Savona e la provincia non hanno un patrimonio culturale importante come hanno altre regioni italiane GIOVANNI DURANTE E LA CULTURA A SAVONA
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1) Si è aperto su vari organi di informazione, dal nostro al SecoloXIX, un dibattito che ha denunciato la forte situazione di difficoltà della cultura a Savona, sia sotto l'aspetto della strutture, sia delle iniziative. Qual'è il suo giudizio al proposito? Premessa: per le amministrazioni pubbliche il problema non esiste, quindi il dibattito è pressoché unilaterale, anche se plurale. Sarebbe utile creare un luogo dove poter discutere e magari progettare insieme: associazioni, imprese culturali e amministratori pubblici. Savona, e la provincia, aggiungo, non hanno un patrimonio culturale importante come hanno altre regioni italiane (per esempio la Toscana), tuttavia, si potrebbero mettere a rete sia i contenitori di fruizione più importanti (musei, teatri..) sia le reti di produzione “pop” di eccellenza. Non credo esista un problema di creatività e intraprendenza “dal basso”, esiste, mi pare, la difficoltà di fare interagire tutti i soggetti, di creare “sistema”, insomma manca una regia politica. La situazione di Savona è quella di una città senza un’identità culturale vera, è difficile creare e produrre “culture” in una realtà dove non esiste un prodotto culturale di Città. Da almeno 15 anni non si produce un’idea forte, complessiva e articolata di identità culturale, eppure… Eppure in questi anni hanno mosso da Savona i passi del successo molti operatori nel campo della cultura e dello spettacolo, sono nate decine di associazioni, imprese, rassegne, appuntamenti, alcuni tramontati rapidamente, pur lasciando, talvolta, segni importanti. Gli assessorati alla cultura che si sono avvicendati, invece, mi pare non abbiano lasciato alcun ricordo di sé, nemmeno negativo… Tutti si sono affaccendati nel gestire l’esistente, cercando d’inventare, di volta in volta, iniziative estemporanee che mi pare non abbiano prodotto nulla di duraturo. Provo a segnalare gli aspetti di maggiore criticità e a proporre alcune idee: il Teatro Chiabrera: aldilà del fatto che è chiuso da molto tempo, ha un’impostazione da rivedere completamente, ormai superata non solo fuori provincia (molti savonesi frequentano, da anni, i teatri di Genova…anche perché il Chiabrera risulta difficilmente accessibile anche quando è aperto..), ma addirittura in provincia stessa. Prossimamente(?) il teatro riaprirà con rappresentazioni di inaugurazione molto costose prodotte altrove (non dispiacerebbe sapere pubblicamente quanto costerà!), senza produrre nulla di solido e duraturo nella nostra comunità. Credo sia venuto il momento di mettere seriamente in discussione la gestione artistica e amministrativa del Teatro. La Fortezza del Priamar: “l’incompiuta”, ha bisogno di un progetto di ri-utilizzo; ancor oggi è sentita dalla cittadinanza come un corpo separato dalla città. In questi anni mi sarei aspettato un percorso di “riempimento” degli spazi, magari anche non condivisibile, sul quale aprire un confronto, ci troviamo, invece, in una situazione di immobilismo imbarazzante. Vorrei ri-proporre l’idea di un tavolo permanente dei soggetti pubblici e privati per la creazione di un soggetto consortile per la gestione della fortezza. Il Priamar è la risorsa forse più appetibile che abbiamo, e se fosse in territorio francese…saprebbero cosa farne. In Fortezza dovrebbero trovar sede attività di servizio stabili, come bar, ristoranti, un museo permanente della ceramica, liberare spazi per mostre importanti e di qualità, che sappiano richiamare fruitori da fuori regione o fuori Italia. Eppoi trovare una o più specialità, magari di nicchia, sulla quale costruire avvenimenti importanti come un festival specialistico di cinema(collaterale a Cannes, per esempio, attraverso accordi politici ed economici) una rassegna di livello almeno nazionale di musica etnica o di jazz… La valorizzazione della storia della città: passa dai natali di Sisto IV e Giulio II, al notevole patrimonio del Santuario, agli oltre 900 anni del libero Comune; la conseguente realizzazione di una rete museale pubblica-privata (in collaborazione con la Diocesi e le Opere Sociali). Savona, l’Europa e il Mediterraneo: creazione di un programma di relazioni culturali con altri paesi europei ed extraeuropei, del bacino del Mediterraneo, con la Francia, la Spagna, il Maghreb, che sappia valorizzare le culture del mare, di città portuale, di crocevia di lingue e popoli.
Fund-reasing: creare
uno staff integrato (pubblico-privato) di progettazione e di ricerca
risorse in ambito Europeo e di marketing culturale, come avviene in
altre regioni italiane.L’Agenda di Savona: andrebbe rivista e
potenziata, potrebbe diventare un efficace strumento di marketing
culturale e di spettacolo dentro e fuori provincia. 2) Un soggetto associativo, quale lei rappresenta, quali rapporti dovrebbe mantenere con le istituzioni sotto l'aspetto dell'iniziativa culturale? Legato ai finanziamenti, o maggiormente complessivo sul piano della proposta? I finanziamenti sono un aspetto secondario, in assenza di un progetto strategico (in questi anni l’arci di Savona non ha praticamente beneficiato di alcun finanziamento...per chiarezza). In una realtà dove la stessa amministrazione pubblica lamenta mancanza cronica di risorse è necessario fare rete, fare sistema.
Quello che serve
sono istituzioni capaci di ascoltare le idee e le proposte, di
valorizzare ciò che viene prodotto, e cercare insieme le risorse per
realizzare i progetti condivisi. Ne è dimostrazione il fatto che il Comune finisca con il drenare gran parte delle risorse economiche a disposizione della Fondazione De Mari, a discapito dei progetti delle associazioni culturali. La questione culturale deve diventare il paradigma dei programmi politici per le prossime elezioni amministrative, l’idea-progetto sulla quale costruire dibattito, partecipazione, progetto e magari consenso. 3) L'ARCI rappresentava un tempo un forte tessuto di iniziativa culturale dal basso, legato alle Società di Mutuo Soccorso. Esiste ancora questo legame?
L’ARCI, in questi
ultimi dieci anni, è molto cambiata, in Italia e anche a Savona. Abbiamo sviluppato nuove competenze nel campo della solidarietà sociale, della promozione dei diritti dei migranti, e nel sostegno alle nostre reti associative. In campo culturale abbiamo declinato la vocazione di organizzatori di eventi sporadici, per scegliere di promuovere progetti di lunga durata, come la nascita di circoli o associazioni culturali sul territorio (NuovoFilmstudio, Cantina Teatrale, Bardamù, Laboratorio probabile Bellamy, Brixton di Alassio, Il Miglio verde, Officina Sociale, NoiperVoi di Carcare…) o progetti come MusicLab, un centro di sperimentazione musicale, che dovrebbe avviarsi con il programma di riqualificazione del Contratto di Quartiere II (in collaborazione con il Comune di Savona, ACLI e AICS). Vengo al rapporto con le Società di Mutuo Soccorso. I cambiamenti così rapidi in campo politico, sociale e culturale di questo ultimo decennio hanno prodotto una crisi d’identità nel mondo delle società di mutuo soccorso. Alcune hanno scelto una via che abbiamo definito “imprenditoriale”, puntando sulle attività economiche derivanti dal bar e ristorante, e abbandonando, di fatto la propria missione sociale e civile. Il gruppo dirigente allargato dell’ARCI non ha condiviso questa scelta, pensando che ci fossero ancora grandi bisogni e spazi di iniziativa sociale e culturale nei quartieri, ebbene, parte di queste SMS sono “uscite” volontariamente dall’associazione. A distanza di qualche anno possiamo affermare che i timori espressi erano fondati, infatti alcune, non tutte per il vero, vivono un momento di difficoltà grave, a rischio addirittura della propria esistenza come SMS. Fortunatamente una parte consistente delle SMS Savonesi hanno sviluppato un’altra scelta, più faticosa, ma credo giusta, che è quella di scegliere di stare sul territorio a rappresentare il proprio corpo associativo, i bisogni dei cittadini del quartiere o della frazione, con queste SMS abbiamo ovviamente rapporti positivi e ci proponiamo di trovare percorsi di rilancio anche sul piano culturale. |