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A tutto campo l’ex sindaco-imprenditore

50 domande “riservate” a Mauro Zunino

                           di Luciano Corrado     

 


Mauro Zunino

MAURO ZUNINO, nato ad Albenga il 24-1-1951, dove risiede.  Diploma di geometra. E' stato sindaco (in quota Forza Italia) dal 2001 al novembre 2004. Ha frequentato il Don Bosco e tra i compagni di classe più noti Pierluigi Noberasco e Verano Ascheri. Ha esordito a fianco del padre nel 1972 nell'impresa fondata dal nonno Giuseppe Zunino (edilizia e fornace), proseguita col padre Giovanni Dario, il cui fratello Iseo Zunino ha portato avanti l'attività della Fornace di Cenesi (120 dipendenti) specializzata nei laterizi, precompressi e ferro. L'impresa edile  Zunino poteva annoverare fino a 30 dipendenti. Ad Albenga, tra gli altri, ha realizzato Palazzo S. Francesco, Palazzo Maria Teresa. Nei primi anni dell'attività i Zunino realizzarono importanti interventi edilizi a Torre del Mare. Dal 2001 l'impresa Zunino (trasformata da Spa in srl) ha abbandonato i grossi interventi edilizi e si occupa soprattutto di manutenzione del cospicuo patrimonio immobiliare di famiglia. Sono considerati tra i primi o forse i maggiori possidenti del comprensorio ingauno, seguiti dalla famiglia Craviotto che tuttavia ha interessi e proprietà più vaste. Mauro Zunino nel 1985, oltre ad essere stato amministratore della società dell'aeroporto di Villanova, ha creato Eliliguria, successivamente ceduta in quanto aveva assunto dimensioni di un certo rilievo. Prima ancora dal 1980 ha presieduto l'Aeroclub di Savona, carica che ha lasciato lo scorso anno. Nel 2000 la Eliliguria  ha chiuso i battenti. L'ingegner Giovanni Zunino è mancato nel 1992 lasciando ai figli Mauro e Franco Maria (avvocato e presidente Sar) e alla vedova Esperia De Agostini diverse società, tra esse Zunino ing. G. Dario Sas. Oggi la società capogruppo dei due fratelli e della mamma è da Edilzet Srl, inizialmente Spa.  Mauro Zunino è sposato con una discendente della famiglia Orso di Pietra Ligure. Ha una figlia, farmacista e due nipoti.  

 

Albenga – Il papà, l’ingegner Giovanni Zunino, era salito alla ribalta della cronaca politico-amministrativa nazionale per aver dato vita alla prima giunta (in Italia) tra liberali e comunisti. Sindaco, Angioletto Viveri e vice l’imprenditore Zunino. Con i socialisti ingauni all’opposizione dopo 27 anni. Se ne occupò perfino una popolare trasmissione di Rai Uno, Tribuna politica che andava in onda, seguitissima, in prima serata. Si accennò proprio al “caso Albenga” che imbarazzava le segreterie nazionali dei partiti. Alcuni quotidiani dedicarono una pagina, con diverse interpretazioni. “La strana giunta di Albenga”, titolava un’inchiesta de Il Lavoro, a firma dell’inviata speciale, Wanda Valli. Era fine maggio del 1986.

Sono trascorsi 24 anni, è difficile credere che le ultime generazioni di albenganesi  siano a conoscenza di quelle vicende.

E possiamo essere certi. Non sono molti coloro che conoscono a fondo l’erede politico, Mauro Zunino, già sindaco di centro destra, senza troppo fortuna.

Trucioli l’ha intervistato, senza preavviso, senza domande scritte. Una “visita a sorpresa” nell’ufficio dell’aeroclub di Villanova dove Zunino junior ha trascorso probabilmente più ore che a casa sua. Un “signore benestante”, dai toni e dai modi gentili, educati, pacioso, rispettoso verso chi non l’ha mai portato sugli “altari”.

 

D) E’ vero che nel periodo in cui ha ricoperto il ruolo di sindaco di Albenga ha rinunciato all’indennità?

R) Perché parlarne, non si è mai saputo per mio espresso desiderio. In effetti la mia segretaria aveva l’ordine di destinare la somma ai servizi sociali del Comune.

 

D) Lei è un cattolico praticante?

R) Sono cattolico, non praticante. Ho sempre avuto buoni rapporti con la Curia ingauna. Ma mia moglie, si suole dire, è “donna di chiesa”.

 

D) Una domanda che, in un’intervista, avevo già posto ad un suo “fedele assessore”, Gerolamo Delfino: dalla sua visuale chi è stato il più “costruttivo” sindaco di Albenga, in quanto a risultati per la città.

R) Pur con tutte le problematiche conseguenti e che conosciamo, al di là dell’ideologia che mi separa, non ho dubbi su Angioletto Viveri.  In tempi diversi direi Romagnoli. Invece Viveri visse un grande momento di sviluppo cittadino, di concretezza apprezzata anche da chi aveva altre idee e matrici politiche diverse. Purtroppo il suo errore, almeno dalla mia modesta riflessione, fu di circondarsi di alcune persone che possono avergli nuociuto.

 

D) E lei che è stato sindaco di Albenga, dal 2001 e con un’interruzione da dimissioni forzate, come si può descrivere la concretezza, i risultati?

R) Voglio essere franco e senza false modestie. Mi sentivo preparato nell’incarico provenendo da un’esperienza manageriale nell’azienda di famiglia. Ho dimostrato purtroppo un’eccessiva ingenuità politica. Ma penso che sul piatto della bilancia, gli aspetti positivi abbiano superato gli obiettivi mancati e non solo per causa mia.

Del resto mi dedicavo al Comune da mattino a sera. Posso elencare i lavori pubblici. Ad iniziare dal nuovo ospedale, agli argini del Centa messi in sicurezza, a nuove strade, alla soluzione definitiva della sorte di Palazzo Oddo, abbandonato da decenni all’incuria. E il recupero, valorizzazione del centro storico.

 

D) Quando fu costretto alle dimissioni da sindaco e conseguente spaccatura della maggioranza, più di un collega savonese anche vicino al centro-destra, confidava: è una “lotta tra fratelli massoni”. Le due logge ingaune di Palazzo Giustiniani.

R) Le rispondo sul piano umano. Gli amici veri non mi hanno tradito. Vorrei aggiungere che le persone che mi avevano voluto candidare pensavano di trovarsi con un soggetto più manovrabile. Ed ho messo subito le carte in tavola.  Ci sono i documenti che possono testimoniare. Chi merita e chi non merita devono fare strade diverse. Forse non sono sempre stato abbastanza determinato? La mia verità è che quando su un argomento, una decisione, una scelta non avevo le idee chiare e non mi sentivo preparato, sicuro, accettavo la discussione, a volte magari senza ricavarne un risultato. Posso aver sbagliato e non ho difficoltà ad ammetterlo.

 


Mauro Zunino nella sede dell'Aeroclub di cui è stato  Presidente

D) E’ tornato sulla scena pubblica, prima il ritorno alla politica attiva, ora nella amministrazione pubblica (tra i beniamini, ma sarà cosi?, della giunta provinciale di Vaccarezza) Gianfranco Sasso. Ci sono le pagine di cronaca di un non lontano passato. Non è un pregiudicato, diciamolo a scanso di equivoci. 

R)  A questa domanda e su questo tema preferisco  non parlare. Non mi sembra opportuno per una serie di ragioni. Ci fu un periodo in cui papà….con problemi e situazioni imbarazzanti….Forse sono prevenuto. Lo ammetto. Su certi aspetti della vita pubblica non ho mai esitato a respingere certe proposte – e non parlo ora di Sasso – e per questo qualche nemico, anche dalle mie parti, posso avermelo fatto. Lo dico soltanto per chiarezza, non mi interessano le polemiche, il passato. Guardo al futuro, pur facendo tesoro dell’esperienza

D) Lei fa parte della Confindustria della provincia di Savona. Tutto bene?

R) Immeritatamente mi hanno chiamato nel collegio dei Probiviri.

 

D) A proposito di presidenze e di Provincia, a chi possiamo attribuire, in base alle sue conoscenze, la palma di “migliore presidente della provincia”?

R) Iniziamo dagli ultimi periodi. In genere ho mantenuto più rapporti con gli uffici che con i vertici politici. Comunque con l’avvocato Garassini c’era una soddisfacente intesa. Pure sul piano dell’amicizia. In complesso non ho mai trovato porte chiuse.  Se andiamo, invece, al passato. Non ho incertezze. C’è stato un ottimo rapporto con Gianfranco Sangalli che personalmente continuo a portarlo su un palmo di mano. Era sempre a disposizione di tutti. Ricordo anche il presidente Moracchioli, un operativo, si dava da fare, mirando ai risultati.

 

D) Avrà anche lei sentito tirare in ballo i cosiddetti “poteri forti” che in questa provincia avrebbero il “ruolo” di controllori della “cupola” (niente di mafioso) che comanda, decide. Se n’è parlato sia da destra, sia da sinistra, sia dal centro. Ed il suo “autorevole” parere?

R) Possono essere identificati nelle forze industriali. Nel sistema bancario. Ci saranno persone che per il peso ed il ruolo contano di più, da qui a parlare di “poteri forti” in senso dispregiativo ci andrei davvero cauto. C’è, invece, un aspetto, uno spaccato savonese di cui nessuno ufficialmente parla. E’ la realtà politica che si affida alla “maggioranza silenziosa”. Opera nella riservatezza che era comune, fino a qualche anno fa, a tanti ottimi imprenditori di casa nostra. Lavorare nel silenzio, lontano dai riflettori, da non confondere con omertà. Basta una stretta di mano per avere la loro fiducia. E poi esiste un’altra forza non meno importante su cui riflettere: è il “partito dell’astensione dal voto”.  Come si fa a non tenerne conto.

 

D) Il problema sicurezza, di cui spesso si parla e straparla, a livello locale.

R) La sicurezza si crea giorno dopo giorno, mettendo prima di tutto al bando le strumentalizzazioni. C’è chi ritiene di cavalcare il problema per tornaconti elettorali.

 

D) Siamo al “tema immigrati”, Albenga ha conosciuto in  anteprima l’immigrazione meridionale. Chi ricorda le problematiche dovrebbe…Oggi sono altre persone, di altra provenienza.

R) Io sono tra quelli che ritiene siano una risorsa, non ne possiamo fare a meno. Ovviamente massimo rigore, ma anche buon senso. Accadeva con gli italiani del Sud, si trovavano ad Albenga e delinquevano. Cerchiamo di usare lo stesso metro. Penso al fatto che senza immigrati entrerebbe in crisi, parlo anche di questa zona, l’edilizia, l’agricoltura  e la stessa sanità, l’assistenza agli anziani. Bisognerebbe impegnarsi di più sul fronte dell’inserimento, capire meglio bisogni ed esigenze. Non fingere di non vedere. I nostri migliori cottimisti sono loro, ad esempio.

 

D) A proposito di edilizia. Lei era favorevole alle 4 torri a ridosso del centro storico, operazione naufragata soprattutto grazie al megafono dell’albenganese più noto in Italia, Antonio Ricci, papà di Striscia la notizia?

R) Io rifletterei sull’accaduto. C’è stata una enfatizzazione esagerata ed esasperata. Avrei preferito sedermi ad un tavolo e discutere su un minore impatto ambientale. Non mi scandalizzavano quelle richieste di sfruttamento dei volumi. Avrei scelto un confronto, coinvolgendo la cittadinanza e le categorie. Un’informazione a 360 gradi. Anche se, devo ammettere, personalmente non ho visto, né approfondito il progetto.

 

D) Lasciava perplessi il ruolo dell’imprenditore-big Andrea Nucera, i suoi rapporti con Arte, ente pubblico…la presidenza.

R) L’architetto Nucera lo reputo persona capace, che merita rispetto, considerazione. Anche se preferisco dare un giudizio da imprenditore quale sono, piuttosto che nella veste di sindaco. Devo ammetterlo, l’operazione di Vadino, ex oleificio dove si trovava una bomba ecologica, mi ha amareggiato parecchio. E’ stata una ferita. Penso all’impegno di Nucera di realizzare un albergo. Sul mare. Nulla di fatto.


Andrea Nucera

D) Eppure l’informazione locale, i media, sul fronte “business edilizio”, non sembrano molto impegnati ad approfondire. Il “caso albergo Vadino” lo documenta. Ce ne sono molti altri. Come giudica, dal suo osservatorio, i media della nostra zona?

R) Per quanto riguarda il mio periodo di sindaco devo ammettere che l’informazione, forse per colpa mia, non fu molto esauriente. Del resto sono ancora editore di “Gente di Riviera”, è operativa la società, ma ho sospeso le pubblicazioni. Chi ci scriveva aveva la totale libertà giornalistica, pure contro di me. Ho scelto di “congelare” la pubblicazione perché alla fine si preferiva il gossip all’accrescimento del bagaglio “culturale-informativo” dei lettori.  Posso aggiungere che quando alla sera vado a letto, mi addormento davvero, non soffro di insonnia. Sono stato chiaro?

 

D) Riesce a spiegare perché, nonostante la catena di annunci sull’apertura di nuovi alberghi, grazie ai nostri giornali locali, non solo non se ne vedono di nuovi, ma continuano a chiudere…E gli imprenditori locali stanno lontani. Le catene nazionali ed internazionali addirittura alla larga. E quando hanno provato (Grand Hotel Mediterranèe di Alassio), si è arrivati al crack, alla fuga.

R) A mio avviso bisognerebbe partire da un’analisi, un quadro chiaro, senza equivoci. Un’analisi del territorio e ciò che è in grado di esprimere in termini di competitività, produttività e tornaconto economico. C’è Alassio, sicuro punto di riferimento. Come facciamo a pensare che possa crearsi un turismo alberghiero con soggiorni di una settimana ad Albenga?  Semmai l’unica prospettiva la vedo in un piano comprensoriale, nell’indotto, nel sistema, come è del resto avvenuto per i cugini francesi. Bisogna dare la priorità a pacchetti di offerta di soggiorno. Su queste basi forse una Camera di Commercio che si muove con maggiore agilità, senza lacci e laccioli, potrebbe rappresentare la vera svolta. Sono d’accordo, basta illusioni ed illusionisti di turno.

 

D) Dopo la crisi del turismo, sta avanzando inesorabile  quella dell’agricoltura, cioè produzione, lavoro. Mentre si litiga o si chiacchiera di grandi sistemi, i terreni coltivati diminuiscono ad un ritmo impressionante. In questo caso sta prevalendo, al di là dei mugugni, la politica degli annunci e dei palliativi. Da qui i risultati da Caporetto.

R) Lo ammetto su questo fronte ho carenze informative e di bagaglio di conoscenza. Resto dell’avviso che i prodotti di nicchia possano essere una forza trainante. Aggiungo che nel settore ho sempre trovato difficoltà di dialogo, eccessiva paura nel fattore rischio. Stiamo perdendo continuamente quote, Penso alle violette di Villanova

D) Albenga era la capitale dei campeggi in provincia di Savona. Cosa è successo?

R) Avrei molto da dire sul tema. Bisognerebbe dedicare un capitolo a parte.

 

D) E la ferrovia a monte. A parte i biblici tempi. Non si rischia di infliggere un altro colpo alla traballante industria agricola?

R) Su questo aspetto non ho dubbi. Deve prevalere l’interesse dello Stato, della collettività, anche se so di attirarmi i fulmini e le  ire di qualche concittadino. Ritengo che siano stati attuati tutti gli accorgimenti possibili nell’ambito della progettazione. Tappiamoci pure il naso  sui ritardi e su possibili speculazioni di aree, ma resta l’esigenza primaria di nuovi collegamenti rapidi per non restare esclusi, emarginati. E’ poi non fare disinformazione quando si sostiene che l’agricoltura, con i binari a monte, viene penalizzata. C’è un punto di equilibrio e voglio riferirmi a quanto a quanto ho letto su Trucioli a proposito dell’azienda agraria Anfossi di Bastia.

 

D) Rinnovamento della politica, non a parole. L’alternanza con i giovani. Albenga ha le carte in regola?

R) Ai giovani non si è dato spazio abbastanza, ma credo che proprio Albenga abbia iniziato a dare buoni risultati. Ci sono gruppi che si sono associati. Hanno dato vita ad iniziative ammirevoli. Meritano di essere sostenuti ed appoggiati. Posso aggiungere che il centro destra a livello locale è molto più avanti del centro sinistra!

 

D) Sul fronte delle frazioni. Albenga è la città delle frazioni.

R) E’ vero, è un patrimonio da valorizzare senza tentennamenti e tempi lunghi. Salea è certamente più avanti. Troppo ferma San Fedele.  Seppure si tratti di realtà diverse. Leca meriterebbe sicuramente di più.  Bastia non può più rinviare una deviazione stradale al suo interno. E’ un’assurdità, con i camion sotto le finestre e in strettoie.

 

D) A proposito di tempi biblici della nostra classe politica, del non decisionismo nelle opere pubbliche. Cosa pensa della Albenga-Garessio, ogni tanto tornano d’attualità. Accade da decenni e Trucioli ne ricostruirà alcune tappe significative come ha fatto per l’aeroporto di Villanova.

R) Io ci credo e liberare l’Autofiori verso monte è una necessità. Darei comunque la priorità alla Predosa, c’è la realtà Garessio-Ceva. Urge pure incentivare, senza indugi, il trasporto su rotaia.

 

zunino_pan Mauro Zunino col Sindaco di Savona Berruti

D) Il ruolo delle banche. Hanno sempre privilegiato la speculazione del mattone che rende e limita i rischi, a discapito del futuro delle prossime generazioni e della qualità della vita delle nostre città.

R) Hanno avuto sicuramente un ruolo importante. Io sono un imprenditore prima di tutto. Certo, oggi non esiste più il tradizionale direttore di banca di una volta. E forse questo può avere conseguenze…

D) Perché nelle scelte della politica, iniziando proprio a livello locale, provinciale, regionale, non si parte quasi mai dal “curriculum” personale?

R) Sono d’accordo vorrei prima conoscere i risultati che hanno conseguito nel lavoro e nella professione. Poi….   

 

D) Una classe di amministratori che non si rende conto neppure delle “piccole cose”. Trucioli da tempo sta denunciando il degrado persino delle aiuole sui lungomare. Altro che “Riviera dei Fiori”! E tutto succede nell’indifferenza della maggioranza dei cittadini. L’assuefazione.  A qualcuno capiterà di visitare e fare dei confronti con altri paesi come Svizzera, Austria, Germania, Olanda…

R) E’ vero, siamo arrivati all’assuefazione. Quando ero sindaco giravo al mattino presto per Albenga; volevo rendermi conto. Annotavo. Convocavo i cantonieri.  E’ una sensibilizzazione complessiva che sta venendo meno. Penso alla scuola: l’educazione civica dove è finita come materia di insegnamento? Devo ammettere che ho fatto esperienze da dimenticare. Forse sono stato il primo sindaco a licenziare in blocco cinque dipendenti. E dopo averli avvertiti più volte. Dopo pochi mesi sono stati riammessi al lavoro.

D) Lo sfruttamento turistico dell’Isola Gallinara, occasione perduta ai danni dall’intera collettività. Soliti annunci, a centinaia, solite illusioni. Tutto fermo.

R) Troppe limitazioni all’iniziativa privata. E la paralisi continua. Ci vedrei un relais chateaux, accesso al porto, parco sottomarino, la valorizzazione dei resti della nave romana. Si può far convivere queste realtà straordinarie, senza penalizzare come avviene per ottusità e demagogia, il privato che investe. Non ha nessun interesse a deturpare. E un ente pubblico non è in grado di esprimere certe potenzialità. Lasciamo pure le volumetrie, ma si volti subito pagina: dal Comune, alla Provincia, alla Regione. In fretta.

D) Il Depuratore…il tempo passa… si continua a litigare…la tanto ammirata Germania, quei turisti che hanno fatto la nostra fortuna…in quel Paese non esiste neppure la più sperduta frazione che non sia allacciata al depuratore. Non parliamo di città. La raccolta differenziata è “totale”. E allora, colpa della classe operaia? Dei pensionati? Delle massaie? Dei soliti comunisti?

R) Albenga ha perso preziose occasioni. Ci sono documenti che parlano. Lo dico forte. Ho osteggiato il depuratore a San Giorgio che voleva far costruire Viveri. Vedevo l’utilità di un innesto nel nuovo porticciolo, come del resto accade spesso sulla vicina Costa Azzurra. Visto l’esigenza dei tempi, l’allaccio a Borghetto resta validissimo. Poi si è parlato del depuratore di Villanova. Non sono documentato sui costi-benefici, anche se l’utilizzo delle acque reflue per l’agricoltura non va sottovalutato.

D) E le discariche, i termovalorizzatori. Per fortuna che la stampa straniera  non si scandalizza più dei nostri ritardi. Ma qui siamo pure in zona turistica…

R) Sono favorevole al termovalorizzatore. Troppe guerre. Tutti contro tutti.  Con quale beneficio? Io ho dato un’indicazione. Perché non si prende in esame la possibilità dello smaltimento nella centrale Enel di Vado Ligure.  Ovviamente con tutti gli esami tecnici necessari. Senza dibattere tra inesperti. Il biomasse mi trova tra i sostenitori. Ad Albenga dobbiamo ragionare sul termovalorizzatore. E deve essere lo Stato ad intervenire, come è accaduto a Napoli.

 


Roberto Schneck

D) C’è un professionista-politico, Roberto Schneck, architetto, che a suo tempo indicavano come l’artefice della sua “caduta” da sindaco e la “guerra sotterranea sarebbe tuttora in piena attività”.

R) Non ci sono molte parole da spendere. Non l’avevo inserito in giunta. E nell’Eco Albenga ha dato qualche delusione di troppo.

 

D)  Lei viene indicato sulle cronache quotidiane tra i grandi mattatori delle future alleanze per il governo di Albenga.

R) Mai intervenuto. Leggo anch’io e mi diverto. Ho un ottimo rapporto con l’avvocato sindaco Tabbò. Costruttivo direi.  In Comune ho sempre trovato porte aperte. Se riparliamo di Sasso direi che “sono prevenuto”. Invece vorrei spendere un giudizio molto positivo sul ruolo avuto e ricoperto nell’interesse esclusivo del Comune e della collettività dall’avvocato Andrea Saccone. Un punto di riferimento anche a salvaguardia degli amministratori. Tutti i suoi documenti licenziati erano “blindati”. 

 

D) Quale futuro vede nelle alleanze per il Comune. Sarà possibile una vera svolta morale, etica, di premio verso gli onesti, capaci, competenti? Anche per invertire l’astensionismo e il disinteresse crescente dei cittadini?

R) Vedrei, mi batto perché ad Albenga la politica si affidi a soluzioni e scelte indipendenti. Una coagulazione di forze sane a destra e a sinistra. Mi pare che l’esempio offerto a Pietra Ligure possa farci scuola. Non amo il teatrino delle politica. Una lista a cui darò il mio appoggio e sostegno, su questa strada, è in preparazione.

D) Risolverà  quel suo vecchio progetto, naufragato e lanciato a suo tempo sui giornali, dell’Università?

R) Ha ragione, quel progetto mancato mi diede un grosso dispiacere. L’attuale amministrazione l’ha cancellato. Come è mancata l’acquisizione dell’immobile di via Cavour (Asl). Per Palazzo Oddo, la biblioteca ed il museo.  Il mio sogno nel cassetto era una piccola Perugia ad Albenga, una piccola Aquila. E’ rimasto pure bloccato il recupero di piazza Corridoni, con un nuovo plesso che vedeva nell’amico e stimato Roveraro un punto di riferimento. E ancora il San Domenico museale (nave romana), Il polo di San Giorgio, con l’interramento completo della parte cimiteriale.

D) Per chi tiferà tra Burlando e Biasotti

R) Biasotti credo abbia più chance e gli auguro di diventare futuro presidente. Nello schieramento di Burlando ho stimato ed esprimo solidarietà all’assessore Ruggeri. Si è dedicato al territorio in modo encomiabile.

D) Chiudiamo con Mauro Zunino famiglia, più sfera privata. O preferisce…

R) Sono un libro aperto, un liberale. Abituato in collegio, sveglia alle 6,30. Leggo i giornali, Poi sui cantieri. Quindi in ufficio all’aeroporto. Mia moglie di Pietra Ligure (Orso) aveva un’impresa da poco tempo sciolta. Mi figlia ha seguito un’altra strada, fa la farmacista.  Sono felice per i due splendidi nipoti. Spero che un giorno mantengano i cromosomi dei Zunino, ci sono ancora tante cose da fare per questa città. Vorrei concludere con mamma Esperia, 82 anni.  Origini di Milano, lei è presidente  delle Edilzet, ora Srl, che amministra il patrimonio di famiglia. Con mio fratello c’è un ottimo rapporto. Tutti e tre ci sediamo attorno al tavolo. Discutiamo a volte con idee diverse, la mamma ha l’ultima parola e ci mette d’accordo. E’ l’ago della bilancia. Ci mancherà tantissimo, un giorno.

E grazie a Trucioli, è stata per me un’inattesa sorpresa.

Luciano Corrado