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LE TRASFORMAZIONI URBANISTICHE A SAVONA

Com'è cambiata la Città e perchè

IL PIANO REGOLATORE DEL 1856

Intendiamo affrontare, con una serie di agili articoli rievocativi, i principali tratti della trasformazione urbanistica di Savona, nel corso degli ultimi 150 anni, con il duplica scopo di rinfrescare la memoria e far capire i grandi passaggi che hanno trasformato il nostro panorama urbano, mutando le condizioni di vita materiale dei suoi abitanti.

Alla metà dell'Ottocento lo sviluppo industriale, demografico (Savona crebbe, tra il 1850 e l'inizio del nuovo secolo da 19.000 a 38.000 abitanti) civile della nostra Città aprì il dibattito su di una idea di vasto rinnovamento urbanistico che, nel giro di pochi anni si sarebbe concretato nel darle un  aspetto totalmente nuovo e diverso, con il sorgere di piazze e strade spaziose e di palazzi architettonicamente pregevoli.

Il piano regolatore, che tenne viva l'attenzione degli amministratori locali per molti anni, prese l'avvio già prima del 1850, per venire approvato con Regio Decreto il 23 Novembre 1856,: progettisti gli architetti Cortese e Galleano.

Si trattava, comunque, di un progetto destinato a subire notevoli modifiche, in quanto ancora condizionato dalla localizzazione della stazione ferroviaria.

Quello che delineò la parte nuova della Città fu, infatti, il successivo “piano Corsi” (dal nome del Sindaco di allora) che comprendeva una serie di varianti al piano regolatore del '56, e che fu approvato nell'estate del 1864.

Sulla superficie piana compresa tra il vecchio agglomerato urbano ed il Letimbro, la nuova città fu disposta a scacchiera, riproducendo l'aspetto topografico di Torino, separata dalla parte antica da un “ampio corso rettilineo, dall'angolo esterno dell'ospedale volto a sud, sino rimpetto quasi perpendicolarmente al nuovo teatro Chiabrera”, si scrisse in quel periodo: quel corso doveva diventare il più importante di Savona ed accrescersi ancora nei decenni successivi.

Anche se, in seguito, il piano regolatore fu sottoposto a critiche, a circa 150 anni di distanza il giudizio che si può esprimere sugli amministratori di allora non può che essere positivo.

Occorre riconoscere che, salvo eccezioni, ebbero tutti ben presente l'avvenire della loro città: “sentivano” che anche se il momento non era dei più fortunati, ci sarebbe stato un domani per Savona e che la Città doveva degnamente prepararsi proprio per quel domani.

Riuscirono ad acquistare vaste estensioni di aree pianeggianti dove non esistevano che orti e frutteti, che provvidero a lottizzare; riuscirono ad imporre condizioni che dovevano apparire, allora, estremamente onerose ed ambiziose.

Non è solo l'ampiezza delle strade, la larghezza del corso, quella di via Paleocapa, i portici che dalla Stazione arrivano alla Torretta, seguendo il perimetro delle vaste piazze attraversate che destano, ancor oggi, ammirazione: è anche l'eleganza e l'ampiezza di altre strade, tracciate ed aperte in quegli anni (quali la XX Settembre, Guidobono, Montenotte, Niella, Sormano, Monti, Brusco, Ratti, Verzellino) meno importanti ma non trascurate dai nostri antenati, che rimangono a testimoniare un periodo di saggia e lungimirante amministrazione.

Non mancarono, anche allora, i tentativi di ridimensionare il progetto (vi fu chi propose, proprio alla vigilia dell'approvazione del “piano Corsi” di ridurre la larghezza delle nuove strade, al fine di recuperare 13.000 mq da destinare ad aree fabbricabili) ma, fortunatamente, prevalse il buon senso.

Le teorie di chi “vedeva grande” e non soltanto la speculazione edilizia, ebbero il sopravvento.

Si può affermare che la parte elegante di Savona sia nata in quel periodo e si sia formata in un esiguo spazio di tempo.

Il completamento del centro ottocentesco di Savona fu realizzato con l'allontanamento delle attività di conceria che si trovavano di fronte all'Ospedale ed, ancora, nel 1915 con la scomparsa dell'antico giardino De Mari, che consentì di tracciare la parte di Piazza Diaz dove sorge il Palazzo delle Poste e di tracciare nuova strade nell'area fino a Via dei Vegerio, per raggiungere via Boselli.

Ancora poco più di due decenni e si compì un ulteriore balzo, con il progetto di risanamento del vecchio Borgo d'Alto, attuato tra il 1936 ed il 1940 : ma questa è una storia che racconteremo in una prossima occasione.