Le belle notizie che (nel
silenzio) non fanno notizia I sessant’anni dell’agenzia
Mamberto |
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Borgio Verezzi -
Né squilli di tromba, né
“campane a rintocco”. Forse è quanto avrebbe
voluto lo schivo e riservato
Carlo Mamberto, il
benemerito pioniere
al quale la
Città di Finale,
con Pier Paolo
Cervone sindaco e
giornalista de La
Stampa, dedicò una
piazza, vicino al lungomare, a perenne ricordo.
Per le future generazioni.
Trucioli Savonesi ,
lungo il cammino della
memoria – l’ha già fatto per altri savonesi e
liguri -, ripropone questa settimana un breve
cenno di tappa. L’appuntamento che avremmo
voluto ricordare già a settembre, ma con il blog
ingolfato di notizie, alle prese con gli ottimi
collaboratori volontari ed i loro impegni (ad
iniziare dal titolare
Antonio Signorile,
sempre più pressato, dovendo seguire anche
Uomini Liberi,
con le nostre limitate forze), abbiamo di volta
in volta rinviato. Ci scusiamo con i
lettori-navigatori del ritardo. |
<C’era tanta gente ed un
grande calore umano – riportava in breve la
didascalia alla foto in bianco e nero – alla
festa per i 40 anni dell’agenzia
Mamberto
di Pietra Ligure (la sede si è trasferita, come
documenta la foto, a
Borgio Verezzi,
a fianco del mobilificio
Rocca).>
Il
Secolo XIX
volle essere presente all’incontro, <premiando
con una speciale targa
Rosa Mamberto,
80 anni, nella foto con i figli
Mally e Mimmo.
Con il marito Carlo
aveva aperto nel
1950 il primo ufficio a
Finale Ligure.
Ora è una grande azienda che vede al vertice i
fratelli Mimmo,
Mally, Igo e Tino,
artefici di un ambiziosa progetto. Centinaia di
operatori turistici – italiani e stranieri –
hanno accolto l’invito dei
Mamberto
per la serata al residence
Loano 2.
Tanti applausi e qualche lacrima per mamma
Rosa,
donna, moglie e mamma eccezionale. Vecchio
stampo ricco di virtù. In quella occasione, se
ce ne fosse stato bisogno, con le sue parole
semplici, schiette, toccanti, umili, ha commosso
tutti>. Fin qui cosa scrisse
Il Secolo XIX.
Siamo giunti ai 60 anni,
al nuovo secolo. Mamma
Rosa
ci ha lasciato, di lei è
rimasto la pietra miliare. Un giorno i nostri
posteri rileggendo e studiando la storia del
turismo dell’arcobaleno ligure (e non solo),
potranno scoprire nell’inesauribile
“archivio-enciclopedia” di internet, le parole
di oggi, la cronaca e le fote di ieri.
Cosa ha rappresentato il “marchio
Mamberto” per il
turismo ligure, nei momenti di splendore o da
dimenticare. Con una speranza, per tutti, che
dopo questa ricaduta al
Medioevo
– seppure sotto altre spoglie –, torni tra
qualche decennio il
Rinascimento.
Con l’affermarsi di valori che non siano
soprattutto slogan e motti fine a se stessi,
vuoti di memoria. Semmai momenti di riscossa e
del riaffermarsi di personaggi valorosi, ad
iniziare dalla vita pubblica. Pionieri del
potere politico, non per “etichetta” e “grazia
ricevuta”, appartenenza a lobby, ma per
valorizzare il merito, l’interesse pubblico, con
regole davvero competitive e di giustizia
sociale. Si, un cambiamento, un
ringiovanimento praticato, vero, della classe
dirigente politico-amministrativa.
La “Mamberto
dinasty” ha fatto,
nei suoi limiti, la sua parte. Non sono i soli
in questa provincia. Nonostante il “sistema
potere”, la
“cupola”, sembra tuttora puntare verso altri
orizzonti. Resta la bella notizia della “locomotiva
Momberto” che ha
raggiunto il traguardo dei sessant’anni. E
l’orgoglio per i futuri timonieri. Nostalgie, a
parte. R.T.
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