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Depuratore story. Il gigante “Severn Trent Italia” ha fatto ricorso al Tar

Alassio, Comune e Sca citati per danni

mentre spunta la Blach & Veatch Italia srl

Nel dicembre 2003 esposti alla Procura di Savona e alla Corte dei Conti. C’è anche “Acqua Azzurra Spa s.c.a.r.l.

Un unico presidente: Roberto Socco. Tar e Consiglio di Stato emisero sentenza

Roberto Socco precisa che la Sca non è stata citata in giudizio al Tar, ma ha ricevuto la notifica dall'ufficiale giudiziario. Socco non ricopre più la presidenza di Acqua Azzurra. L'intera sua lettera nel prossimo numero di Trucioli Savonesi


Alassio – Il ricorso al Tar è stato notificato al Comune di Alassio e alla Sca (Servizi Ambientali Associati nella persona del rappresentante legale) tra il 22 e 23 dicembre 2009. C’è un’allarmante  nuova “tegola” sulla testa dei contribuenti alassini. A meno che, alla fine della “brutta favola”, la sezione Liguria della Corte dei Conti, già coinvolta con un dettagliato esposto, non presenti l’eventuale conto agli amministratori pubblici o dirigenti comunali che potrebbero essersi resi responsabili di presunte irregolarità sostanziali.

A questo si aggiunga che erano state interessate anche la Procura della Repubblica, la Prefettura (29 dicembre 2003). E anche la Provincia. 

 Il colosso nazionale ed internazionale Severn Trent Italia Spa, con sede a Desenzano sul Garda (una holding internazionale con 15.700 impiegati e 22 milioni di persone servite) ha chiesto al Tribunale amministrativo regionale di condannare, in solido, Comune di Alassio e Sca al pagamento danni per non meno di 713 mila euro, oltre annessi e connessi.  Un milioncino insomma /due miliardi delle vecchie lire.

Le conclusioni-richieste del ricorso degli avvocati  Faustino De Palma e Giuseppe De Pasquale, con studio ad Avellino, sono sinteticamente queste.

1)     Annullare, previa sospensione, il provvedimento del Comune, del 23 novembre 2009, circa l’affidamento e in concessione, della realizzazione del depuratore in località Sant’Anna.

2)     Dichiarare il diritto della  Severn Trent Italia ad ottenere il risarcimento dei danni.

3)     Condannare il Comune di Alassio in persona del sindaco pro tempore a risarcire tutti i danni subiti e subendi da liquidarsi in via equitativa.

4)     Condannare il Comune, sempre in persona del sindaco pro tempore, al pagamento di tutte le spese e competenze di lite.

Il contenzioso firmato dall’avvocato Faustino De Palma, porta la data del 18 dicembre 2009,  ed agisce per conto del presidente e rappresentante legale della Severn Trent Italia, Domenico Di Rubbia.

A sommi capi, la citazione di parte, alla quale dovranno presumibilmente opporsi e costituirsi sia il Comune, sia la Sca srl, ricorda che il 26 aprile 2004 il consiglio comunale di Alassio dichiarò di pubblico interesse una proposta di progettazione, costruzione e gestione in projet financing del depuratore consortile di Alassio presentata da Acqua Azzurra s.c.a.r.l, di cui è presidente Roberto Socco e che ricopre analogo incarico nella Sca, società pubblica di cui il Comune di Alassio detiene 80 per cento delle quote, con partecipazione dei Comuni di Laigueglia e Villanova.

L’importo dell’appalto, indicato, è individuato in 18 milioni di euro, di cui 9 milioni 450 mila a carico della Regione, un milione  e 688 mila a carico del Comune e un milione 284 mila a carico della Sca, la restante somma a carico della ditta aggiudicataria.

Pubblicato il bando il 4 aprile 2007 alla gara partecipò, oltre al promotore, la società ricorrente, raggruppata in A.T.I. con la Biodepuratrice Spa- di seguito incorporata per fusione nella Severn Trent.

Il promotore non ha prodotto la fideiussione bancaria richiesta (la notizia è stata diffusa dai media?), fu ammessa soltanto la società ricorrente.

Il promotore impugnò il provvedimento di esclusione e l’articolo 8 della bozza di convenzione, sul presupposto di illegittimità della clausola, sostenendo tra l’altro il venir meno del contributo regionale (confermato nella nota della Regione del 4 aprile 2007).   

Da qui l’obbligo a riaprire i termini della procedura  e consentire l’adeguamento della proposta e delle offerte al mutato quadro finanziario.

Il Tar con sentenza del 15 maggio 2008, confermata dal Consiglio di Stato, ha rigettato il ricorso della società promotrice. Motivato in ogni suo aspetto.

Il 17 dicembre 2008 si tenne la prima seduta della Commissione Giudicatrice della Gara (da chi era composta?) che nella successiva riunione  del 23 aprile 2009, fu concorde nell’affermare <che il progetto della Severn  Trent…è sicuramente migliorativo rispetto a quello posto a base di gara anche per le garanzie depurative…offrendo un minor impatto ambientale>.

Nella seduta del 3 giugno 2009, la Commissione Giudicatrice formò la graduatoria, attribuendo alla Severn Trent n. 70 punti…ferma restando per la commissione la necessita di apportare modifiche alla durata della concessione e alle tariffe da applicarsi del venir meno del contributo regionale>.

Il 9 luglio 2009, con determinazione dirigenziale, il dirigente del IV settore del Comune approvò i verbali di gara a cui è seguito l’invito della Severn Trent <a proseguire senza indugi nell’iter procedurale per la conclusione contrattuale>.

Invito che scrivono i legali di parte è rimasto senza esito ed in data 10 settembre 2009 la società ha diffidato il Comune e con atto stragiudiziale chiesto al Comune <il provvedimento conclusivo del procedimento di gara>.

Altro passaggio in data 23 novembre 2009, il funzionario incaricato dal dirigente ha adottato un provvedimento nel quale si comunica alla società Severn che <la definitiva aggiudicazione e la stipula della convenzione sono condizionate alla presentazione di un nuovo piano economico finanziario>.

Motivi: mancato contributo della Regione, mancato contributo da parte della Sca, quantitativi di acqua erogati nel 2004.

Da qui una lunga sfilza di asserite violazioni da parte del Comune <che avrebbe potuto (e dovuto) negare il provvedimento di aggiudicazione definitiva solo nel caso in cui la società ricorrente non fosse stata in grado di comprovare l’effettivo possesso dei requisiti dichiarati al momento della partecipazione>.

Poi l’elenco dettagliato  dei danni fin qui subiti: 70 mila euro di spese legali, 60 mila euro di costi di “asseverazione”, 452 mila euro di spese di progettazione dell’impianto di depurazione da realizzare in località Sant’Anna; 492 euro relative alla polizza assicurativa per la partecipazione alla gara; 127 mila euro per le spese di fideiussione bancaria.

Concludiamo osservando che c’è stato il 29 dicembre 2003 un esposto alla Procura della Repubblica, al Prefetto, alla Procura della Corte del Conti, firmato dalla lista civica La Vespa. Venivano espressi anche timori, perplessità.  Dover pagare da parte del Comune il progetto alla società Acqua Azzurra il progetto realizzato e modificato. Con danni morali e materiali. Un parere del prof. Piscitelli dell’esistenza di responsabilità dirette verso la società. L’offerta di “finanza di progetto” riveste infatti pubblico interesse. Un danno stimato in un milione di euro.

Altra sorpresa, tutta da chiarire, in quanto a nomi e cognomi, interessi coinvolgenti. Il progetto risulta affidato alla Black & Vetach Italia srl- sede a Milano in via Filiberto Emanuele 4

Non ci è stato possibile avere riscontri via internet in quanto “assenti”.

Nell’esposto – non si conosce la sorte, almeno ufficialmente – si ricorda da parte dei consiglieri di minoranza che si è dato vita alla società Acqua Azzurra Spa scarl

Senza autorizzazione, né comunicazione al consiglio ed evidente trattativa privata in <palese violazione della norma di legge 109/’94 che impone opportuna pubblicità preventiva per la scelta del partner di un’opera pubblica inizialmente da 35 mila euro>.

L’Alassino ha dato conto dell’esito della votazione (14 hanno votato perché il progetto andasse avanti) mentre il consigliere di opposizione Agostino Testa ricordava ai colleghi di maggioranza le presunte irregolarità. Le perplessità sui vantaggi della Sca (gestisce l’acquedotto) a realizzare il depuratore. Anziché collegarlo con quello esistente di Borghetto S. Spirito. Con una spesa 5 volte inferiore.

Ci sono gli articoli de il giornale del Comune “Città di Alassio” (vedi….) la pagina che illustra il tema, con le precisazioni del sindaco Melgrati, sulla necessità di tempi brevi. E un’apertura al Depuratore Consortile di Villanova d’Albenga se potrà garantire ad Alassio una realizzazione a tamburo battente, visto l’urgenza.

Il giornalino ha per direttore responsabile, Magda Rosso. Un articolo è stato pure pubblicato su La Stampa l’8 marzo 2003. Titolo: <Via ai lavori, Alassio farà il depuratore. L’assessore all’ambiente Salvo difende il progetto>. Lo stesso assessore ha firmato, col sindaco l’articolo sul giornale del comune, sopra richiamato.

E ancora, un articolo “illuminante” de Il Secolo XIX del 18 luglio 2007.

Piccolo mistero finale: vediamo se riuscite ad indovinare a chi appartiene la Black & Veatch?

Magari incaricando, a leggere i comunicati, uno dei “sommi rompiballe” della città, quel Fabio Lucchini, destroide della prima ora, che si era permesso di gridare alla vergogna perché - nonostante i proclami sui giornali e le ordinanze via televisione – il commercio abusivo di un racket di lunga data, su spiagge, lungomare, strade, non conosceva soste.

Ebbene, nei primi giorni dell’anno, abbiamo assistito, in presenza di un turismo rafforzato, al presidio di decine di venditori, budello compreso, tutti a vendere marchi contraffatti e taroccati di note case italiane ed europee.

Mentre un vigile ed una vigilessa (nessuna colpa, sia chiaro) ispezionavano il centro storico, con tanto di elenco per controllare presumibilmente il rispetto della data di inizio saldi.

Questa è la legalità praticata e sbandierata. Questa è la “nuova Alassio” da indicare ad esempio di “buon governo” e di “etica pubblica”. Ma il “bello” c’è da scommettere deve ancora arrivare. Basta avere pazienza. E non ci interessano i reati.

L.Cor.