Di quale sinistra si ciancia? Se è vero che “non moriremo democristiani” è certo che a Savona moriremo di centro-sinistra |
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In merito al vostro articolo, che vorrebbe lanciare il sasso nello stagno savonese mi permetto di portare alla vostra attenzione alcune osservazioni. Se cerchiamo di individuare una area critica savonese sufficientemente coesa nello slogan “basta alla politica ruggeriana e a questo ceto politico compromesso” e strutturata, seppur in modo separato ed autonomo, tale da reggere uno scontro, credo che il lavoro sia lungo, certosino e non privo di difficoltà. Tento un’analisi, certamente incompleta ed opinabile. Il primo grande “spezzone” di questa sinistra critica dovrebbe essere Rifondazione. Dico “dovrebbe” perché da tempo ha smesso qualunque parvenza di alternatività. Se infatti in Comune il gruppo consiliare da ancora battaglia politica coerente e lancia sfide dalle pagine dei quotidiani, il gruppo dirigente (a proposito: il Congresso provinciale si è dato un segretario?) sembra tutto impegnato ad occupare con impegno –alle volte in prima persona- qualunque ruolo di governo di un qualche significato. Difficile se non impossibile pensare ad un colpo di reni e di dignità che rimetta questa forza politica nell’agone politico e che dia in qualche modo un segnale di discontinuità col processo nazionale. Davvero una finaccia. Il secondo spezzone interessante potrebbe essere rappresentato dai comunisti del PdCI. Anche qui bighelloniamo nel buio. Il più noto esponente, l’assessore Casaccia ha chiuso neppur tanto brillantemente un mero ruolo esecutore, all’ombra del Principe. Rammentate quando nel ’68 sui muri c’era scritto “Casaccia libero”? Forse dovremmo riproporlo!! E a livello locale, a parte chi amministra l’ATA nell’assoluto silenzio-assenso come l’ex comunale Menozzi, ben poche sono le espressioni politiche di un qualunque significato. Dunque come se non ci fossero. Neppure più percepiti come la sinistra del centro-sinistra, come tentavano di qualificarsi dai manifesti elettorali di qualche mese fa.
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Il terzo sarebbe rappresentato dalla Sinistra DS. Nota dolente: usciti alquanto ridimensionati dal congresso provinciale che li ha relegati a ben misera percentuale, vantano una figura autorevole in Provincia della quale però non se ne comprende la specificità e altri sparsi in Consiglio comunale, che ogni tanto alzano la testa tanto per segnare un confine che da tempo nessuno è neppure impegnato a controllare. Tutte le questioni passate in questi ultimi due anni in Comune a Savona hanno visto qualche debolissimo distinguo su temi ultraspecifici, di nessuna utilità. Ci sarebbero i Verdi. Anche qui si rischia di parlare di farfalle: chi sono? Dove sono? Cosa fanno, oltre che rivendicare posti in liste e listini elettorali? E qui abbiamo completato il quadro desolante delle forze politiche. Rimangono le associazioni culturali e sociali. Triste appunto sull’ARCI. Un tempo motore di cultura della sinistra si è ridotta a occupare spazi sempre più ristretti e non ha mai lanciato con forza una qualunque idea alternativa culturale della Città (a parte qualche nuovo Circolo), salvo fare campagna elettorale al momento opportuno. Insomma, con la sorella ACLI, solo una ben misera ombra di se stessa. Qualcosa di più si muove sul versante più propriamente specifico: come Italia Nostra che in questi anni ha almeno promosso alcune vertenze importanti sul piano urbanistico e paesaggistico, ma in assoluta solitudine. Chi rimane? Si narra, si mormora che esistano ancora personaggi che, rintanati nella loro torre d’avorio, ogni tanto appaiono sulle pagine dei giornali per pontificare su primarie e priorità industriali. Ma esistono ancora? O sono solo ologrammi, buoni per i consigli del sabato? E poi, saprebbero davvero quagliare attorno a loro significativi brandelli di savonesi critici, intorpiditi da anni di cinico astensionismo? Quadro doloroso? Certamente sì, me ne rendo conto. Mi soddisfa? Certamente no! Se è vero che “non moriremo democristiani” come recitava un famoso titolo di pintoriana memoria (28 giugno 1983- Il Manifesto), è certo che a Savona moriremo di centro-sinistra. Come di colera, già preannunciava dieci anni fa un brigatista rifugiato a Parigi. E con noi una città. Descartes
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