04 Dicembre 2005 LA STAMPA

ECONOMIA ALLA FESTA PER I 60 ANNI DELL’UNIONE INDUSTRIALI DI SAVONA IL MINISTRO ALLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE RIBADISCE ANCHE IL RILANCIO DEI PROGRAMMI SULL’ENERGIA NUCLEARE
«Serve una centrale elettrica a carbone in Valle Bormida»
Scajola propone anche l’attivazione di linee dirette fra la centrale ex Enel e le imprese
 

Ermanno Branca
SAVONA
Il ministro alle Attività produttive Claudio Scajola intervenuto alla cerimonia per il sessantesimo anniversario dell’Unione industriali, ha sostenuto la necessità di realizzare una centrale termoelettrica a carbone in Val Bormida. La manifestazione si è svolta al Chiabrera con una folta presenza istituzionale per festeggiare il «compleanno» degli Industriali, gli ultimi sette presidenti e le 56 aziende che già erano iscritte all’Unione nel 1945.
Il ministro Scajola nel suo intervento ha usato toni estremamente decisi: «Le statistiche dimostrano che Savona è uscita dalla crisi già da otto mesi perchè fa segnare un aumento delle imprese, l’incremento delle esportazioni dell’11%, i traffici del porto in aumento del 15% e l’occupazione con il trend migliore degli ultimi trent’anni. Ora la sfida consiste nel mettere in campo i cambiamenti necessari per competere con gli altri Paesi. Non mancano gli ostacoli e mi riferisco all’alto costo dell’energia, all’invadenza e lentezza della burocrazia a ogni livello, all’inadeguatezza di alcune infrastrutture di comunicazione, alle difficoltà di alcune importanti aziende, alla concorrenza sleale. Il governo Berlusconi è intervenuto sin dall’inizio su ciascuno di questi fronti ma non si possono annullare i tempi necessari per l’attuazione. Per abbassare il costo dell’energia abbiamo avviato un programma di diversificazione delle fonti, di notevole ampliamento della capacità di generazione elettrica, di potenziamento delle infrastrutture di collegamento, di contenimento delle spinte ai rincari. Abbiamo riaperto la strategia sul nucleare che era stata irresponsabilmente abbandonata. Allo stesso fine, nei giorni scorsi ho emanato un decreto che consente, per la prima volta in Europa, la realizzazione di ‘’linee dirette’’ di trasporto dell’energia elettrica (merchant lines). Ne beneficerà, in particolare, l’industria energivora, come quella del vetro. I risultati di tutte queste misure si apprezzeranno in concreto nel tempo. Lo stesso si può dire per gli altri fronti: abbiamo avviato misure di deregolamentazione e delegificazione delle attività d’impresa, emanato codici di riordino normativo, adottato con la Legge Obiettivo un piano di potenziamento delle infrastrutture, accentuato la lotta alla contraffazione, concesso agevolazioni per i distretti produttivi e per le nuove tecnologie. Stiamo sostenendo le piccole e medie imprese per penetrare nei mercati mondiali; abbiamo assunto un ruolo guida per il salvataggio di imprese in crisi, come è il caso di Ferrania, di Cirio, di Parmalat». Ha concluso Scajola: «Qui a Savona, desidero ricordare, in particolare, che per il rilancio economico della Ferrania e della Valbormida abbiamo introdotto una nuova modalità d’intervento, con intesa tra nuovi imprenditori, istituzioni e parti sociali. Abbiamo assicurato la permanenza di un’importante azienda, salvaguardato occupazione, tracciato un percorso per il suo rilancio. In questo quadro va anche realizzata una centrale elettrica preferibilmente a carbone, che si inserisca in un grande programma di risanamento ambientale».
Gran cerimoniere al Chiabrera è stato il direttore dell’Unione industriali Luciano Pasquale, mentre il presidente Marco Macciò ha sottolineato con orgoglio i meriti dai 101 soci fondatori e l’attività svolta nei decenni successivi dagli imprenditori sino ad arrivare agli attuali 325 soci. Il presidente Macciò ha evidenziato la profonda evoluzione del tessuto produttivo savonese che anche oggi può fregiarsi di alcuni fra i più prestigiosi marchi nazionali.Claudio Scajola con Macciò e Pasquale
Il palco del Chiabrera con i past president dell’Unione industriali che stanno per essere premiati
Ambientalisti  pronti a fare le barricate
 
CAIRO M. Immediate reazioni nel mondo politico savonese dopo l’intervento del ministro Scajola che ha sottolineato la necessità di costruire centrali elettriche a carbone per fronteggiare il fabbisogno delle imprese. La netta presa di posizione dell’autorevole esponente del governo, apre la strada alle inevitabili polemiche degli avversari politici.
Alfio Minetti, coordinatore della Margherita, presente ieri al Chiabrera per le celebrazioni dei sessant'anni dell'Unione industriali, protesta: «Ma allora tutte le indicazioni arrivate dalle amministrazioni locali non sono state prese assolutamente in considerazione. I valbormidesi devono sapere che il governo va in questa direzione senza possibilità di appello e che tutto ciò che è stato detto e fatto non è servito a nulla. Non abbiamo, dunque, alcuna voce in capitolo su questioni che riguardano il nostro futuro e quello della Val Bormida».
Inferocito, Gian Luigi Patrone che, a nome dell'Associazione per Ferrania, annuncia battaglia: «Parlare di carbone pulito è un’invenzione, non ha infatti nessun riscontro tecnico-scientifico. E’ solamente un bello slogan e nient’altro. Se l’indicazione è quella di costruire una centrale a carbone, il fronte del ‘’no’’ sarà compatto e noi saremo pronti a fare le barricate».
Altrettanto deciso Giuseppe Boveri dell’Are di Cairo, l'associazione che si è costituita l'estate scorsa contro la realizzazione di nuove centrali a combustibili fossili, previste dal piano Ferrania, e a favore della creazione di un distretto industriale per la progettazione e produzione di tecnologie nel campo delle energie rinnovabili: «Installare un impianto di questo genere, significa non tenere conto del contesto ambientale. L’impianto peggiorerebbe ulteriormente le condizioni già esistenti in Val Bormida, già dichiarata zona di crisi ambientale. Il progetto sarebbe anche in contrasto con le imposizioni previste dal trattato di Kyoto che prevede penali per quanti non le rispettano».
Dice ancora Boveri: «Le centrali a carbone se proprio si vogliono costruire, devono venire quantomeno installate in zone vicine ai grandi centri urbani, in modo che l’energia dispersa possa essere utilizzata per il teleriscaldamento. In Val Bormida, per le sue caratteristiche geografiche, invece, non sarà possibile. Quando si fanno scelte di questo genere è necessario valutare ogni cosa nell'ottica di uno sviluppo sostenibile e razionale. E poi, non bisogna dimenticare che in Liguria consumiamo meno della metà dell’energia che viene prodotta».
Dopo le dichiarazioni dell’assessore regionale all’Ambiente, Franco Zunino, che tre giorni fa in occasione del convegno di Legambiente ha detto no alle centrali a carbone, le affermazioni di segno opposto del ministro Scajola sono destinate ora ad alimentare il clima di preoccupazione che ormai da mesi si respira in Val Bormida sul progetto della Ferrania. \