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Tre generazioni e nonna Rinuccia vivente. Il successo del piano di recupero del centro storico

Le belle notizie di Borgio Verezzi

Fiocco rosa: Agriturismo “Da Casetta”

L’esordio nel 1986 come ristorante tipico. Tra i commensali i cardinali Tettamanzi e Martini


Borgio Verezzi – Compie 26 anni “Da Casetta”, il locale dove fu inaugurato nel 1895 il primo ufficio postale fisso. Con una “bella novità”: si è trasformato in Agriturismo, tra i pochissimi che si trovano nel ponente ligure, tra le mura di un centro storico, grazie alle nuove possibilità offerte dalla legge regionale.

Rinuccia, la fondatrice, colei che l’ha lanciato, da bravissima cuoca, nel corso degli anni ha ospitato personaggi illustri (i cardinali Tettamanzi e Martini, ma anche Arnorldo Foà, Michele Placido, solo per citarne alcuni). Ora ha lasciato il posto ai nipoti Cinzia e Paolo Morelli. Degni successori dei genitori Pier Giuseppe Morelli e Elda Bianchi.

Nonna Rinuccia che molti ricordano ottima cucitrice a maglia – a lei si devono i marmotti in lana – con i suoi 94 anni il prossimo mese di aprile, può mettersi il cuore in pace. “Da Casetta”, nella veste di agriturismo, continuerà nella tradizione da lei intrapresa. Da anni è presente nelle più prestigiose guide gastronomiche, ad iniziare dalla Michelin. Con il doppio simbolino rosso per indicare il distintivo di una cucina di qualità, a carattere tipicamente regionale, ad un prezzo giusto.

Vale la pena ricordarlo, “Da Casetta non ha bisogno di pubblicità per farsi conoscere. La Michelin-ristoranti lo indica con queste parole: <Una piacevole passeggiata nel centro storico introduce al locale. Accogliente e caratteristico, propone piatti legati alle tradizioni gastronomiche locali, dalla carne al pesce.>

Michelin (Le trattorie d’Italia, a tavola con gusto e poca spesa) ricorda: <Una passeggiata piacevole e suggestiva, vi condurrà a scoprire il passato ed il presente di Casetta. Da cantina ad ufficio di posta, troverete senz’altro di vostro gusto accomodarvi nelle attuali salette, sormontate da un soffitto a botte di mattoni, nelle quali sfileranno i sapori tipici della Liguria.  Dalle picagge ai carciofi ripieni, è soprattutto il pesto ad assicurarsi il posto d’onore in tavola, tanto da valere al titolare uno speciale riconoscimento>.

E l’altra guida, Il Gambero rosso, descrive <Un tuffo nel passato, alle radici della cucina ligure più genuina, espressa  da ricette antiche, ma che sono ancora all’avanguardia. A testimonianza di questa doppia tendenza, un’alternanza tra preparazioni complesse come il cappon magro e la cima e piatti apparentemente semplici come l’insalata di carciofi e i ravioli di asparagi con olio e parmigiano, accumunati da una cura scientifica alla preparazione. Accanto a questi gli altri must ponentini come i corzetti tirati con le dita, il coniglio all’aggiada, le verdure ripiene, tra cui spiccano i profumatissimi carciofi. Tra i dolci squisite torte caserecce al cioccolato con crema di mascarpone e zabaione o con le marmellate del frutteto di famiglia. Davvero onesta e completa la lista dei vini che da il giusto spazio alle migliori proposte locali>.

Anche questo può spiegare la svolta-novità: da ristorante tipico ad agriturismo. Non è solo un problema di contenimento di costi e pressione fiscale – solo chi gestisce un locale può rendersene conto, soprattutto in termini di impegno, spese fisse ed ore di lavoro - , ma l’agriturismo “Da Casetta” consente alla famiglia Morelli di sfruttare in pieno la campagna di proprietà, i suoi pregi in termini di genuinità, freschezza.

Proprio in un periodo in cui la civiltà della cementizzazione selvaggia e dei profitti della speculazione immobiliare, stanno mietendo “strage di terre coltivate”, persino gli orti scomparsi dalle nostre città. Oggi trovare un fazzoletto di terra coltivata in un centro urbano è come trovare un tesoro.

Forse tra qualche centinaio di anni – accade del resto nella più sviluppata America – si abbatteranno i palazzi per restituire orti e già nei nuovi complessi residenziali non manca chi da la possibilità di coltivare pochi metri di terra sui terrazzi-tetti.

La Liguria non si è sottratta alla cultura all’arricchimento facile che fa proseliti. La coltivazione della terra (e dei suoi prodotti) è un’eccezione, quasi un lusso, non è più la regola delle nostre tradizioni, delle nostre generazioni, dal mare, alla collina, alla montagna. Sicuramente non ha giovato l’abbandono a se stessi dei contadini, cioè la mancanza di una rete organizzata di vendita dei prodotti capace di produrre valore aggiunto e giusta remunerazione a chi lavora la terra.

Ai giovani, nelle scuole, sono stati offerti e vengono offerti altri modelli e stili di vita.

Gli anziani testimoni di ieri e di oggi non hanno dubbi: questo progresso ha finito per rendere la qualità complessiva dell’esistenza assai più lontana da “madre natura”. 

Ben venga l’evoluzione Da Casetta, purché si rispetti il valore della “buona tavola”, pochi piatti, meglio se tipici e tanta genuinità nei prodotti.

Del resto come ricorda lo storico locale Gianni Nari, nei suoi libri su Borgio, il ristorante ha una gloriosa matrice alle spalle: <…Borgio superava perfino Pietra Ligure nei volumi di posta e soprattutto nei telegrammi….Borgio bussò con insistenza al ministero a Roma…per un Ufficio Postale fisso…e alla fine non si esitò minimamente a concedere…La sede già da tempo individuata da Bernardo Staricco, fu sistemata in piazza San Pietro, esattamente dove si trova il ristorante caratteristico Da Casetta.  Questa fu l’ultima impresa del nostro benemerito concittadino, perché Bernardo Staricco, morì proprio in questo stesso anno 1895, all’età di 53 anni, per una banale polmonite>.

E se Nari ha tramandato queste pagine gloriose, non meno rilevante quanto avvenne negli anni del sindaco Enrico Rembado, nipote di nonno Pietro Staricco che fu sindaco e sposo di Teresa Bergallo.

Toccherà al nipote Enrico riportare agli splendori la piazza più storica, suggestiva,caratteristica del paese. Piazza San Pietro, appunto. Enrico Rembado non ebbe comunque compito facile nell’opera di ripristino, almeno sfogliando le cronache locali. Per rendere gli spazi ottimali ed usufruibili a manifestazioni, come vedremo oltre, si trovò una schiera di cittadini, capeggiati dallo stesso Nari, allora corrispondente de Il Secolo XIX, che con una raccolta di firme ritenevano profondamente ingiusto e lesivo della “memoria” spostare in un altro punto della piazza il Monumento ai caduti.

L’amore, la cultura di Rembado per l’ambiente, ma soprattutto la valorizzazione storica, è scritto in decine di suoi atti di primo cittadino; la cocciutaggine che molti gli rimproverano, è servita spesso a dare una soluzione, alla politica del fare, delle scelte concrete. Decisionista quando si convinceva dell’utilità di un intervento.

Tra mille ostacoli ed incomprensioni  mise mano non solo al riordino di Piazza San Pietro, ma utilizzando i contributi di legge regionali, finanziò parecchi interventi. Altrettanto fu fatto per promuovere interventi da parte dei privati cittadini.

Una concezione di politica-amministrativa lungimirante che, ad esempio, consentì il completo recupero del patrimonio del “Poggio” a Verezzi, proprio grazie ai “Poi”. Forse non tutti ricordano che il Poggio si ridusse ad essere disabitato, abbandonato. Furono attuati, ricordano alcuni cittadini di Borgio Verezzi, tre “Poi”, mentre il quarto, con l’arrivo del sindaco Giancarlo Vadora, si è arenato probabilmente per difficoltà che non conosciamo.

Un’opera di riqualificazione del centro storico che a consentito di recuperare Piazza San Pietro, con l’antica, maestosa, chiesa sullo sfondo, gli alberi (oggi forse meriterebbe  una più attenta cura), uno scenario suggestivo. Non solo, dopo la più famosa piazzetta teatrale di Sant’Agostino di Verezzi, qui si sono avvicendati spettacoli di grande e piccolo richiamo. Tra sfilate storiche, spettacoli, concerti di jazz, anche a livello internazionale.

In  Piazza San Pietro ha debuttato Paolini, si è esibito Michele Placido, il finalese Viassolo, il varazzino d’origine Pippo Delbono, e tanti altri. Che dire, tra i simboli di Borgio Verezzi, il Dvd “Magic night” con Waltron e Daniela Satragno,

incisione che ha fatto il giro del mondo.

Insomma la simbiosi che l’architetto Gabbaria aveva spinto per recuperare la “vecchia Borgio” e l’antica Verezzi, con il “piano di recupero dei centri storici”, finanziato dalla Regione, aveva prodotto benefici evidenti.

Avevamo iniziato ricordando la nascita della “Casetta”, concludiamo con un dovuto omaggio alla storia di vita di Rinuccia, tra le cittadine probabilmente destinate ad essere dimenticate in un non lontano futuro. Come accade per tanti benemeriti, senza gli onori della cronaca, né citati da scrittori e storici locali.

Rinuccia, con il marito agricoltore al Soccorso di Pietra Ligure, e lei a gestire un negozio di frutta e verdura. La vecchia casa di Piazza San Pietro in parte ereditata, in parte acquistata. 

Nei locali, dove è stata ricavato il ristorante, c’erano cantine inaccessibili. La ristrutturazione, nel corso degli anni, è stata curata nei particolari, con rispetto, intelligenza e buon gusto. Su una parete, a testimonianza, della frequentazione pure un dipinto istintivo di Foà. Attorno ai tavoli e sotto le antiche volte si sono avvicendati  attori noti e meno noti sulla scena e sui palcoscenici italiani, grazie alla stagione teatrale di Verezzi.

La famiglia Morelli, tre generazioni, ha fatto la sua parte. Sarebbe troppo bello se l’iniziativa pubblica, sempre propulsiva, da battistrada, fosse più presente, tenace, lungimirante e facesse da motore ad un generale risveglio del privato.

L’economia segna un momento difficile a livello mondiale, ma questa Riviera di Ponente, e Borgio non fa eccezione, da troppi anni hanno invertito la marcia della produttività mancata, rallentata, puntando tutto e di fatto incoraggiando l’industria del mattone, del parassitismo che ha prodotto benefici per pochi. La realtà ci insegna che non è un percorso che premia nel tempo. Anzi porta al lento degrado, rende amorfa, penalizza, l’economia sana.

Laddove si sono fatte scelte (vedi Cinque Terre- Costa Azzurra in parte, oppure alcune aree della Sardegna, all’estero vedi i paesi lungo la Mosella) di recupero e valorizzazione ambientale, la calamita turistica ha continuato a rafforzarsi, produrre ricchezza e benessere  con nuovi alberghi, esercizi pubblici, negozi, attività artigianali. L’indotto, insomma, che tira e produce.

Borgio Verezzi ha il suo agriturismo nel centro storico. Il paese forse ha smarrito l’occasione di un percorso, seppure a tappe, mirato allo sviluppo dei suoi tesori.

E pensare che persino il lunedì di Carnevale, tutta Borgio scendeva in festa per la famosa “Turba”. Tutti in piazza mascherati. Una volta furono coinvolti due asinelli, recanti scritte e la raffigurazione di due personaggi emergenti “Sono Felice anch’io”. Che bei tempi!

R.T.