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POLITICA DEI DUE FORNI: SINTESI STATISTICA DELL'ELEZIONE DIRETTA

 DEI PRESIDENTI DELLE GIUNTE REGIONALI DEL 2000 E 2005

  di Franco Astengo

Prosegue, in una situazione che ci permettiamo di giudicare alquanto confusa, la ricerca delle candidature per le prossime elezioni regionali.

Per la terza volta, a seguito della legge costituzionale 1/1999, si voterà con il sistema dell'elezione diretta al primo turno, senza ballottaggio, del Presidente della Giunta (incautamente appellato, ormai, a livello giornalistico con una definizione alquanto infelice “Governatore”).

Abbiamo pensato, allora, che potesse essere utile, allo scopo di inquadrare meglio questo passaggio all'interno della trasformazione del sistema politico italiano, andare a vedere come si sono concretizzati alcuni aspetti di queste elezioni nelle tornate trascorse, 2000 e 2005.

 Infatti, al momento attuale, si discute molto di “politica dei due o dei tre forni” di alleanze, di presentazioni “in proprio”: allora questa veloce rivisitazione potrà fornire un qualche segnale alle forze politiche ed ai cittadini interessati su ciò che, appunto, è già avvenuto.

Il riferimento è esclusivamente rivolto alle candidature a Presidente: in questo senso tra il 2000 ed il 2005, nelle 13 regioni in cui si voterà anche nel prossimo Marzo 2010, abbiamo avuto un lieve calo passando da 56 candidati a 51.

Nel 2000 vi furono 5 candidature in 5 Regioni (Toscana, Lombardia, Lazio, Piemonte, Marche); 4 candidature in 6 Regioni (Campania, Puglia, Veneto, Liguria, Basilicata, Calabria); 3 candidature in 2 regioni (Umbria, Emilia).

Nel 2005 troviamo 5 candidature in una sola Regione (Toscana); 4 candidature in 10 regioni (Lombardia, Umbria, Campania, Puglia, Emilia, Veneto, Piemonte, Marche, Basilicata, Calabria); 3 candidature in 2 regioni (Lazio e Liguria).

Da segnalare che il profilo “bipolare”, dal punto di vista dei grandi schieramenti è stato mantenuto pressoché totalmente in entrambe le consultazioni: l'UDC, infatti, sia nel 2000, sia nel 2005 è stata alleata di Forza Italia, AN e Lega Nord in tutte le Regioni; dal punto di vista del centrosinistra soltanto in Toscana il PRC ha corso da solo in entrambe le occasioni ( nel 2000 candidatura Pecorini 6,7%, nel 2005 candidatura Ciabatti 7,34%), mentre il PdCI è mancato all'appello nel 2000 in Lombardia (candidatura Nesi 1,9%).

Il “terzo forno” è stato aperto nel 2000 dalle Liste Bonino, presenti in tutte le Regioni ( Piemonte 5,7 candidata la stessa Bonino, , Lombardia 3,.3%, Emilia 2,8%, Veneto 2,5%, Liguria 2,6%,Toscana 2,5%, Marche 2,4%, Umbria 2,0%, Lazio 2,0%, Campania candidato Pannella 1,3%, Puglia 1,3%, Basilicata 0,8%, Calabria 0,4%).

In quell'occasione riuscì a presentare candidature in più regioni anche il Partito Umanista (Lombardia 0,8%, Liguria 0,6%, Piemonte 0,4%, Toscana 0,3%, Lazio 0,3%).

Per il resto, oltre alle già citate candidature autonome in Toscana e Lombardia di PRC e PdCI, sono da segnalare soltanto liste locali dai risultati pressoché ininfluenti.

Nel 2005 il ruolo di terzo incomodo (assenti le liste Bonino) toccò invece all'estrema destra con candidature in tutte le 13 regioni del movimento di Alessandra Mussolini, Alternativa Sociale ( Campania 1,9%, Lazio 1,9%, Umbria 1,5%, Marche 1,4%, Lombardia 1,3%, Veneto 1,1%, Calabria 1,1%, Toscana 1,0%, Piemonte 1,0%, Emilia 1,0%,Liguria 0,8%, Basilicata 0,7%, Puglia 0,4%).

Anche nel 2005 candidature “altre” di tipo locale non ottennero risultati significativi, salvo “Progetto Nord Est” nel Veneto, dove il candidato Panto realizzò un ottimo 6%.

Quindi l'elezione diretta dei presidenti delle Giunte Regionali avvenute nel 2000 e nel 2005 hanno segnalato il mantenimento del dato di un “bipolarismo” forte: vedremo cosa accadrà adesso, in una fase che pare di “smembramento” del sistema politico e del fatto che si realizzeranno, in diverse situazioni, alleanze diverse o presentazioni “solitarie” di soggetti accreditati quali l'UDC.

Da segnalare, inoltre, come la facoltà per ogni singola regione di varare la propria legge elettorale costituisce un ulteriore elemento di difficoltà nello stabilire un quadro univoco, tanto più che in alcuni casi (come quello della Basilicata che ha modificato la propria legge elettorale proprio in questi giorni abolendo il “listino” e spalmando il premio di maggioranza sui collegi) paiono proprio presentarsi progetti di modifica in funzione degli interessi diretti di alcune delle forze in gioco, al di fuori da una qualche visione sistemica: un fatto grave che ha avuto un precedente gravissimo, del resto, nella legge elettorale per le elezioni politiche, fatta per limitare i danni di una parte che si giudicava già perdente nel 2006, poi adoperata per lanciare un “bipartitismo” fallito nel 2008 ed abbisognevole di una totale rielaborazione in tempi rapidi.

In chiusura uno sguardo ai risultati complessivi: nel 2000 il centrodestra si impose in 7 Regioni ( Lombardia 62,4%, Veneto 54,9%, Puglia 53,9%, Piemonte 51,8%, Lazio 51,3%, Liguria 50,8%, Calabria 49,8%), il centrosinistra in 6 ( Basilicata 61,2%, Emilia 56,5%, Umbria 56,4%, Campania 54,2%, Marche 49,9%, Toscana 49,2%).

Risultato ribaltato del tutto nel 2005 con 11 regioni al centrosinistra ( Basilicata 67,0%, Umbria 63,01%, Emilia 62,7%, Campania 61,1%, Calabria 58,9%, Marche 57,7%, Toscana 57,4%, Liguria 52,6%, Piemonte 50,9%, Lazio 50,7%, Puglia 49,6%) e soltanto 2 al centrodestra ( Lombardia 55,34%, Veneto 50,5%).

Savona,  28 Gennaio 2010                                                    Franco Astengo