Considerazioni sulla situazione
politica savonese

L’unica alternativa reale che vedo è quella di un’alternativa etica al gruppo di potere attuale, che eviti di targarsi di “sinistra”, pur basandosi sui valori della solidarietà e del lavoro, che possono essere tranquillamente raccolti anche da gran parte della collettività di tradizione cattolica che non si riconosce nel termine “sinistra”

di Roberto Cuneo
 

Chiedo scusa a tutti quelli che sono ansiosi di ipotizzare un’alternativa di sinistra ma penso che sia una stupidaggine buona solo per sentirsi buoni ed elitari. La realtà della politica savonese è purtroppo più semplice e richiede un intervento più fantasioso. 

Esiste a Savona un marchio commerciale – elettorale che è la “sinistra”, cui non corrisponde più una condizione sociale ed economica: oggi, al contrario di 50 anni fa, il tessuto sociale della città è sostanzialmente omogeneo: spariti gli armatori, gli industriali e quindi i professionisti, la maggior parte delle famiglie dispone di un reddito fisso non elevatissimo, ha una situazione patrimoniale quasi analoga, possiede la casa in cui abita, si fa fregare i soldi dalle banche ed è preoccupata per il lavoro dei figli, precari o fuori città, ha gli stessi valori (lavoro, ordine, solidarietà) e si ritiene di destra o di sinistra per pura tradizione famigliare; il gruppo di coloro che si ritengono di sinistra è storicamente più numeroso ed è fortificato nella sua convinzione per l’antipatia che ha per Berlusconi, antipatia condivisa del ceto borghese storico. 

Esiste un gruppo politico di mestiere che all’avvento di Gervasio ha approfittato della sconfitta di Pastore per impossessarsi del marchio del “centro sinistra” ed ha vinto le elezioni. Poi, nell’amministrare la città, non ha fatto nulla di sinistra a parte due o tre scempiaggini formali (sulla pace o sul Salvador o Cuba); non ha riservato un metro quadrato per l’edilizia popolare nel Piano Regolatore (nonostante la domanda di ben 500 famiglie), ha consentito che i grandi investimenti edilizi non fossero produttivi ma solo residenziali o della grande distribuzione commerciale (che drena risorse economiche dai territori in cui si insedia). Anzi, se si esamina con attenzione si vede che le uniche cose che sono in corso di realizzazione a Savona hanno un carattere comune: sono aree acquistate da un imprenditore a valore basso perchè gravate da vincoli (es. ORSA 2000, Torre, cantieri navali Solimano, ex Metalmetron) e poi valorizzate in modo cospicuo da generose variazioni di destinazione da parte del Comune, senza alcuna controparte per la collettività (es. gli oneri di urbanizzazione della Torre sono andati a finanziare le fogne della Torre stessa). Cioè ci troviamo in una situazione di cattiva amministrazione che non considero né di destra, né di sinistra. In linea teorica una destra avvantaggerebbe tutti gli imprenditori, non solo alcuni.  

Il seguito politico in città è rigido, e questo gruppo di potere, grazie al marchio ed alla politica clientelare (società, circoli, associazioni sportive od artistiche, cooperative, strade vicinali ecc.), può contare su una buona base elettorale fissa ed inamovibile che potrebbe essere pari ad un terzo dell’elettorato. 

Come aggravante del quadro dirò che la capacità amministrativa è modesta, probabilmente perché i principali attori hanno una esperienza professionale limitata o nulla; le carenze di competenza e di personalità dei componenti della Giunta hanno potenziato enormemente il ruolo dei funzionari comunali, non sempre adeguati al loro compito. Così troviamo tanti tristissimi esempi di incapacità amministrativa del Comune di Savona. Chi volesse esaminare gli esempi di malgoverno (appalti senza gare a Sestri per l’ICI e con le cooperative per le mense, Vecchio San Paolo irregolare e bloccato, Italgas disdetta e poi rimangiata ecc.) ne può trovare diverse decine, da me individuati e contrastati, nel sito www.robertocuneo.blogspot.com . Una amara conseguenza è la nascita di una razza padrona che occupa, con persone generalmente inadeguate, i ruoli direzionali delle aziende partecipate (es. ACTS). 

Un discorso analogo si può fare per la pseudo destra. Pur mancando a Savona il tessuto piccolo imprenditoriale tipico della base a livello nazionale, esiste tuttavia un blocco di famiglie che si considera di “centrodestra”. Qui gli aspetti clientelari sono quasi nulli, non potendo contare su ruoli di potere, ed anche la mobilitazione dei partiti è totalmente assente, a parte il momento del “gioco di società” delle elezioni, in cui si tirano fuori i banchetti e si sventolano le bandiere, per riporle poi subito dopo le elezioni, fino alla prossima volta. Qui abbiamo circa un quinto dell’elettorato. 

Se è vera questa analisi si vede come circa metà dell’elettorato è già bloccata ed un’ipotesi di alternativa di sinistra non ha spazio, se non quello dello stimolo o dell’autocompiacimento. Ricordo nelle scorse elezioni l’iniziativa avviata da Pastore, Astengo e Buscaglia, finita poi con un 3%. 

L’unica alternativa reale che vedo è quella di un’alternativa etica al gruppo di potere attuale, che eviti di targarsi di “sinistra”, pur basandosi sui valori della solidarietà e del lavoro, che possono essere tranquillamente raccolti anche da gran parte della collettività di tradizione cattolica che non si riconosce nel termine “sinistra”. Questa dovrebbe raccogliere un gruppo di persone di qualità, legate da una reciproca stima, capaci di avviare un’iniziativa politica di opposizione al regime attuale, raccogliendo il consenso di tutto il quadro dell’opposizione, di sinistra e di centro destra (che metterebbe i propri candidati nella lista unica), ottenendo così una rappresentanza poi in Consiglio e quindi la relativa visibilità. 

E’ evidentemente un progetto difficile, quasi un sogno, ma è l’unico che potrebbe sottrarre Savona al plumbeo destino che la continuità dello scadentissimo regime attuale le riserva. 

                                                                           Roberto Cuneo