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Comprensorio loanese penalizzato, chi tace acconsente

I danni della Ferrovia  a monte tra disinteresse e inganni

  di Filippo Bonfiglietti


Il punto più critico e mostruoso tra i temi taciuti del 2010  è la ferrovia Finale- Andora. Ora mi si dice che non c’è più nulla da fare per modificarla, perché ormai è in progettazione esecutiva. Ho letto su Trucioli-documenti della lettera dell'assessore regione Cassini e delle associazioni agricole della piana ingauna. 

  Qualche mese fa mi era stato detto (indirettamente da parte del sindaco di Loano, col quale non sono più riuscito ad avere un appuntamento, nonostante i tentativi), che per il momento era meglio non far nulla per evitare contrattempi con il Cipe.

Ma i punti sono tre: il primo è l’incredibile, totale disinteresse di tutti quelli con cui ho parlato, inclusi i tassisti  loanesi che l’altro giorno mi hanno chiesto cosa sto facendo, come se spettasse a me fare qualcosa; il secondo è che presto o tardi i loanesi si troveranno una stazione fuori mano e allora se la prenderanno con l’astrologia, così come stanno facendo per il nuovo porto; il terzo è: ma davvero non si può fare nulla per modificare le cose finché siamo in tempo?

E, se c’è sotto qualcosa, come si fa a capirlo e a farlo saltare fuori? Mi rifiuto di credere che si possa portare in questo modo il "cervello all'ammasso". Per decenni si è atteso il progetto, chiedo alle persone di buon senso e "libere": ci rendiamo conto che creeremo, con l'attuazione del nuovo tracciato, un danno irreversibile alla popolazione, all'economia loanese, alle future generazioni? 

Mi sembra immorale sostenere, come fanno taluni, che si "tratta pur sempre di un male minore" e che il "compromesso ha salvato soprattutto Loano". Una grande menzogna. Ripeto menzogna che nessuno esperto degno di questo nome potrà mai sottoscrivere. 

 Filippo Bonfiglietti 

 


Il sindaco di Ormea, Gianfranco Benzo

LETTERA INVIATA DA ALLAMANDOLA A SINDACO DI ORMEA ED AUTORITA' DEL PIEMONTE (Fossati, Sappa, Dutto, Sibilla)

Caro Filippo Bonfiglietti,
grazie per il suo interesse sulla ferrovia Ceva-Ormea e per l'interesse sul nostro
neo-nato comitato :  http://comitatotrenoalpiliguri.wordpress.com/

Leggendo il suo studio "La ferrovia Ceva-Ormea una proposta di privatizzazione per rilanciarla" colgo l'occasione per qualche commento, sperando di incontrala al piu' presto per discuterne personalmente.

Il nostro sito del comitato cita come esempio virtuoso la ferrovia della Val Venosta. Ebbene anche quella ferrovia, nella regione autonoma di Trento, che sembra oggi una realta' cosi' "lontana ed efficiente" dal nostro "sistema" Italia, e' rinata proprio quando ha avuto la possibilita' di "staccarsi" dalle Ferrovie dello Stato, o meglio la rete e' stata ceduta alla Provincia di Bolzano nel 1999.  Era il 1989 quando Ferrovie dello Stato (che era in processo di privatizzazione completato poi come Spa nel 1992) decise di chiuderla . Nel 1991 poi, gli unici a comprare i biglietti per la ferrovia erano i turisti, ragion per cui la tratta ferroviaria è stata chiusa in quell'anno.
Ragionare soltanto in termini di "privatizzazione" quindi credo sia limitante perche':
- trenitalia sono gia' privatizzate in sostanza dal 1992 (quindi si dovrebbe al massimo parlare di "liberalizzazione")
- il profitto della tratta Ceva-Ormea, anche con una massiccia rinascita del turismo in Valle non riuscirebbe a giustificare un investimento privato e quindi dopo pochi anni ritorneremmo ad essere nella stessa condizione (un ramo secco che economicamente non funziona).
La regione Piemonte, non con pochi contrasti con i ferrovieri, sta tentando di liberalizzare parzialmente il network ferroviario piemontese :  http://www.regione.piemonte.it/entilocali/n.-24-del-16-luglio-2009/in-primo-piano/ferrovie-approvate-le-linee-guida-per-le-7.html
Tuttavia anche un processo di "privatizzazione / liberalizzazione" non risolverebbe i problemi della nostra tratta in quanto proprio un processo di questo tipo, aumenterebbe l' "interesse economico" nella linea e quindi anche "la necessita' di trarne profitto".
(Non e' un caso che GTT non sia poi cosi' interessato alla nostra linea ( e' troppo Torinocentrica) ... mentre ad esempio proverei ad esplorare la possibilita' di gestione con RTT (riviera trasporti) , la stessa compagnia che ha comprato la fallimentare VIANI spa  a patto ( a mio parere)  che si utilizzino i treni nella tratta Ceva-Ormea con degli efficienti scambi-modali (treno-bus) per Imperia.
(Chissa' se una compagnia che gestisce principalmente bus, fosse interessata ad una proposta del genere "??? )
Anche questa purtoppo pero' risulterebbe una opzione temporanea e molto precaria, perche' ancora una volta dipenderebbe dalle decisioni dell'amministrazione di una "compagnia privata" ...

Credo invece che una soluzione sostenibile a lungo termine potrebbero trovarsi in una gestione di tipo "comunitario / co-comunale "della tratta dove ad esempio un' "associazione di comuni", (in Francia la chiamano co-comunalite') si prende il compito, insieme ai cittadini (i veri fruitori del servizio) di gestire la ferrovia a livello di valle. 

Non e' questa una "visone astratta" o "irreale" ma molto pratica.
Esempi di questo tipo iniziano a nascere oggi in Inghilterra, proprio per rivitalizzare delle tratte rurali.
L'Inghilterra, che ha vissuto il periodo di privatizzazione/liberalizzazione ferrioviaria degli anni '90, non senza pochi problemi (incidenti per poca manutenzione o per mancanza di comunicazione tra i vari lotti privati ) oggi sta sperimentando degli esempi di "imprese sociali" anche a livello "comunale" che possano quindi essere piu' vicini alle necessita' delle persone.

Uno degli esempi e' la compagnia Go-Coop (di cui allego un PDF purtoppo in Inglese) :
http://www.go-now.coop/
http://www.socialenterpriselive.com/your-news/go-co-operative-track-create-rail-travel-the-future

L'idea e' quella di promuovere innanzitutto la "mobilita' sostenibile" come principio per riconnettere piccoli paesi e villaggi rurali delle regioni del Somerset and Wiltshire (l'Inghilterra rurale) e quindi scoraggiare l'uso privato dell'automobile anche attraverso "treni leggeri", servizi bus-navetta tra villaggi magari non collegati
con servizio pubblico (le frazioni delle nostre valli)  e anche promuovere delle opzioni di  "car-sharing" (auto-condivisa) cosi' come gia' avviene nelle nostre citta'.  D'altronde se per andare a Torino, Milano o Genova scoraggiano l'uso
della macchina, bisogna offrire delle alternative proprio a quei luoghi poco collegati con i centri urbani ...

Questo tipo di proposta diventa un modo per gestire "dei beni" e non delle "merci" e quindi non fare si' che la gestione economica sia soltanto basata sul "profitto immediato" ma ritorni ad essere "la ferrovia della Valle Tanaro" di tutti i Comuni della Valle ma anche un modo "partecipato" di gestione del trasporto per aiutare a "riconnettere le persone"....e per prevenire - infine -  processi  di "museificazione"
della linea facendola diventare "un trenino per eventi o matrimoni", sottolineando invece il "ruolo attivo" che la nostra ferrovia ha e potra' avere nella valle, dal punto di vista dei pendolari, del turismo, della filiera del legno, del trasporto merci (acqua in particolare), e del "trasporto sostenibile" a 365 gradi ...

Spero che al piu' presto di poter discutere di queste cose in un incontro in Valle dove abbiamo gia' avuto la proposta dalla CIPRA http://www.cipra.org    un'organizzazione che si occupa di ricerca e protezione della montagna, ad invitare ad un incontro del nostrocomitato l'ing. Helmuth Moroder (Merano-Malles)  e principale responsabile / ideatore della linea ferrovia della Val Venosta per raccontarci la storia virtuosa della rinascita di una ferrovia di montagna.

Cordiali Saluti,
Massimo A. Allamandola

ULTIMA ORA -  Pubblichiamo nuova corrispondenza sul tema trattato

 

Caro Massimo Allamandola,

ricevo la sua E-mail del 29 dicembre 2009 e rispondo subito.

1.  Il concetto di “privatizzazione”, nelle mie note, era consapevolmente impreciso: voleva solo significare “togliere la gestione della Ceva Ormea alle Ferrovie dello Stato, comunque si chiamino adesso e qualunque sia la loro struttura societaria” per almeno due ragioni: la prima è che hanno ben altre priorità che quella di gestire “bene” una trentina di chilometri di ferrovia in una valle sperduta del basso Piemonte; la seconda è che “gestire bene” significa cose che con i regolamenti e i limiti delle Ferrovie dello Stato non sono compatibili.

2.   Quindi, dal mio punto di vista, qualunque cosa va bene purché non sia la “cosa” attuale.

3.   Proprio l’altroieri, durante un incontro con il  dott. Benzo, Sindaco di Ormea, erano stati messi a fuoco alcuni punti importanti: il primo è che una ferrovia del genere va trattata come un tram, e non come un treno. Quindi:

a.   Fermate a richiesta ovunque occorrano, e non necessariamente nelle stazioni attuali;

b.  Biglietti in vendita ovunque;

c.   Il treno – che almeno nei primi anni non sarà nulla più che una motrice diesel – guidato da un conducente che può anche fare da bigliettaio, come si fa in mezzo mondo;

d.  Dunque il gestore ideale, almeno all’inizio, dovrebbe essere un’azienda municipale abituata a gestire il trasporto pubblico: e l’idea di parlarne con l’azienda dei trasporti di Imperia è saltata fuori da sola come conseguenza, perché Imperia già gestisce le autolinee Viani (il cui autobus potrebbe quindi limitarsi a Ormea), perché ha già un servizio pubblico e perché è vicina. Magari prendendo in affitto la linea attuale (secondo il suggerimento dell’ing. Croccolo, Ministero Infrastrutture e Trasporti) e naturalmente pagando la manutenzione corrente.

4.    Durante lo stesso incontro abbiamo parlato anche di GTT, che ci è sembrata non solo troppo Torino-centrica, ma probabilmente troppo interessata a strade ferrate di ben altro spessore - come quelle della Val di Lanzo e del Canavese - per perder tempo in una ferrovia così piccola, così povera e così fuori di mano. E anche i funzionari della GTT, sull’argomento, ci sembrano sempre più tiepidi.

Un’alternativa potrebbe essere quella di offrirla alla Regione Liguria, che già gestisce da molto tempo la Genova-Casella, simile per dimensioni e per l’impiego come tram, riuscendo perfino a proporre avvenimenti inusuali per un treno, quali celebrazioni di fatti vari inclusi i matrimoni.

5.   Va rilevato che, qualora si pensi di creare una società “ad hoc” per gestire la ferrovia, si rischia di spendere quattrini per i compensi ai vertici della società, ancorché inutili. E, qualora non si disponga di persone esperte, responsabili e costose, si rischia di fare gravi errori sia dal punto di vista della sicurezza che da quello della gestione, con rilevanza anche penale: per questo ci è sembrato sensata l’idea di appoggiarci a chi ha già la cultura e le infrastrutture necessarie, a causa della sua attività pregressa.

6.  In ogni caso, in materia di ferrovie dismesse esiste un regolamento della Regione Piemonte – me lo ha consegnato qualche giorno fa il Sindaco di Ormea e penso che lo conoscano tutti, in ogni modo lo allego per rinfrescare la memoria a chi non se lo ricordasse – che dà disposizioni in materia e spiega come si debba fare sia per rendersi indipendenti, sia per accedere a fondi a sostegno delle iniziative di privatizzazione.

7.   Grazie per l’allegato proveniente dall’Inghilterra. Fortunatamente la lingua non è un problema per me. Ma è un documento da leggere e da digerire con cura, e mi riprometto di farlo nei prossimi giorni, mentre in questo momento mi premeva darle una risposta veloce.

Per ora, a caldo, mi consenta una perplessità: l’idea che una faccenda del genere venga gestita da un’associazione di Comuni mi sembra proponibile in Inghilterra, ma molto meno in Italia. Lei riesce a immaginare i Comuni di Ceva, Nucetto, Bagnasco, Priola, Garessio e Ormea che si mettono d’accordo? E che discutono sul dove mettere le fermate, sul come gestire la faccenda e, magari, sull’idea di far proseguire la ferrovia dal Garessio ad Albenga piuttosto che da Ormea a Imperia piuttosto che a Sanremo? Io no.

8.    Nel frattempo, suppongo che lo stesso problema, “mutatis mutandis”, si dovrà porre almeno per la Imperia-Borgo S. Dalmazzo.

9.    Per ultimo, vedo arrivare un altro problemino da affrontare in Liguria: buona l’idea di trasformare ciò che resta della linea ferroviaria attuale, a raddoppio avvenuto, in un tram (quindi con i passaggi a livello ma senza sbarre) prima che qualcuno decida di smantellare ogni cosa, come è già stato fatto per i tratti ormai raddoppiati, al fine di migliorare i trasporti pubblici e di raccordare i paesi della costa con le stazioni spostate nell’entroterra in posizioni fuori mano. Ma, se non si farà l’impossibile, l’idea non verrà applicata e l’occasione sarà perduta: per sempre.

Io, a Loano, la proposta l’ho fatta anni fa, e sono stato malmenato. Perché hanno prevalso le idee di costruire piste ciclabibili, parcheggi e quant’altro, senza che nessuno si sia preso la briga di valutare i pro e i contro delle varie proposte.

Cordiali saluti, Filippo Bonfiglietti