Giornalisti, sciopero il 9 e il 10
Ecco i motivi dell'agitazione
Questo il comunicato della Fnsi che spiega le ragioni dello sciopero.
La categoria è chiamata ad una nuova
dura protesta contro la chiusura degli editori della Fieg e
dell’agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego Aran
ad ogni ipotesi di riapertura dei negoziati con la
Federazione della Stampa. In particolare la Fieg continua a
voler negare il diritto dei giornalisti a tutelare i
collaboratori e i precari sfruttati e mal pagati.
Gli editori pretendono inoltre di applicare forme di
flessibilità selvaggia non contrattata con il Sindacato e
negano il recupero del potere di acquisto degli stipendi a
quasi un anno dalla scadenza del contratto. Le Aziende della
Fieg sono impegnate in una dura campagna di delegittimazione
del Sindacato, di intimidazione delle redazioni, in taluni
casi con comportamenti antisindacali e con promesse di
ricchi premi per chi non partecipa allo sciopero. Un
atteggiamento inaccettabile che la Giunta della Fnsi ha
condannato nella speranza che tutti gli editori assumano
comportamenti rispettosi del diritto costituzionale
all’astensione dal lavoro.
L’Associazione delle emittenti Aeranti-Corallo ha invece
accettato di riaprire il negoziato anche su temi , come
l’attuazione della Legge 30, che gli editori rifiutano di
discutere. Proprio in questi giorni importanti categorie,
come il settore delle telecomunicazioni, hanno rinnovato il
contratto tenendo presente le conseguenze negative di una
applicazione non negoziata della legge sul mercato del
lavoro. La Fnsi incontrerà la delegazione della Associazioni
delle emittenti il 14 dicembre con la speranza che sia
possibile concludere rapidamente questo contratto.
Non ci nascondiamo le difficoltà, ma siamo impegnati in una
seria trattativa per chiudere, così come faremmo con tutte
le organizzazioni imprenditoriali che fossero disponibili ad
un vero dialogo.
Chiamiamo, pertanto, ancora una volta, a scioperare i
giornalisti degli uffici stampa della pubblica
amministrazione e quelli del settore privato, contro la
pervicace determinazione dell’Aran di respingere la legge
sulla comunicazione pubblica, due lettere di indirizzo del
Governo e una sentenza del giudice del Tribunale del lavoro.
Un atteggiamento ingiustificato e non accettabile.