01 Novembre 2005
|
||
CENGIO Bonifica Acna: il Consiglio di Stato conferma Giuseppe Romano. L’importante è che ora si interrompa questa “catena di Sant’Antonio” di ricorsi e contro ricorsi». Così il sindaco di Cengio, Ezio Billia, in attesa che la sentenza del Consiglio di Stato sia depositata, e quindi di una conferma ufficiale alle voci che già dall’altro giorno circolavano in Regione, commenta la decisione di reinsediare il prefetto di Genova alla guida degli interventi di bonifica e reindustrializzazione nel sito cengese. Una decisione che, come detto, non ha ancora una sua ufficialità, nonostante i febbrili tentativi del sindaco Billia di ricevere una conferma. Clima di incertezza che da un lato testimonia lo scollamento tra enti che da sempre caratterizza questa vicenda e, contestualmente, sottolinea come, nonostante si parli del proprio comprensorio e del futuro di questa parte di Valle Bormida, il ruolo del Comune di Cengio sia sempre stato e continui ad essere marginale. Ma in questo momento dal Comune non vogliono sentir parlare di polemiche. Nemmeno se rivolte a quella parte di Piemonte, soprattutto la Regione, che sembrerebbe quasi avere un atteggiamento ostruzionistico verso il completamento della bonifica. Ancora Billia: «La conferma del prefetto Romano non deve assolutamente essere vista come un messaggio di vittoria della Regione Liguria sul Piemonte. Anzi, auspico che questa sentenza sia l’ultima tappa di una serie di incomprensioni e che ora si pensi a lavorare, magari proprio sul modello di sinergia e disponibilità costruttiva che negli ultimi tempi si è instaurato tra questo Comune e quelli limitrofi della ValBormida piemontese». E conclude: «Giuseppe Romano è una figura istituzionale che offre quindi ampie garanzie e che ha dimostrato di saper ben operare. Spero che questo capitolo sia finalmente chiuso e non prosegua l’ostruzionismo, anche perché l’ipotesi di gestione ordinaria della bonifica, ventilata dal presidente della Regione Liguria, Burlando, porterebbe con sé uno scenario di troppi enti e troppi responsabili, con il rischio di ulteriori ritardi che non possiamo più permetterci».\ |