Novembre 2005 LA STAMPA
SECONDO I RESPONSABILI DELL’ASSOCIAZIONE SI VUOLE CHIUDERE LO STABILIMENTO E INVESTIRE NELLA CENTRALE «Per Ferrania» sfida Gambardella Azienda in crisi acquistata a prezzo stracciato |
CAIRO M. L’Associazione «Per Ferrania» sfida l’ingegner Gambardella, amministratore delegato della Fitra, ad «uscire allo scoperto per un confronto». Per l’associazione presieduta da Mario Norziglia, infatti, «è chiaro l’intendimento della nuova proprietà di andare verso una chiusura dello stabilimento per investire unicamente sul settore energetico». E all’osservazione del pericolo di sconfinare in una sorta di catastrofico «terrorismo ambientalista», capace solo di rifiutare e non di proporre, basato su sensazioni, o (sensazionalismo) senza alcun dato concreto, lanciano la sfida all’amministratore delegato, invitandolo ad accettare un confronto chiarificatore sul futuro di quel sito. Spiegano, Gian Luigi Patrone e Vincenzo Polla: «I sindacati ci hanno accusato di voler chiudere la Ferrania. Niente di più errato: noi siamo per la salvaguardia dell’ambiente, della salute e del benessere dei cittadini, compresa, quindi, l’occupazione, ma i segnali che arrivano dall’azienda non vanno certo in quella direzione». Per i due portavoce dell’Associazione, infatti, «il protocollo d’intesa è molto chiaro e individua come prioritario il rilancio dell’azienda e delle sue produzioni, mentre è chiaro che al primo posto per la proprietà vi è la costruzioni di centrali elettriche, con la cosiddetta piattaforma tecnologica utilizzata, probabilmente, come cortina fumogena». Sottolineano: «Sia chiaro, saremmo i primi a congratularci con l’ingegner Gambardella se davvero riuscisse a realizzare una piattaforma tecnologica capace di essere una reale alternativa occupazionale alle attuali produzioni, ma quando si parla, ad esempio, di sviluppo della chimica fine, bisogna sapere che il 95% di tale settore attualmente è indirizzato alla produzione interna. Ipotizzare di riuscire a sviluppare quel restante 5% tanto da farne un’alternativa realistica ci sembra davvero poco credibile». E continuano: «Ma se il photocolor è effettivamente in fase discendente, tanto da poter reggere ancora solo due o tre anni; il medicale che vede, nel settore radiografico tradizionale, un mercato ai minimi storici; un settore inkjet che, nella più rosea prospettiva di sviluppo, potrà dare lavoro ad una trentina di addetti, dove sta andando questa azienda, se non verso la chiusura?». Ipotesi che, secondo Patrone e Polla, non sarebbe nemmeno in contrasto con gli investimenti finora effettuati dalla Fitra: «Hanno approfittato di un’azienda in crisi acquistando il sito ad un prezzo stracciato per poi rifarsi abbondantemente di quei costi nei due settori più remunerativi che attualmente esistono sul mercato: quello energetico, con una centrale a carbone che, per quanto moderna, inquinerà e non poco; e quello dello smaltimento dei rifiuti, con una centrale a biomasse che può facilmente essere trasformata in un inceneritore. E se le cose non stanno così, allora che ce lo dimostrino». \ |