Scandalo in Liguria. Il vescovo invita il sacerdote alle dimissioni, ma lui non
si arrende
Rivolta contro il parroco: «Pensa al lusso, non ai fedeli»
GENOVA - Un comitato di
fedeli per mandar via il parroco, accusato di maltrattare e trascurare il suo
gregge e di tenere un comportamento scandaloso. Un parroco che respinge tutte le
accuse, forte dell' appoggio di una parte dei parrocchiani. Maldicenze contro il
religioso che girano per il paese, una denuncia contro di lui ai carabinieri,
perfino due attentati incendiari. Tanto che alla fine il vescovo bacchetta tutti
e invita il sacerdote a dare le dimissioni. Ma quello risponde «no». Succede a
Garlenda, piccolo comune dell' entroterra di Savona, famoso finora soltanto per
il raduno estivo delle Cinquecento e il suo bel campo da golf. Un borgo di 961
abitanti ai piedi delle Alpi Liguri, che vive di olive, agricoltura e turismo.
Al centro della vicenda c' è il parroco don Giovanni Ferrando, 64 anni,
piemontese dell' Alessandrino, ex-cappellano militare, da otto anni a Garlenda.
Una parte dei fedeli non lo sopporta più. E ha formato perfino un comitato per
allontanarlo. Le accuse? «Quando confessa tratta male la gente - dicono i
parrocchiani -: non vuole in chiesa quelli che considera indegni, attacca i
fedeli perché fanno poche offerte, sta in paese solo il sabato e la domenica. Il
resto della settimana lo passa a casa sua nell' Alessandrino, a Roccagrimalda».
Queste le accuse ufficiali. Poi, ci sono le maldicenze. «Don Ferrando è un gay e
fa la bella vita - ti dicono sottovoce -: aveva case a Firenze e Ibiza, che
metteva a disposizione dei giovani del paese. Girava con un' Alfa 155, finché un
suo amichetto due anni fa gliel' ha bruciata». Una residente ha denunciato il
parroco ai carabinieri per il furto di due candelabri dalla chiesa di una
frazione. E la scorsa settimana, qualcuno di notte ha dato fuoco alla porta
della canonica, senza fare grossi danni. Dal mese scorso, dopo un' assemblea
sull' argomento, i fedeli ribelli disertano la messa nella parrocchia della
Natività. Il comitato ha l' appoggio del sindaco Dario Braggio, alla testa di
una lista civica. Don Ferrando ribatte a tutte le accuse e si dice tranquillo.
«Agli abitanti di Garlenda la chiesa non interessa. Quando sono arrivato cadeva
a pezzi, l' ho rimessa a posto io. Non sto qui in settimana perché non
servirebbe a niente, non si confessano neppure. Non ho rubato i candelabri, li
ho restaurati e portati nella chiesa del paese». E ancora: «Non sono gay. La
casa di Ibiza la mettevo a disposizione dei parrocchiani. Poi l' ho venduta
insieme a quella di Firenze e con il ricavato ho restaurato la chiesa. Non certo
con le offerte dei fedeli. L' Alfa 155? Ma perché un prete non può permettersi
una bella macchina? Chi me l' ha bruciata è un balordo che voleva dei soldi e
non li ha avuti. E' già stato condannato». Don Ferrando ha l' appoggio di una
parte dei fedeli. Ammettono però che non è un prete facile: «Non accondiscende
alle richieste di chi bada più all' immagine che alla sostanza», dicono i suoi
fan. Lo stesso parroco racconta di aver rivelato a un marito il tradimento della
moglie, da lui sorpresa in auto con l' amante. Lo scontro è talmente acceso da
finire sulle pagine de Il Secolo XIX, che gli ha dedicato una serie di articoli.
Tanto che ieri, il vescovo di Albenga, Mario Oliveri, ha deciso di intervenire.
Con una lettera aperta a fedeli e sacerdote, ha criticato i primi per aver
formato il comitato e ha invitato il secondo a dare le dimissioni, «per il bene
e la serenità della comunità». Don Ferrando ha subito risposto che non intende
andarsene. Stefano Secondino
Secondino Stefano