Un appuntamento settimanale di valore documentale LE TRASFORMAZIONI URBANISTICHE A SAVONA Com'è cambiata la Città e perchè |
La Calata e i Fraveghi |
Abbiamo già avuto occasione di ricordare come l’antico quartiere dei Cassari fosse scomparso, alla fine degli anni ’30 per volontà degli amministratori locali. La zona della Calata subì, invece, notevoli modificazioni nel periodo immediatamente successivo, a seguito delle distruzioni arrecate dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale. Le incursioni aeree non risparmiarono le vecchie case poste lungo la calata, ubicate per loro disgrazia, troppo vicine a due obiettivi strategici: il porto e lo stabilimento siderurgico dell’allora ILVA. La topografia della Calata è così mutata che, anche a chi ha vissuto il periodo pre-bellico, riesce difficile ricordare che sull’attuale via Gramsci erano ubicate piazze e palazzi secolari e che la calata Pietro Sbarbaro (larga da 12 a 14 metri e dove transitava il traffico marittimo di piccolo cabotaggio in partenza ed in arrivo e percorsa, a partire dal 1911, dalla linea tranviaria) era il tratto di strada attualmente ubicato tra la via Gramsci e la Darsena, nonché quella fiancheggiante la soprastante terrazzetta. La Calata era un agglomerato di secolari case, strette le une alle altre, dove la vita di centinaia di famiglie del quartiere si confondeva con quella dei numerosi “scagni” attivi nella zona e si mescolava con le varie attività che, nel corso dei secoli, avevano trovato la loro sede ideale a diretto contatto con il mare (vi erano infatti localizzate quasi tutte le aziende interessate ai traffici marittimi e non pochi operatori commerciali ed industriale della città). Erano numerosi gli edifici pubblici, ubicati in quell’area urbana, e molteplici le arti ed i mestieri che vi ebbero il loro centro: dalla sede del vecchio e del risorto libero Comune al Palazzo di Giustizia, al Magistrato dell’Abbondanza, alla Dogana, alle scuole, alla biblioteca ed a altri edifici pubblici: dalle attività di costruzioni navali alle corporazioni artigiane (orefici, chiamati nel dialetto più arcaico “fraveghi” o “fraighi”da cui derivò la denominazione della parte del quartiere addossata verso la Torretta, barilai, berrettai, formaggiai, pubblici macelli, magazzini di vino, fiorenti commerci di frutta ed ortaggi e quelli della canapa). Nelle piazze era praticato anche il gioco del pallone. Tre piazze e numerose strade caratterizzavano il quartiere della Calata e dei Fraveghi fino alla Seconda Guerra mondiale. Partendo dalla Torretta la prima piazza che si incontrava era la Colombo; seguiva quella delle Erbe, detta anche del Mercato, ed ultima, la piazza Caricamento, denominata anche di Pescheria. Ancora una piazza rientra, anche se marginalmente, in questa zona: quella del Brindale, tra le più antiche e storiche di Savona. Nel XII secolo, su quest’area, si ergeva la Chiesa di San Pietro, sede, tra l’altro, di atti pubblici tra i Marchesi e la Comunità savonese. La piazza che prese il nome dalla Torre del Brindale (detta anticamente “Perforata” perché poggiante su archi ogivali che formano una loggia aperta, edificata prima del XII secolo, già dei Curlaspedo, passò agli Iolta nel 1168, poi ai Bava ed infine il 20 settembre 1305 al Comune di Savona) divenne il centro della vita politica cittadina con la successiva edificazione,. Nel XIV secolo del Palazzo degli Anziani. Sulla Torre fu sistemata, nel 1349 la prima campana, rimpiazzata nel 1380 con altra maggiore che prese il nome di “Vittoria” (detta anche “Campanassa” e con questo termine, più popolare, si finì per identificare la Torre) sostituita nel 1669 e, ancora nel 1919, dopo la rottura avvenuta nel 1892. Torniamo, però, al tema centrale della trasformazione urbanistica della zona: tra l’ottobre del 1942 e l’inverno 1944, duri bombardamenti aerei trasformarono i secolari edifici in enormi cumuli di macerie. Le conseguenze furono durissime: l’intero quartiere risultò irrimediabilmente danneggiato dalla Quarda al Brandale e a Caricamento. Crollarono numerosi edifici, compreso il Palazzo della Camera di Commercio e quello del Mercato coperto. La scomparsa di numerose strade, sedi nei secoli scorsi di attive corporazioni, fece perdere al quartiere buona parte del suo aspetto storico che rimase, fortunatamente, ancora vivo nel vicino rione del Brandale e nell’adiacente zona di via Pia. Passato il ciclone non rimase altro da fare che demolire le molte costruzioni pericolanti, pun6tellare quelle ancora abitabili, e rimuovere le montagne di macerie. Passarono, però, alcuni anni prima che su quest’area rimasta libera sorgessero altre costruzioni, con la sistemazione di via Gramsci, quale arteria di collegamento tra corso Mazzini e la piazza Leon Pancaldo. Fu, infatti, soltanto dopo il 1950 che cominciò a delinearsi l’attuale fisionomia del quartiere e gli anni di riflessione parvero passare proprio per sottolineare la gravità delle ferite, riportate da questa importante parte del centro storico cittadino. |