TRUCIOLI
SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni URBANISTICA: MERCE DI SCAMBIO ! Quando penso o proferisco il termine ”
urbanistica” mi accade ancora oggi, così come mi accadeva da
studentessa, di provare un senso di appassionata deferenza. Allo studio e all’insegnamento
dell’architettura e dell’urbanistica ho dedicato la mia vita, con
interesse, con passione e con rispetto, lo stesso che ho sempre creduto
dovesse avere chi si occupa di urbanistica e soprattutto chi la
amministra. Nelle Regioni, nelle Provincie e nei Comuni
chi è destinato a occuparsi di urbanistica è, infatti, preposto allo
studio e alla gestione di una città, non solo sotto il profilo
progettuale e quindi nella programmazione del suo sviluppo, ma anche e
soprattutto della vivibilità urbana. Deve saper amministrare la gestione delle
previsioni di espansione di un territorio, nei piccoli e grandi
interventi, in modo da non pregiudicarne l’uso alle generazioni future. Chi amministra l’urbanistica deve
necessariamente avere la percezione che la materia di cui si sta
occupando, avrà strette connessioni con l’architettura e l’ingegneria,
ma anche con l’ecologia, l’economia, il diritto e la sociologia: tutti
aspetti fondamentali per il miglioramento della vita dei cittadini di
quel territorio. Quale straordinaria responsabilità! Quale
sfida! Quale splendida occasione per occuparsi in modo efficace della
città e del suo ambiente! Purtroppo, oggi, non è così. Chi spesso è
destinato a occuparsi della gestione dell’urbanistica non è, quasi mai,
una persona messa lì a perseguire quei nobili obbiettivi prima
descritti, ma è spesso destinata a ben altro tipo di interessi e
gestioni che non sempre coincidono con quelli del bene comune. Già in periodo di campagna elettorale, nello
stilare le liste elettorali di questa o quell’aggregazione politica, si
conosce già il “predestinato” all’ ambito Assessorato, spesso
accaparrato dal partito più importante o barattato da altri in cambio di
qualcosa di ugual peso. Un assessorato all’Urbanistica ne vale
sicuramente due meno ambiti, addirittura può valere il posto da Sindaco
o da Presidente di Provincia o di Regione. Sì, l’assessorato all’urbanistica
pesa indiscutibilmente di più e questo la dice lunga sul concetto di
amministrare e fare politica dei candidati a vincere le elezioni. Il peso sta nelle aree di competenze, ma
anche nella piena convinzione che “manovrare” in campo urbanistico,
significhi avere un peso contrattuale maggiore e anche la possibilità di
trattare aspetti appetibili del territorio con privati, imprese, banche,
gruppi imprenditoriali, etc. Quindi, dell’urbanistica conviene trattare
subito, prima degli altri assessorati, in modo che nessuno poi possa
pretendere di tornarci sopra. “Non crederai mica che il nostro partito
rinunci all’urbanistica? Per il peso politico che ha il tuo, puoi
accontentarti della cultura, della pubblica istruzione o dello sport ”. Qualunque sia la competenza del politico
proposto, solo per una sommatoria di voti, deve essere collocato lì. Talvolta, fortunosamente, è una persona
preparata per quel compito, talvolta un inetto, intanto saranno altri a
dirgli cosa fare, magari un Sindaco in persona. Così l’urbanistica diventa merce di scambio,
prima sul piano prettamente elettorale, poi lo diventa nel sistema
politico fatto di sempre più chiari comitati d’affari, di diverso colore
da renderli trasversali, solidali e indissolubili. Un’urbanistica barattata, umiliata, comprata
e venduta, ignorando spesso provvedimenti legislativi che dispongono le
indicazioni per progettare in modo compatibile rispettando standard,
distanze e densità fondiarie, oppure ignorando quelle a tutela del
territorio dal punto di vista ambientale e idrogeologico. Così, al posto della creazione o
ottimizzazione di servizi, di concrete proposte per il miglioramento
della vivibilità di una città, l’urbanistica diventa campagna
elettorale, meglio se contrabbandata da grandi opere che mascherano
ulteriori colate di cemento tutte private, così come lo sono le loro
rendite. Negli apparati degli Enti Pubblici poi, gli
assessori all’urbanistica sono strettamente legati alla macchina
burocratica, dove spesso funzionari e impiegati degli uffici tecnici,
con estrema disinvoltura, sono parte integrante di questo ingranaggio,
diventando spesso intoccabili anche quando fra loro si nascondono,
protetti, i nullafacenti di turno. La degenerazione morale del sistema diventa
così “l’agevolazione della pratica urbanistica” su questo o
quell’improbabile terreno, a questo o quel discutibile interlocutore,
con un senso di cosciente impunità anche quando, con naturalezza, si
perpetra l’illecito. La cattiva abitudine nel migliore dei casi
diventa quotidianità, d'altronde se vuoi far carriera politica, devi
“saperti muovere”, “avere il pelo sullo stomaco”, non puoi fare il
“filosofo” e neanche il “giustizialista”. Bisogna capire certe cose,
perché la politica è “mediazione” anche quando questa vuol dire
compromesso con la propria integrità morale. Ogni tanto qualcuno inciampa su un’inchiesta
o in un’indagine, ma l’assuefazione a questo genere di cose ci fa
perdere di vista la gravità dei fatti che, ormai, si succedono con
terribile puntualità e naturalezza. La nausea aumenta e la vergogna diventa solo
la nostra che di quel sistema abbiamo sempre rifiutato di farne parte. Quando poi, vengono pizzicati sul fatto,
nella impossibilità di negare, “sono abbacchiati e un po’ confusi”
come il Presidente della Commissione Urbanistica di Milano,
sorpreso con le mazzette nel pacchetto di sigarette. Il segnale di un marciume al quale l’opinione
pubblica, invece di indignarsi, sembra assuefatta e assente, nella
convinzione bieca che ormai tutto si può fare.
ANTONIA BRIUGLIA
|