LA
TRASFORMAZIONE DELLA DESTRA
SOTTO LA LENTE DI INGRANDIMENTO
di
Franco Astengo
In questi mesi è apparso
evidente l'apparire di uno scontro a destra,
personalizzato da un lato dal
Presidente del Consiglio e dall'altro
dal
Presidente della Camera, inteso da
molti quale una tattica di logoramento da parte
di quest'ultimo nel gioco dell'eventuale
successione e da altri quale un vero e proprio
spostamento d'asse, da parte di un settore del
PDL verso la ricerca di nuovi spazi
e, forse anche di nuove alleanze. Ci è parso, quindi, il caso di scavare meglio nella realtà di questo confronto, allo scopo di verificare anche una possibilità di proposta politica tale da diventare oggetto di dibattito, tra le diverse parti in causa. |
Da un lato, la parte
maggioritaria del
PDL
legata al Presidente del Consiglio ed alla forte
caratterizzazione personalistica che questi sa
imprimere all'azione politica, punta
a portare a termine la forma surrettizia
di trasformazione del sistema, avvenuta nel
corso di questi anni principalmente nel costume
e in alcuni ambiti della società, introducendo
in Italia una sorta di “modello gollista” (la
definizione è del senatore
Quagliariello,
in risposta ad una domanda rivolta da
Giuliano Ferrara, sul modello che
avrebbe dovuto assumere la destra italiana per
poter durare al governo riuscendo a collegarsi
con gli establishment europei ed americani),
adeguando così la Costituzione formale a quella
materiale ( è questa l'insidia vera delle
cosiddette “riforme condivise”).
Si tratterebbe del punto
di arrivo della caotica transizione italiana,
avviata all'inizio degli anni '90 del XX secolo:
la pianta dell'invenzione “partito personale” , creato
dall'attuale Presidente del Consiglio, si è
rivelata la specie che si è meglio adattata
nella circostanza.
Ma l'incognita della
tenuta di una coalizione di centrodestra nel
momento in cui il suo fondatore fosse costretto
a cessare il ruolo di “federatore nazionale” svolto fin dal
1994 (ricordate l'alleanza con la
Lega al Nord, quella con il
MSI
al Sud?) rimane tutta da scoprire. Qui entra in
gioco il ruolo del Presidente della Camera e
della pattuglia dei suoi seguaci.
Secondo questo “pensatoio”
la storia degli ultimi sessant'anni dimostra che
le democrazie europee, pur se molto
differenziate al loro interno, possono conoscere
“cicli politici convergenti” con periodiche
ondate politico – culturali capaci di
attraversare le diverse nazioni, ed influenzarne
le dinamiche politiche interne.
E' stato il caso della
stagione socialdemocratica dal dopoguerra fino
agli anni '70, di quella neoliberista degli anni
'80 o della “terza via” di
Giddens e Blair negli anni '90. Le
trasformazioni sociali ed economiche avvenute
nell'ultimo ventennio starebbero favorendo la
comparsa di una inedita stagione politica..
La destra riformista,
immaginata dal Presidente della Camera, a questo
punto, dovrebbe essere una
“destra riformista”,
in grado di indicare la possibilità di
affermazione per un nuovo soggetto, pragmatico,
post-ideologico, laico e modernizzatore;
rispettoso dei diritti individuali e per certi
versi persino “libertario”. In grado di
sfidare la sinistra sui suoi stessi terreni,
dall'ambiente, alle politiche di integrazione
nei confronti degli immigrati.
Immigrati verso i quali si
pensa ad una “cittadinanza
del ventunesimo secolo” ed ai
quali si chiede un atto volontario di amore per
il paese nel quale si è nati o che si è scelto
come propria patria. A questo modo
“nuovi e vecchi italiani posso ritrovarsi
uniti”, nella nuova prassi della cittadinanza
“nazionale ed europeista al tempo stesso”.
La destra italiana, in
particolare quella che dal 1995 si è
riconosciuta in
Alleanza Nazionale, avrebbe
intrapreso un lento lavoro di revisione critica
che, negli ultimi tempi, ha conosciuto
un'accelerazione, permettendosi di porsi in
sintonia, sul piano ideale, dei programmi, dello
stile e della mentalità, con le esperienze
europee di “destra nuova” (da
Sarkozy, a
Cameron,
ai moderati svedesi di
Reinfeldt). Come
mostrerebbe, del resto, su di un versante
diverso, il lavoro nel senso della revisione
dell'ortodossia ideologica liberista, avviato
dal Ministro dell'Economia.
Dove il Ministro
dell'Economia, può rappresentare anche quel
raccordo con il Nord e con la
Lega necessario per riequilibrare il
tradizionale insediamento sudista di
AN.
Questo, dunque, riassunto
molto schematicamente il livello dello scontro a
destra, verso il quale sarebbe davvero un errore
rispondere con l'idea della riforme
costituzionali “condivise”, perché il solo
terreno possibile, in queste condizioni, per
andare ad un confronto sarebbe quello del
completamento dell'ipotesi gollista (non a caso
la Bicamerale
D'Alema nel 1997,prevedeva il
semipresidenzialismo alla francese). In quel modo non
si possono creare alcune condizioni per una
normalizzazione del sistema politico italiano. Quale proposta
potrebbe allora essere avanzata, per fare in
modo che lo scontro si chiarisca fino in fondo e
maturino condizioni diverse? Restiamo nel
campo della politica istituzionale: l'idea
potrebbe essere quella di una forte campagna per
la modifica della legge elettorale in senso
proporzionale; il modello tedesco (si potrebbe
discutere sulla soglia di sbarramento) potrebbe
essere utilizzato al proposito, anche perché
comprende un altro elemento molto importante al
fine di affrontare la prossima fase politica;
quello dello svincolarsi dalla imposizione
relativa alle coalizioni necessariamente
costruite prima delle elezioni. Un ritorno
all'indietro per molti, un passo verso la
chiusura dell'infinita transizione per altri.
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