Malato, medico e medicina nel medioevo
La malattia più tipica del medioevo è la lebbra. La lebbra ( originaria di zone asiatiche e africane ) raggiunge l’Europa forse prima dell’età cristiana. In Italia si manifesta con una certa ampiezza già dai secoli VII e VIII, ma il massimo si raggiunge nei secoli XII e XIII ( incursioni saracene, crociate, pellegrinaggi, traffici con l’Oriente ). In questo periodo la morbilità raggiunge tassi anche del 50%.
La causa viene cercata nella corruzione e putrefazione degli umori. Si parla anche di corruzione dell’aria per cui al lebbroso viene vietato di sostare davanti alle porte della città quando tira vento. I lebbrosi sono al bando della comunità per evitare il contagio e perché considerati impuri.
Nel basso medioevo si cominciano anche a creare i lebbrosari. Si inizia con le infermerie nei monasteri ( claustrum infirmorum ) per l’isolamento dei monaci malati. Qui il concetto si incrocia con le motivazioni religiose.
Già nella Bibbia si diceva: “La carne ulcerosa è impura. Essendo impuro, il lebbroso verrà isolato; la sua dimora è fuori dell’accampamento”.
Il lebbroso è simbolo del peccato e spesso viene considerato il parallelo dell’eretico. Per entrambi c’è l’esclusione dalla comunità: sociale per il lebbroso, religiosa con la scomunica per l’eretico.
Sotto un altro aspetto però il lebbroso è anche rappresentante del Cristo che ha voluto incarnarsi per redimerci attraverso la sofferenza del corpo. Nel regolamento del lebbrosario di Lille c’è scritto che il lebbroso è colui che il Signore ha voluto visitare più intimamente degli altri.
Il lebbroso è anche colui che, sia pure per necessità, rispetta i voti monastici di povertà, obbedienza e castità.
Comunque la necessità del lebbrosario si fa più intensa nel periodo comunale quando la concentrazione nelle città rende la popolazione più esposta al contagio.
Il lebbrosario sorge fuori della città , spesso istituito e finanziato dalle autorità municipali. Il lebbrosario è quindi economicamente forte e a volte i poveri, i senza lavoro e i vagabondi vi cercano ospitalità e sostentamento, anche fingendo l’orrenda malattia. Nel lebbrosario il malato non viene curato e le regole sanitarie sono più che altro volte a impedire il contagio dei sani.
Verso il XII – XIII secolo nascono gli ospedali per i cittadini poveri, creati dalle autorità laiche,ma retti da istituzioni religiose.
In questi ospedali praticano i medici. Già nel 1182 l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme prevede l’assunzione di 4 medici esperti.
La malattia terrificante per tutto il medioevo è comunque la peste. La prima grande pandemia esplode tra i secoli VI e VIII ( peste di Giustiniano ), poi scompare bruscamente per riapparire nel XIV secolo. La tesi più diffusa sulla trasmissione della malattia è un ciclo a quattro: germe – pulce – ratto – uomo. Favoriscono la diffusione le dermatiti perché il germe penetra più facilmente attraverso una pelle malata. La diffusione del contagio è maggiore per le scarse misure igieniche. L’acqua è preziosa e non ci si può lavare troppo spesso e le fognature sono a cielo aperto. Facilita la diffusione della malattia la denutrizione che rende gli organismi più vulnerabili.
In quel periodo i testi medici cominciano a distinguere e catalogare i sintomi, ma non sanno dare indicazioni terapeutiche. Di fronte alla peste ogni rimedio di tipo medico è impotente e allora di fronte al terrore della morte ci si rivolge alla religione.
“Digitus Dei erat et non est consilium contra Dominum” . Si crea una contrapposizione tra “Schola Salvatoris” e “Schola Hippocratis” o quantomeno una subordinazione della seconda alla prima.
Comunque, tra mille difficoltà e molti periodi di crisi, si fa strada la figura del medico.
...CONTINUA
Margherita Pira
Per leggere la prima puntata vai in...archivio... nel numero 31