IL SECOLOXIX |
Pochi, maledetti e subito, diceva un vecchio detto. Per
molti savonesi, la prospettiva di uno stipendio "sicuro"
appare un miraggio sempre più lontano. Il ministro delle
attività produttive, Claudio Scajola, lo scorso sabato alla
festa per i sessant'anni dell'Unione industriali, era venuto
a portare un messaggio di fiducia: l'Italia va bene, Savona
va anche meglio: «Qui gli indicatori economici indicano una
ripresa già in atto in tutti i settori», aveva scandito.
Sicuramente vero, ma i freddi numeri dell'economia non
sembrano dalla parte della massa in continua crescita di
disoccupati: erano cresciuti del 22,33% nel corso del 2004.
Sono cresciuti ancora del 18,53% da aprile 2004 ad aprile
2005. A dirlo sono i dati del Rapporto annuale 2004 sul
lavoro e del Primo rapporto quadrimestrale 2005 sul lavoro
presentati ieri, in Provincia, nel corso del convegno "Il
lavoro in Provincia di Savona".
Tuttavia, a preoccupare ancora di più gli esperti - e segnatamente i responsabili dei Centri per l'impiego provinciale - è la crescita dell'età media dei disoccupati e degli inoccupati savonesi. Diminuisce infatti il peso dei giovani disoccupati, sia in virtù del calo demografico, sia per il prolungamento dell'età scolare, sia per l'uso (ed anche abuso) dell'apprendistato che oggi può essere utilizzato sino ai 29 anni di età. Crescono invece i disoccupati in età matura: «La maggior parte dei disoccupati - spiega Anna Antolini, responsabili del settore Politiche attive del lavoro per la Provincia - si trava nella fascia d'età tra i 31 e i 40 anni». Ma aumentano gli ultraquarantenni senza lavoro e si arriva ai casi limite di sessantenni privi di occupazione. «Gente - spiega ancora la Antolini - che ha perduto il lavoro e non è riuscita a ricollocarsi o che è vittima di lavori precari, di breve durata e vive sul filo del rasoio». A fine 2004, su un totale di 13.853 disoccupati e inoccupati, 833 appartengono alla classe d'età 15-20, 3.883 a quella 21-30, 4.156 alla fascia 31-40, 2704 agli ultraquarantenni, 1930 agli ultracinquantenni, 347, addirittura, agli ultrasessantenni.. Una categoria, quest'ultima, che denuncia un incremento superiore al 100%. La maggior parte degli iscritti sono donne (59%). Quanto all'istruzione, prevale una bassa specializzazione (39% con licenzia di media inferiore; personale non qualificato 32,5%). «Aumenta la domanda di lavoro - conclude la Antolini - Fra il 2003 e il 2004 l'incremento degli aviamenti al lavoro è del 19,91%. Aumentano però anche le cessazioni di rapporti di lavoro. L'espansione della domanda di lavoro assume dunque un carattere "nominale" e non "reale"». Un motivo? Uno su tutti: il 62% di tutti i nuovi contratti sono a tempo determinato. È la flessibilità, baby. Piaccia o no. Antonella Granero 07/12/2005 |