economico di Forza Italia: con i soldi destinati a due pasdaran di Silvio Berlusconi come Aldo Brancher e Paolo Romani, a lungo plenipotenziario in Lombardia del presidente del Consiglio. Accanto al nome di Romani compare nei verbali quello di un big della maggioranza di governo: Roberto Calderoli, ministro delle Riforme. Soldi sottobanco per Romani e Calderoli vennero stanziati da Fiorani per addomesticare la corsa interna alla Casa delle libertà per la conquista del sindaco di Lodi.
«Patrini - scrive il giudice Forleo - ha parlato di finanziamenti ad importanti uomini politici dai quali, evidentemente, i vertici di Bpi ricevevano un tornaconto quantomeno in termini di copertura della persistente illegalità operativa». Grillo viene definito dallo stesso Fiorani, nell´interrogatorio del 31 agosto, l´addetto a un ruolo di «lobbysmo puro» per conto della Popolare di Lodi e della sua scalata ad Antonveneta. Sia Grillo che Tarolli vengono ricompensati da Fiorani con conti privilegiati, come anche il ministro Calderoli. Più cospicuo il ringraziamento riservato ad Aldo Brancher. Riferendo del conto di favore intestato alla signora Luana Maniezzo, il giudice Forleo la definisce «moglie di Aldo Brancher, componente della commissione Riforme istituzionali, anch´egli chiamato in causa dal Patrini tra i politici illecitamente finanziati dalla Bpl». È Brancher ad orchestrare l´operazione che doveva portare un uomo di Fiorani sulla poltrona di sindaco di Lodi.
Questi sono i nomi emersi finora dagli omissis con cui la Procura milanese ha costellato i verbali del «pentito» Patrini. Ma c´è sicuramente dell´altro, e c´è sicuramente un filone di inchiesta già aperto su questo versante. Scrive ancora la dottoressa Forleo: «La rete protettiva di Fiorani è ancora in atto, essendo in corso delicate indagini volte a focalizzare ruoli ricoperti da personaggi di ben altro livello, ed in particolare da politici di rilievo che avrebbero tratto ingenti profitti» dalle spregiudicate operazioni di Gianpiero Fiorani.