versione stampabile

Belle notizie che battono la crisi (non per tutti)

Se la “Bombardier” ci regalasse

anche il futuro Presidente della Provincia 

  di Luciano Corrado


L'attuale Giunta Provinciale

Vado Ligure- Il 12 gennaio, o forse dopo le elezioni regionali di marzo, arriverà la conferma che si tornerà a votare per l’Amministrazione provinciale. Tutto lascia prevedere che il pronunciamento del Tar non avrà neppure bisogno dell’ulteriore materiale probatorio raccolto nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica sulle “firme taroccate” per la lista del Pdl. E che tanto clamore ebbe nella fase iniziale. Titoli da prima pagina.

C’è chi l’ha definito un pasticcio tra pasticcioni, tra superficialità, impreparazione, pressappochismo, leggerezze; una catena di Sant’Antonio a conferma dello spessore o, se preferite, della mediocrità di chi dovrebbe rappresentare, in provincia di Savona, il primo partito d’Italia e di governo.

 L’inchiesta dei magistrati della Procura della Repubblica che con i giudici della Commissione elettorale erano stati tacciati pubblicamente di “golpisti” di matrice rossa nei giorni caldi della esclusione di liste, ha portato alla luce di che pasta sarebbero alcuni “rappresentanti” savonesi del Popolo delle Libertà.

E dire che, secondo il sommo “deus” ligure, erano stati scelti i migliori rappresentanti sulla piazza.

Scorrendo l’elenco, scaturisce in diversi casi un senso di pietà e di tristezza. Ovviamente c’è chi è libero di andarne fiero e magari, dopo aver invocato una “giustizia rapida”, da vittime, collabora a suo modo con lo Stato di diritto e le sue istituzioni, evitando di rispondere alle domande, agli interrogatori, per contribuire alla chiarezza, in fretta. Se il caso, dimostrare la propria innocenza. Buona fede.

Semmai col piccolo vizietto di ricopiare firme di altri. Ed altre cosette affini. Che è pur sempre reato, sotto diverse configurazioni giuridiche.

Questa è l’Italia che molti conoscono e moltissimi  premiano col loro voto. Interessato o meno, di convenienza o meno.

Trucioli Savonesi aveva aperto, con buon anticipo, una finestra su quel  mondo (con servizi  e nomi mai smentiti), nessuno si era illuso che poteva essere di aiuto, da pungolo alle coscienze critiche che pure non mancano e subiscono. Significava spalancare le porte al rinnovamento reale e non alla sudditanza perfetta.

Non è un problema di personalismi, semmai “salto di qualità” senza il quale questa Provincia (e non solo) continuerà a restare in ginocchio. A domandarsi come mai, pur essendo favoriti dalla natura e dal clima, dalla storia, l’unica industria fiorente è rimasta la “gallina” della speculazione immobiliare e dei piani regolatori a suon di varianti ad “beneficiandum”.

Il prosperare e proliferare di un “professionismo della politica” che il premier Berlusconi continua ad additare a livello nazionale come il volto peggiore del “catto-comunismo”. La corsa ai posti di governo e sottogoverno, degli enti e dei carrozzoni con nomine, designazioni e stipendi a prescindere dai risultati, dal curriculum. 

Forse il quadro ci aiuta a capire per quale ragione sfogliando i decennali archivi di cronaca savonese troviamo che si ripetono alla noia progetti, annunci, propositi, titoli roboanti di scelte strategiche in settori vitali: industria, turismo, agricoltura (era un fiore all’occhiello e la stanno letteralmente distruggendo, seguendo il copione alberghiero).  



Roberto Tazzioli

Rispetto dei programmi e soprattutto rispetto degli obiettivi e degli impegni, restano desolatamente assenti. Con rare eccezioni, porto di Savona, ad esempio. O ancora poche realtà di imprenditoria privata, non assistita.

Si continua, nelle stanze del potere politico e dintorni, a navigare a vista, vivere quasi alla giornata. Regna il “chi non è con me è contro di me”.

In gangli vitali resistono uomini che possono vantare primati decennali nell’attaccamento al potere, a poltrone, al di là dei risultati o dei fallimenti  a catena, dimenticati in fretta, da eterni smemorati. Anche i media hanno perso l’abitudine di “farci ricordare”, per non essere ingannati in eterno.

Di fatto si è ridotto il nostro territorio in precarie condizioni, a gran parte note, che pesano sulla pelle dei cittadini e delle aziende commerciali, produttive; economia parassitaria e da riciclaggio (nero-malavitoso) esclusi. Ogni alternativa serie viene soffocata e scoraggiata.

Vive e vegeta persino la “paura della parola”, di esporsi, come aveva ricordato dalla colonne dei giornali, il “personaggio” Antonio Ricci, in occasione dell’assalto, fallito, con tanto di torri progettate sul centro storico, a “rilancio dell’economia della piana albenganese”.  Testuali alcuni articoli su Il Secolo XIX e La Stampa.

Il tentativo naufragato di mettere fuori gioco il popolare ideatore di “Striscia la notizia”, con citazione in tribunale e maxi richiesta danni, culminata in sentenza di assoluzione e condanna alle spese legali (22 settembre 2008).

Manco a dirlo, sbandierata come pronuncia di primo grado destinata a frantumarsi in  appello; tuttora non appellata. Seppure con distinguo di tempi, tra campo penale e procedura civile.     

Da troppi anni siamo vittime (l’entroterra ha pagato lo scotto maggiore) di un freno allo sviluppo, alla crescita di una strategia di mercato capace di premiare la meritocrazia e non la sudditanza, che favorisce chi sa rispettare gli impegni e traguardi prefissati in modo rigoroso, non parolaio, con puntuali riscontri.

Ci perdoneranno la provocazione, ma la Provincia di Savona sarebbe miracolata se il futuro presidente anziché un “professionista della politica”, fosse un professionista della sana economia, quella che fa risultati, che i bilanci li esige in attivo perché cosi vuole il capitalismo dei valori, della crescita sociale, culturale (non solo in senso letterario), di cui abbiamo esempi in Europa e persino in alcuni paesi emergenti.

L’assistenza sociale e sanitaria di massa è altra cosa.

Riportiamo, per i lettori di Trucioli Savonesi, l’articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, del 30 dicembre scorso, dal titolo “Ricavi record per la Bombardier”. “La consociata italiana della multinazionale canadese chiude il 2009 con un fatturato di 400 milioni.” (vedi….). Era stato di 370 milioni di euro nel 2008.

L’altro giornale economico per eccellenza (“MilanoFinanza”) parla di <un bilancio 2009 splendido, si sono prodotte 140 locomotive, contro le 100 dell’anno precedente>. Azienda di cui possono andare orgogliose le maestranze (500), con una storia da incorniciare. Pur di fronte alle generali riduzioni del mercato, in molti settori produttivi (con alcune eccezioni), l’ex Tecnomasio, sorta nel 1871, il più antico stabilimento elettromeccanico d’Italia, dimostra di possedere un management all’altezza, capace, preparato. Con un secondo stabilimento (200 dipendenti) di Rail Control Solutions, ingegneria e sviluppo di sistemi di controllo ferroviario, con sede a Roma. Produzione quasi interamente destinata al mercato italiano e spagnolo.

Tra gli artefici emerge la figura del presidente-amministratore delegato della Bombardier Trasportation Italy (con “casamadre” canadese, quotata alla borsa di Toronto), l’ingegner Roberto Tazzioli, 54 anni, chiamato alla guida del ramo italiano nel 2003, dopo un buona prova, dal 1999 al 2002, all’Alstom e componente del consiglio del Consorzio Saturno per l’alta velocità. Dal 2003 al 2005 presidente del Consorzio Trevi.

Laurea in ingegneria civile ed idraulica, natali a Modena, il big-manager può pure vantare “ispirazioni ambientaliste” (non ci interessano quelle di partito o schieramenti) quando ha potuto sostenere e ricordare su Ivg, il 6 marzo 2009: <Ogni mille persone che lasciassero l’auto per il treno, si risparmierebbero emissioni di Co2 per 1,3 tonnellate, pari a 3 mila alberi su una distanza di 15 chilometri, il tragitto medio di un treno metropolitano>.

In Italia, sia in tivù, sia sui media, siamo avari di informazioni della Germania (il più esteso e popolato paese europeo, a lungo diviso dal muro della vergogna che aveva reso un fetta di territorio sottosviluppato e schiavo della dittatura comunista); in quel paese il treno è davvero conquista sociale. Un mezzo di trasporto (merci e persone) veloce, efficiente, capillare, anche nelle periferie meno abitate. Rimedio efficace contro il “pericolo abbandono di aree meno sviluppate e fortunate”.  Nell’interesse dell’intera comunità, ad iniziare dai settori produttivi, dei servizi, fino ai meno abbienti. E’ “cultura di massa”, da priorità, simbolo del progresso vero.

Se un “miracolo” volesse che il manager della Bombardier (non sarà certo l’unico ad avere titoli) diventasse il “primo cittadino” della Provincia, sarebbe una svolta non solo di facciata. Ma di contenuti, di traguardi, di conquiste sociali, pur con tutte le problematiche dell’arretratezza e della mancata riforma della politica.

Roberto Tazzioli che amministra bilanci da 400 milioni, non avrebbe difficoltà a dare una sterzata ad una Provincia  che col suo ultimo “conto” di previsione 2010 raggiunge i 66 milioni di euro, in gran parte assorbiti da spese per far funzionare la macchina burocratica. Ed in piccolissima parte (15 milioni) in conto capitale (fonte La Stampa del 29 dicembre).

Un bilancio, secondo alcuni, del tirare a campare, senza colpi d’ala, senza riforme della “consolidata eredità del passato”.

Quella che sui giornali ci viene di volta in volta descritta: <Voi avete fallito, noi siamo invece più bravi>.  <Voi avete perseguito una strana politica degli affari che attraversa trasversalmente le forze del centro sinistra, noi siamo la forza del rinnovamento…loro coltivano l’orticello, noi i grandi  progetti del fare…>(fonte Il Secolo XIX del 26 agosto 2007, pagina 17, intervista di Bruno Lugaro ad Angelo Vaccarezza).

Che dire? Alternanza della mediocrità praticata per bene che vada. I danni, disinformazione a parte, sono sul piatto della vita quotidiana di ogni cittadino, parassiti esclusi.

L.Cor.