FOGLI MOBILI  

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La rubrica di Gloria Bardi

Ricordo che un tempo usavo circonlocuzioni per chiedere i ben noti “fogli da usare per i quaderni coi buchi”, anche perché  chiedere “i fogli coi buchi” mi suonava abbastanza ridicolo.

Questo finché non ho scoperto che si chiamano “fogli mobili”. Non so se a livello merceologico il nome sia corretto, ma quando li chiedo così mi viene consegnata dal venditore esattamente la cosa che cercavo.

Uso volentieri questo tipo di fogli, che mi consentono di fare spostamenti, di mescolare nello stesso raccoglitore più argomenti, di raccoglierli e di slegarli secondo diversi criteri di classificazione; si tratta di un modo di scrivere che non subisce inquadramenti iniziali né collocazioni definitive.

Si possono perfino mescolare fogli a righe, fogli a quadretti e fogli bianchi, senza nulla di pretracciato, fogli con margine e fogli senza margine, tele di alfabeti diversi  o diversamente disposti a sconfinare.

Inoltre i fogli mobili si possono trasferire su altri quaderni, in via provvisoria o definitiva, prestare ad altre persone e farsene prestare dei loro.

Intitolare “fogli mobili” la mia rubrica significa proporre una scrittura che serbi un pizzico di erraticità, di senso del vagabondaggio mentale ed emozionale: tratterò diversi temi, secondo quali saranno gli incontri, esteriori o interiori, che mi indurranno a riflettervi su e a proporre ai lettori di Trucioli queste mie riflessioni. Significa proporre una scrittura che possa stimolare un dialogo e ospitare i “fogli” che chi legge vorrà inviare.

Del resto anche l’immagine dei trucioli richiama il senso dei diversi apporti e credo che la rivista sia stata per il passato e ancor più intenda essere in questo suo nuovo corso, apertura ai distinti contenuti e ai distinguibili linguaggi: non solo riflessione politica  ma anche letteratura, nelle sue varie forme; non solo riferimento a tematiche d’interesse sociale ma anche all’immaginario e al vissuto individuale.

Un quaderno a fogli mobili, insomma, è versatile e soprattutto è plurale  ed è appunto la pluralità che voglio porre al centro di queste pagine che verrò via via scrivendo (un’altra ipotesi di titolo era infatti PLURALIA), in quanto vedo in essa la cifra fondamentale del nostro mondo, che non potrà essere pensato e non potrà sostenersi che come spazio della pluralità, a tutti i livelli.  Non esiste, all’interno della comunità umana, un’unica idea del bene né del bello né del vero, così come non esiste un’unica medicina né un unico diritto né un’unica economia, così come è difficile definire la stessa comunità umana a cui ciascuno appartiene: la storia non potrà che essere trama, tessuto filato con il senso e il riconoscimento delle differenze.   

L’impegno e il dialogo sono proprio quell’ humus di costruttività, confronto, negoziazione culturale, “filosofia”, che sta tra i poli senza vita del dogmatismo e del relativismo come semplice giustapposizione di differenze incomunicanti.

E questo, oltre all’esprimere il desiderata delle menti aperte e generose, è “conditio sine qua non” della stessa possibilità di sopravvivere della nostra specie.

E’ trama di futuro, di cui sono nemici i fondamentalismi ritornanti,  le pretese di piegare ad un’unica ideologia il sistema di vita collettivo.

La laicità non è l’istanza di alcuni intellettuali neo-illuministi ma piuttosto è requisito indispensabile per il costituirsi di una collettività, centratura di ogni politica dell’oggi e, conseguentemente, del domani.  

Gloria Bardi

www.gloriabardi.blogspot.com