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La "casa madre" dei berluscones insegna la "libertà di stampa" ai seguaci

Dolce diffamazione killer

Riservato ai preti, ai cattolici praticanti 

Cosa insegna il "caso Boffo", da prima pagina di giornali e televisioni,

 a notizia taciuta, oppure riservata alle pagine interne. Top della vergogna!


Vittorio feltri

Dino Boffo

Siamo un piccolo blog, non abbiamo protettori, nè padrini, nè finanziatori, ma la conclusione del "caso Boffo", l'ex direttore del quotidiano "L'Avvenire" della Conferenza episcopale italiana, è da voltastomaco. Leggete, se non l'avete ancora fatto, gli articoli ultimi sull'epilogo, riportati da Il Sole 24 Ore (giornale della Confindustria), da Repubblica (giornale dell'industriale De Benedetti) e Il Secolo XIX (editore benestante ed ereditiero, Carlo Perrone). Hanno descritto, diciamo con completezza di informazione, cosa è accaduto. Nelle pagine interne. Ogni testata aggiungendo qualcosa in più, con titoli significativi.

Il Tg1  Rai di Minzolini (ex inviato de La Stampa), voluto a quel posto da Silvio Berlusconi, ha dato lezione di giornalismo dopo che aveva a lungo raccontato lo "scandalo Boffo". Più o meno analogo il Tg2, sotto influenza della Lega Nord e dell'ex direttore de Il Mattino di Napoli.  Non hanno ritenuto doveroso informare i lettori, gli utenti che pagano il canone (milioni di evasori esclusi) della colossale diffamazione consumata ai danni di un giornalista onesto e praticante. Che però si era permesso di criticare certi vizi privati non del cittadino Berlusconi, ma del nostro presidente del Consiglio, che rappresenta tutti gli italiani, come il presidente della Repubblica, delle Regioni, delle Province, i sindaci.

Negli anni cinquanta in molti seminari d'Italia (quelli di Albenga e Savona compresi), in prossimità delle elezioni, ai seminaristi si facevano recitare preghiere affinchè i comunisti non vincessero le elezioni. Considerati atei, materialisti e portatori di valori anticristiani.

Oggi nei seminari (con i pochi seminaristi rimasti) e nella stragrande maggioranza delle chiese, guai a pregare per scongiurare i nuovi "valori praticati dal berlusconismo". Molti parroci, forse anche vescovi, sono le prime vittime della massacro della nostra civiltà cristiana che si compie nella diseducazione e nell'illegalità sempre più di massa.

Chi va a braccetto, anche e soprattutto facendo passerelle in televisione e giornali, con i " diffamatori"? Con i neppure tanto occulti mandanti, visto che sarebbe stato pubblicato materiale proveniente dalle cosiddette Istituzioni democratiche e magari "deviate". Ovvero informazioni che possono arrivare dall'alto del potere.

Sappiamo dell'indignazione di tanti sacerdoti coerenti al vangelo, all'apostolato praticato prima di tutto col buon esempio, non conosciamo finora chi ha avuto il coraggio di ribellarsi, magari parlando ai fedeli dal pulpito, come si faceva per il "pericolo comunista". I poi si parla di tutelare le nostre origini cristiane! Da quale pulpito.

A meno che lo "scandalo Boffo" non abbia insegnato nulla, anche ai cristiani della terra ligure. Il perdono è ben altra cosa dalla diseducazione civile, sempre più devastante ed imperante.  

Nessuno di noi ha il monopolio della verità, in ciascun giornale (o blog on line) e pensiero possono fare capolino censure e distorsioni. L'ultima stagione dei media italiani (con l'armata berlusconiana scatenata) ha visto l'insorgere brutale ed arrogante  di un giornalismo da gorilla beceri ed intriganti (Repubblica per certe sue "rivelazioni" insistenti).

Il rimedio è un solo. Ogni giornalista dovrebbe ricordarsi della sua coscienza, e non solo del portafoglio o del plauso del momento. Si ricordi, il giornalista, delle ragioni ideali che dovrebbero averlo spinto da ragazzo o ragazza al mestiere e non dimentichi che il suo pubblico  ed i suoi avversari sono persone umane, da rispettare e difendere nei diritti e nella dignità. Siano essi atei, comunisti o clericalisti.

L.Cor.