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SavonaMentre i vertici dell'Asl hanno avviato ufficialmente
ieri mattina la pratica per poter ottenere la
sperimentazione della Ru486, la cosiddetta pillola abortiva,
i medici savonesi si dividono sull'opportunità che la
sperimentazione possa essere effettuata all'ospedale San
Paolo. E il vescovo Domenico Calcagno, in trasferta ad
Assisi per l'assemblea Cei, ribadisce «come ogni iniziativa
che limita la vita debba essere evitata». Ma a dare o meno
il via alla sperimentazione a Savona della tanto discussa
pillola abortiva sarà il comitato etico dell'Asl, presieduto
dalla professoressa Mariella Lombardi Ricci, convocato per
mercoledì prossimo, 23 novembre. Una decisione vincolante e
inappellabile.
Sono queste le ultime novità dopo la richiesta dal primario
del reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale San
Paolo, Salvatore Garzarelli, di sperimentare anche a Savona
la pillola abortiva. «La decisione di abortire è sempre "a
monte" - aveva spiegato il medico - in questo caso si tratta
di permettere che ciò possa avvenire in modo farmacologico e
non chirurgico, che sarebbe senza alcun dubbio più
traumatico e invasivo».
Una posizione, quella assunta dal responsabile del reparto
che proprio venerdì aveva festeggiato il traguardo dei mille
nati dall'inizio dell'anno, che ha provocato una spaccatura
tra i medici. Il primo a schierarsi contro la
sperimentazione della Ru486 è Cesare Badoino, chirurgo,
presidente della sezione savonese dell'Associazione medici
cattolici italiani. «Il codice deontologico professionale al
comma 3 recita "dovere del medico è la tutela della vita
....." - sottolinea Badoino - e inoltre il giuramento
professionale che i giovani medici leggono quando vengono
ammessi all'Ordine professionale afferma "il medico deve
perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita ....".
Anche noi, come medici cattolici, siamo per il rispetto
della legittima e libera decisione della donna, ma ci si
dimentica troppo spesso che nel concepimento i soggetti in
causa sono due: da una parte la donna e dall'altra l'anello
più debole della catena, il concepito. Il nascituro, e lo
affermiamo con forza, deve avere il diritto a nascere e
quindi l'aborto, in tutte le sue forme anche se legittimate
da una legge, interrompe una vita umana che sta per
comparire alla luce del mondo».
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ginecologo Marco
Galleano, più volte al centro di polemiche per le sue
posizioni ultratradizionaliste: «A livello etico non posso
condividere la scelta di sperimentare la pillola abortiva -
afferma il dottor Galleano - sono un medico cattolico e a
suo tempo optai senza alcun dubbio per l'obiezione di
coscienza in relazione alla pratica dell'aborto. E poi
vorrei aggiungere che la pillola abortiva è un farmaco ad
alto rischio per la donna, che comunque dovrà essere
somministrata soltanto all'interno di strutture
ospedaliere».
Di avviso completamente diverso è invece Renato Giusto,
presidente dell'ordine dei medici della provincia di Savona.
«Personalmente non ho alcun dubbio nel dire sì alla
sperimentazione - sottolinea - In un'ottica laica, se si può
prevenire il trauma psico-fisico di un intervento
chirurgico, di un raschiamento, non si può dire di no. E'
vero che ci sono concezioni religiose secondo le quali è
illecito anche il semplice uso dei sistemi contraccettivi,
ma come medico laico non posso che fermarmi di fronte alla
libera scelta della persona».
Gianluigi Cancelli
15/11/2005
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