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La collocazione istituzionale delle Regioni

E i faccioni dei candidati sui manifesti

  di Franco Astengo

La campagna elettorale in vista delle elezioni regionali del 28-29 marzo 2010 è ormai partita da tempo e, bisogna dirlo, il panorama - almeno dal punto di vista dell'analisi istituzionale - non appare certo dei migliori.

Gli obiettivi dei partiti e delle coalizioni appare del tutto incentrato sull'elezione dei cosiddetti "Governatori" (termine del tutto improprio che non appare da nessuna parte: si tratta, meno pomposamente, dei Presidenti delle Giunte Regionali, eletti con voto diretto senza ballottaggio, nei limiti previsti dalla legge costituzionale 1/99) esaltando così la personalizzazione della politica, oscurando i programmi ed anche gli stessi partiti che compongono le coalizioni che appoggiano i suddetti candidati.

 Inoltre, nelle analisi che comunemente vengono sviluppate in questi giorni dai mezzi di comunicazione di massa appare ancora presente l'incertezza del come valutare questo tipo di elezioni: le Regionali, alla fine, rendicontate regione per regione quale evento di natura sostanzialmente amministrativa oppure vere e proprie elezioni di "mezzo termine" (un giudizio verso il quale appare maggiormente incline lo schieramento di centrodestra) sulla base del cui esito impostare la fase finale della XVI legislatura repubblicana?

Sotto questo aspetto ci sarà da tenere in conto la natura "nazionale" dei singoli partiti, che in questo momento appare difficile da realizzare per tutti: i partiti, infatti, appaiono più o meno costretti in ambiti regionali o appena sovraregionali e, quindi, rispetto ad uno sviluppo di analisi complessiva si dovrà prestare grande attenzione agli spostamenti di voto in ambito locale ed al rapporto tra questi e il già segnalato fenomeno della personalizzazione della politica.

Nessuno, invece, pare preoccuparsi della collocazione istituzionale dell'Ente Regione: un tema rispetto al quale, invece, varrebbe la pena soffermarsi un poco.

Le Regioni, infatti, più per azione dei soggetti che ne agiscono i poteri più che per effetto del mutamento delle norme che ne regolano il ruolo istituzionale (modifica del titolo V della Costituzione, nuova potestà statutaria, ecc.) appaiono essersi quasi completamente spostate sull'esercizio della funzione di spesa e del potere di nomina.

In questo senso appaiono, ormai, elemento di vero e proprio squilibrio nel complesso dell'assetto dello Stato, essendo causa della crescita del debito pubblico (si pensi all'insieme delle vicende della Sanità) e di un vero e proprio "smembramento" istituzionale che sta assumendo caratteri di particolare pericolosità, specialmente in questa fase nel corso della quale la crisi finanziaria ed economica pare richiedere una forte ripresa di ruolo di quello "Stato-nazione" di cui si era cercato, frettolosamente, di celebrare il funerale, con una dose di eccessivo ottimismo sul funzionamento di determinati organismi sovranazionali (qui si aprirebbe una riflessione sul ruolo dell'Europa, ma non disponiamo dello spazio sufficiente per sviluppare una analisi minimamente approfondita).

Questi elementi ci appaiono completamente obliati nel corso del dibattito sulla campagna elettorale, dove si sta procedendo in ordine sparso, accentuando anzi - dal punto di vista programmatico - quegli elementi di potere di spesa e di nomina cui s faceva già cenno.

Non si riflette a sufficienza, almeno a nostro modesto avviso, sul fatto che il modificarsi nei rapporti tra soggetti esecutivi (Presidente eletto in forma monocratica,  con giunta da lui nominata) e consesso elettivo (il Consiglio Regionale) in questa particolare fattispecie diventa elemento di vera e propria distorsione circa la funzione legislativa dell'Ente Regione che appare ormai del tutto marginale rispetto al complesso di iniziativa politico - amministrativa che abbiamo cercato fin qui di descrivere, sia pure sommariamente.

Un ritorno alla priorità dell'iniziativa legislativa da parte dei consessi elettivi regionali rappresenterebbe un passo avanti nella ricerca di nuove forme di azione politica dopo l'ubriacatura della governabilità e della personalizzazione, consentendo anche di introdurre un tema di modificazione costituzionale che giace da anni in fondo ai cassetti e che è, invece, urgente affrontare: quello di una delle due Camere che rivesta funzioni rappresentative rivolte esclusivamente alle Comunità locali e, che proprio in quella direzione sviluppa la propria attività legislativa, in raccordo stretto- appunto - con i Consigli Regionali, contribuendo a riesaltarne le funzioni (Senato delle Regioni, Senato delle Autonomie Locali che dir si voglia).

Insomma: potrà essere possibile introdurre nel clamore della campagna elettorale anche alcuni punti di riflessione più approfondita sulla natura delle istituzioni che andiamo ad eleggere?

Oppure dobbiamo accontentarci di rimirare i faccioni dei candidati, stampati sui manifesti?

Savona, 11 Febbraio 2010                                                      Franco Astengo