Fiamme gialle in campo a La Spezia dopo la scoperta che un consigliere comunale è socio di una società sotto inchiesta                                             Dal SECOLOXIX

Rifiuti, ora indaga la Finanza

Il leader della Margherita: «Nessun dubbio sulla correttezza dei nostri amministratori»

La Spezia. Nell’inchiesta sul traffico dei rifiuti tossici e nocivi scende in campo la Guardia di Finanza. Che ha preso a spulciare

tutti i fascicoli contabili delle 21 aziende coinvolte nel pasticcio. Le Fiamme Gialle, in questa storia di corruzione e tangenti,

vogliono passare al setaccio movimenti finanziari, versamenti, eventuali evasioni fiscali.

L’attività, spesso spregiudicata, sicuramente molto lucrosa, di questi imprenditori che riescono ad accumulare fortune in

breve tempo, sarà passata ai raggi X. Un’indagine parallela a quella che conduce la Procura.

«La nostra provincia è sfiorata marginalmente dalla vicenda giudiziaria in corso» ha gettato ieri acqua sul fuoco delle polemiche e dei sospetti il leader provinciale della Margherita, Marcello Delfino. Che si è affrettato a ribadire la correttezza dei suoi

amministratori e a respingere una «rappresentazione dei fatti che vorrebbe porre la Margherita al centro del ”business dei rifiuti“

». Delfino chiama in causa le cronache del Secolo XIX e bolla come «gratuite tutte le insinuazioni». Ma il Secolo, ribattiamo

noi, solo di fatti si è occupato e i fatti ha cercato di rappresentare e di interpretare scavando nei fascicoli e nelle testimonianze.

L’ultimo fatto è quello del medico Carlo Peroni, consigliere comunale della Margherita, risultato tra gli azionisti della Inert.

Eco, la società di Santo Stefano Magra che è tra quelle inquisite. Non è certo illegittimo, e lo abbiamo subito puntualizzato, sottoscrivere azioni di una società. Ma appare obiettivamente curioso che un medico con interessi proiettati saldamente nella professione e nel volontariato sociale decida di investire nel business dei rifiuti. Che resta un terreno minato dal quale un pubblico amministratore farebbe bene a tenersi lontano.

Ma stiamo ai fatti. C’è un consigliere comunale della Margherita titolare di una quota di Inert.Eco e c’è l’amministratore di

quella società, Paolo Vagaggini, che aderisce al Comitato Prodi ed entra nel Consiglio di amministrazione della società pubblica

Mobilità e Parcheggi che dovrà realizzare le infrastrutture. Un esempio di contiguità e di intreccio tra politica ed economia?

Non sono questi, comunque, gli interrogativi pesanti che pone alla Spezia lo scandalo dei rifiuti. Snoccioliamone qualcuno.

Come si è potuto autorizzare l’insediamento di un impianto di rifiuti a poche centinaia di metri dai pozzi che riforniscono l’acqua

alla popolazione spezzina? E perché l’Inert. Eco, autorizzata dalla conferenza dei servizi a operare solo su alcune tipologie

di rifiuti, si è vista ampliare in fasi successive la gamma dei rifiuti da trattare?

Siamo sicuri che quella conferenza avrebbe approvato tutte le attuali tipologie (nel gergo tecnico si chiamano codici) che

consentono alla società di ricevere ad esempio calcestruzzi ma anche fanghi? E perché, proprio quando più acuto stava diventando il problema degli impianti che lavoravano il serpentino (e l’amianto), si è deciso di depotenziare l’agguerrito servizio

di polizia provinciale? Per ripristinarlo alle prime, veementi critiche? E perché si è preferito archiviare i verbali

della polizia elevati alla ditta Viti (quella che gestisce l’impianto di serpentino del Senato di Lerici) per la violazione di alcune

norme, anziché resistere in giudizio? Perché sono state riscosse le multe comminate agli automobilisti indisciplinati e “archiviate”

invece quelle irrogate agli imprenditori per violazioni ben più gravi? E perché una sanzione da 29 milioni di euro, che avrebbe

dovuto scattare per un’abnorme montagna di fanghi (146 metri cubi) scoperta sulla sponda del fiume Magra e verbalizzata dalla

polizia provinciale è rimasta nei cassetti? Tutte domande che, tranne l’ultima che va rivolta al Parco Montermacello Magra,

chiamano in causa l’amministrazione provinciale.

Che nel consiglio di venerdì, davanti alle proteste di chi deve convivere da anni con i rifiuti pericolosi, non ha affrontato

i temi scottanti. E ha affossato la richiesta dell’opposizione di dare vita ad una commissione inter-enti che indaghi su

eventuali responsabilità politicoamministrative.

«Succederà che Fiasella (assessore provinciale all’ambiente della Margherita, ndr) che gestisce autorizzazioni e controlli —

prevede caustico Paolo Asti, capogruppo di Forza Italia — sarà messo sotto tutela da una commissione della sua maggioranza. E

così i controllori saranno controllati da loro stessi».

Renzo Raffaelli  SECOLOXIX