Regione, la stangata Irpef è più cara  IL SECOLO XIX

LA MANOVRA Rifondazione insorge contro il provvedimento: la legge dice una cosa diversa. Imbarazzo in tutto il centrosinistra
Pittaluga ammette: «Tassa più equa con gli scaglioni, ma avremmo perso 44 milioni»

 
Genova La legge della Regione che istituisce nuove tasse per i liguri non trova pace. Dopo le barricate del centrodestra, abbattute dalla fiducia chiesta con un blitz in consiglio regionale e immediatamente ottenuta dal presidente Claudio Burlando, ora ad andare in crisi è il centrosinistra. Una crisi che non si è risolta ieri pomeriggio in un improvviso vertice di maggioranza. Perché il testo della legge, tre articoli per dodici righe in tutto, ha lasciato spazio a dubbi di interpretazione che ieri mattina sono clamorosamente esplosi a margine dei lavori consigliari. A squarciare il velo è stato Marco Nesci, di Rifondazione, che ha rimesso in discussione il contenuto della manovra finanziaria.
«Se l'italiano non è un'opinione - dice Nesci - la legge dice che le aliquote dell'addizionale regionale Ire aumentano per "scaglioni" di reddito. L'articolo sancisce che fino a 13 mila euro la tassa resta dello 0,9% e che fino a 20 mila sale all'1,25%. Significa che se io ho un reddito di 20 mila euro pago lo 0,9% per la quota da zero a 13 mila euro e l'1,25% per la quota da 13 mila a 20 mila euro. Banale, banalissimo». Nossignore: l'assessore al Bilancio G.B. Pittaluga ha velocemente smentito Nesci: «Gli aumenti sono da applicare per tutto il reddito imponibile. Chi ha un reddito di 20 mila euro paga l'1,25% sull'intera quota».
Apriti cielo. Nesci attacca duro: «Qui c'è scritto "scaglioni" e l'italiano non ammette dubbi». La controreplica si traduce in una serie di documenti che Pittaluga consegna alla stampa, dopo che tutto il suo staff tecnico era corso da piazza De Ferrari a via Fieschi. Le nuove carte darebbero ragione a Pittaluga: si tratta della relazione tecnica della stessa legge, del decreto istitutivo dell'Irpef e della circolare nazionale dell'Agenzia delle Entrate. «Non ci sono spazi di interpretazione, la volontà del legislatore è chiara». I liguri pagheranno dunque di più: «E' vero, con il provvedimento a scaglioni - ammette l'assessore - l'imposizione sarebbe stata più equa, ma il gettito sarebbe sceso da 71 a 27 milioni di euro. E non basterebbe per sanare il buco da 200 milioni che abbiamo trovato nella Sanità».
Peccato che la stragrande maggioranza dei consiglieri regionali del centrosinistra questo meccanismo non lo avevano capito. O meglio, secondo alcuni, questo meccanismo non sarebbe stato affatto spiegato dalla giunta se non in una sbrigativa riunione il venerdì precedente alla maratona in consiglio. Lo si è chiaramente capito nel vertice di maggioranza convocato d'urgenza ieri pomeriggio dopo un colloquio telefonico tra Pittaluga e Burlando (in missione a Bruxelles). Rifondazione ha sostenuto la sua tesi e ha annunciato la sua ferma intenzione di «continuare a interpretare a scaglioni l'aumento delle imposte». I Verdi con Cristina Morelli hanno duramente criticato la giunta: «Ci avete chiesto di fare fronte, l'abbiamo fatto. Ma non ci avevate detto su cosa». Lo hanno scoperto ieri. Posizione identica per i comunisti italiani, con Tirreno Bianchi che ha persino chiesto una consulenza telefonica al suo commercialista per capire se la posizione di Pittaluga fosse davvero quella giusta. Addirittura il compagno di gruppo consigliare dell'assessore, Luigi Patrone (Gente di Liguria), sulle prime ha dichiarato al vertice di aver sempre inteso l'aumento come scaglionato. Poi si è ovviamente ricreduto. E se la Margherita si è subito stretta attorno alla giunta anche in presenza di quello che per molti era un cambio di carte in tavola, la crisi maggiore l'hanno vissuta i consiglieri Ds.
E' stato Luigi Cola a andare su tutte le furie: ha strillato più di tutti, dicendo che l'accordo era stato trovato sulla progressività delle imposte. E così altri, da Minella Mosca a Franco Bonello. Per quanto non a loro agio, Ubaldo Benvenuti e Moreno Veschi hanno provato subito a ricucire. Ma non è finita qui, serve un altro vertice. Insomma è chiaro che neppure la stessa maggioranza era stata informata compiutamente la manovra.
Ha gioco facile il centrodestra. Sandro Biasotti ha presentato una mozione che invita ad avvalorare l'interpretazione della legge la più favorevole al contribuente. Matteo Marcenaro e Luigi Morgillo hanno puntato l'indice sulla fretta e la confusione della giunta. Gianni Plinio ha dato alle stampe centomila manifesti con la scritta "Giunta Burlando. Più tasse per tutti". «Ci sono tutti i simboli della Cdl, ma quello dell'Udc - dice Plinio - lo lasceremo solo se il partito sconfesserà il consigliere Broglia, che non ha preso parte alla nostra battaglia ostruzionistica».



Giovanni Mari
30/11/2005