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Finalmente un ministro che difende la salute dei lavoratori

 SALTARE LA PAUSA PRANZO

VA BENE, MA PERCHE'

NON RINUNCIARE ANCHE ALLA CENA?

  di FRANCO IVALDO *

L' operaio specializzato Peppino Stakanovic, figlio di emigrati moscoviti, lavorava con impegno nella fabbrichetta del cummenda milanese che gli aveva trovato un posto, ma un posto che non vi dico. Entrava alle sette del mattino ed usciva alle sette del mattino (del giorno dopo, naturalmente) per rientrare subito al lavoro. Insomma, era un operaio oltre che specializzato persino stakanovista (in nomen omen , come diceva quel comico di Zelig). Ascoltava la radio - sempre lavorando - Peppino Stakanovic, quando come dal cielo gli giunse il messaggio celeste e salvifico di un ministro illuminato ,Giro Rotondi.

Per Peppino Stakanovic fu una rivelazione, di quanto il governo pensasse alla salute fisica, psicologica, alla linea ed allo stato forma di quelli come lui.

Il ministro Rotondi, apparteneva al partito di maggioranza dei girotondini o dei prendingiro o dei tu mi fai girar le palle, adesso non ricordo. Comunque, della maggioranza altrimenti mica lo facevano ministro, vi sembra ? Giro Rotondi, dicevo, stava lanciando sull'etere, sul video, dalla finestra e dal balcone una proposta rivoluzionaria che avrebbe dovuto riempire di entusiasmo e riconoscenza i sindacati. Invece (ingrati!) non andò così ; ma procediamo con ordine. Almeno noi che di casini in giro ce ne sono già troppi.

La proposta sanatoria per incrementare la produzione era semplicemente questa: saltiamo la pausa pranzo e buonanotte!

Quando l'ascoltò alla radio – sempre lavorando – Peppino Stakanovic non stava più nella pelle, tanto era felice e contento. Perfettamente d'accordo col ministro: a cosa cazzo serviva la pausa pranzo, se non a rallentare il ciclo produttivo ? A cosa serviva se non a fare i comodi di quei fannulloni che erano sfuggiti all'occhio vigile, implacabile con le basse sfere, del ministro Renato Brunetta, il quale sparava alzo zero sulle palle degli statali ? Tre palle, un soldo. Oppure, come diceva il ministro del commercio, tre palle un saldo.

Dobbiamo accettare l'idea di Rotondi, sicuramente sì. Ma che ne penseranno tutti gli altri lavoratori ?
Questo si stava chiedendo Peppino Stakanovic e si attendeva una approvazione corale da parte dei suoi compagni. Si accorse, invece, che cominciava a manifestarsi una certa fronda. Un lieve dissenso. Che l'unico stacanovista in fabbrica era lui. L'altro era, beninteso, il cummenda cioé il padrone. Ma c'era in giro malcontento esplicito.

 Lodovico Grissino, ad esempio, obiettava: Se rinuncio anche alla pausa pranzo, non mi ritrovano più e chi lo timbra il cartellino al posto mio ?

Uno dei sindacati filo-governativi cercava di convincerlo ma senza apparente successo: Ma è per il tuo bene. Così non ingrassi. Diventi più snello...Come cantavano Cochi e Renato: la dieta è brutta ma è snella...

La dieta falla fare a tua sorella! replicava Lodovico Grissino che cominciava a perdere la pazienza e non ci vedeva più dalla fame.

L'opposizione – colta come sempre del tutto impreparata di fronte agli ultimi avvenimenti – aveva affidato una estrema critica al provvedimento suggerito dal ministro Giro Rotondi al grintoso e robusto maitre à penser torinese, Piero Fassino, il quale aggressivo com'era faceva paura agli avversari.

Non vorrei apparire favorevole all'obesità – stava dicendo Fassino – ma spingere gli onesti lavoratori sull'orlo dell'anoressia non mi pare corretto. Non dico che perdere qualche chilo non faccia bene, basta guardare me;  ma lasciatemelo dire: rinunciare alla pausa pranzo per lavorare di più mi sembra un tantino eccessivo!

Ho sempre desiderato fare la mannequin – esclamò la sindacalista Rosy Bindi – e non ci trovo nulla di sbagliato nella proposta dell'esimio collega della maggioranza. Per una volta sono d'accordo con loro: saltate la pausa pranzo, al suo posto fate jogging, sollevamento pesi, una maratona di tanto in tanto, andate in palestra invece che alla mensa e vedrete, cari lavoratori, che starete meglio. Lasciatelo dire ad una che di salute se ne intende, non per nulla quando c'era Lui (Romano Prodi) io ero ministro della Sanità!

Gli estremisti del digiuno , con facce quaresimali, gridarono: Abolire la pausa

pranzo è già qualcosa, ma come la mettiamo con la pausa cena ? Anche quella va abolita. Altrimenti che digiuno è ?

Marco Pannella ed Emma Bonino, ma di cosa state parlando ? chiese il cugino della sora Lella che aveva aperto una pizzeria vicino alla stazione di Trastevere.

Qui, se non vengono più gli impiegati del gas, io sono rovinato altro che togliere la pausa pranzo. E voi vorreste addirittura abolire la cena E i ferrovieri come fanno, coi treni che anziché arrivare er mattino – com'era previsto dall'orario - me arrivano de notte . Proprio vero: quando c'era Lui i treni arrivavano in orario, altro che pausa pranzo. Se magnava mattino e sera e pure de notte, se magnava altro che storie!

Marco Pannella: Aho! O si digiuna o non si digiuna. Qui non ci sono mezzi termini, mezze calzette e mezze misure.

Renato Brunetta: Sono perfettamente d'accordo con te, Marco!

L'oste: Ordina qualcosa, signor ministro ?

Mezzo litro, grazie!

Il Santo Stefano Epifania della Cgil ( nero in volto e con un sacco di carbone sulle spalle): Ma perché mai gli operai ed i lavoratori dipendenti dovrebbero digiunare. Me lo volete spiegare ? A parte che se guardo le loro buste paga lo capisco da solo anche se non me lo spiegate voi. Ma che cazzata è ?

Per solidarietà con noi pensionati. disse Gino Paoli, presidente del sindacato dell'unione dei pensionati italiani canta che ti passa.

 Santo Stefano Epifania della Cgil: Dite piuttosto che vogliono fare un regalo ai padroni, ai poteri forti, ai banchieri  o alla voce del padrone.

Ma perché incide ancora dischi ? chiese Gino Paoli, molto interessato.

Questo crede ancora alla befana! esclamò, sogghignando, S. Stefano Epifania della Cgil. Vedo nero, il peggio deve ancora venire,  il più brutto deve ancora arrivare !

Ignazio La Russa stava entrando  proprio in quel momento dalla porta e, unendosi alla conversazione generale, dichiarò : Io la pausa rancio nella mia caserma non la abolisco, altrimenti quelli mi sparano. Poco ma sicuro.

Il dibattito era ormai avviato e stava dando i soliti amari risultati.

Nelle trattorie erano apparsi dei cartelli: è il governo che deve decidere. Non può fare finta di niente e  nascondersi dietro un dito o dietro a Brunetta !

Lo so io dove glielo metterei il dito gridò il rivoluzionario Vasco Rossi, facendo un gesto inconsulto ai fans proprio davanti alle telecamere. Gesto criticato dai critici perché troppo popolare e populista.

Vasco: O si è Rossi o non si è Rossi. Non ci sono mezze misure!

Renato Brunetta: Sono d'accordo con lei!... (come sopra).

 La questione rischiava di degenerare.

Vasco ROSSI

Un portavoce governativo che pesava oltre centotrenta chili disse che a lui la pausa pranzo non gli serviva granché perché faceva una colazione all'inglese, poi all'ora dell' aperitivo si mangiava una decina di supplì assieme alla bevanda; poi faceva merenda e – poeticamente – era subito sera. La cena, quella sì, era intoccabile. Tanto da fare indigestione. Così non poteva chiudere occhio per tutta la notte. Andava in cucina e riapriva il frigo per un leggero spuntino notturno al lume di candela, in modo da digerire la cena. Alla mattina, colazione all'inglese e via di questo passo per 24 Ore. Come aveva appunto dichiarato in un'intervista esclusiva a Il Sole 24 Ore.

Si sa: è la dura vita dei portavoce governativi.

Pausa pranzo, sì!

Pausa pranzo , no!

Divisi su tutto, gli italiani si scontravano nelle piazze, nei comizi, negli stadi, al cinema, al mare  sotto l'ombrellone, sulle nevi, sugli sci, sugli slittini, nei pic-nic, nelle serate di gala, nelle serate di beneficenza. A queste ultime  era sempre presente la dama della carità Emma Marcegaglia della Confindustria (piuttosto favorevole ad abolire tutte le pause, da sala da pranzo o non da pranzo, ed a sostituirle con delle catene. Catene di montaggio).

Con fare nervoso, l'oracolo dell'efficientismo e della mobilità assoluta, del dinamismo, del tempismo, della velocità e della formula uno, Luca Cordero di Montezemolo dichiarò semplicemente: Nell'Italia Futura, niente pausa pranzo. Solo una pausa caffé oppure giusto una sosta ai box ed un caffé espresso fumante, di marca rossa. Veloci, veloci. Muoversi !

Antonio Di Pietro propose: Al posto di sopprimere la pausa pranzo, perché non togliamo la pausa processuale, la pausa dei rinvii e la pausa dei processi che durano vent'anni e finiscono in prescrizione, dico io ?

Pier Luigi Bersani, rivolto ai compagni della sinistra italiana, disse: Cari compagni, potremmo  rinunciare anche alla pausa pranzo, visto che ormai abbiamo rinunciato a quasi tutto, ma a mio avviso quel che si impone adesso alla sinistra più che una pausa pranzo è una pausa di riflessione. Riflettiamo, compagni, riflettiamo sulle strategie per il futuro  e se proprio i lavoratori sceglieranno di saltare la pausa pranzo, noi faremo le primarie per decidere chi di noi dovrà saltare più in alto, con l'asta o senza l'asta. Se dovrà essere un salto in alto oppure un salto in lungo. Il tutto deciso democraticamente. Siamo d'accordo ?

Massimo D'Alema, come sempre pronto ad immolarsi per una giusta causa, a sua volta, sentenziò: Cari compagni, mi sono sacrificato per voi rinunciando ad un posto sicuro di ministro degli Esteri europeo; adesso sarei anche pronto a rinunciare alla pausa pranzo,  ma non voglio fare un piacere al governatore del Texas, Valter Veltroni, il quale nella sala ovale in compagnia del presidente Obama si fa certi bistecconi così, alla faccia mia ed alla faccia vostra, senza dirlo a nessuno. Non diamo a Veltroni questa ennesima soddisfazione, di farci fessi con il fast-food all'americana.  Poi, devo riconoscere che non essendo più al governo l'ultima parola sul pranzo non spetta certo a me, bensì ai ministri della colazione di maggioranza, sperando che diventi presto una semplice colazione di minoranza. O al massimo dico al massimo un self-service, un fast- foot all'americana, visto che anche loro ci tengono tanto ad Obama. Quelli di foot-ball americano se ne intendono. E' del calcio italiano che non capiscono un cazzo, come dicono sempre Moggi e Mourinho.

L'ultima parola, tuttavia,  spettò non ai ministri, bensì a Lui, il primo ministro, al premier dei premiers. Al presidente che doveva estrarre dal cappello il coniglio a sorpresa, magicamente. Non per nulla era il presidente del coniglio.

A lui  toccò la scelta definitiva del menu per i lavoratori italiani .

In linea di massima, non ho nulla contro una pausa pranzo. Anche gli osti, quelli delle trattorie ed il signor Mac Donald devono pur vivere e i lavoratori devono mettere qualcosa sotto i denti. Pane e cicoria ad esempio.

Così ad occhio e croce, io abolirei il giovedì trippa, il venerdì pesce, il lunedì brodo anche se – quando io prendo una decisione – dico sempre il dado è tratto, oggi brodo. Ho riflettuto a lungo sulla proposta del ministro Rotondi sulla eliminazione della pausa pranzo. Ho riflettuto talmente che alla fine stavo quasi per sbattere fuori Rotondi dal governo, tanto che mi piaceva la sua idea. Perché ve lo dico subito a scanso di equivoci. Io ad una cosa non ci rinuncio di certo. Voi fate come vi pare.

Il sabato, gnocche! Quel piatto non si tocca, non si toglie dal menù delle trattorie. Ci siamo capiti ?

Fu molto contento anche Peppino Stakanovic, il lavoratore instancabile.

Era pronto a raddoppiare i turni, il cottimo, a saltare la pausa pranzo.

Ma alle gnocche del sabato sera – tutto stacanovista che era – a quelle proprio non era disposto a rinunciare.

Era il piatto più amato dagli italiani.

Nessuno, infatti, ci rinunciò.

Anzi, tutto – ma proprio tutto – rimase come era prima.

Volete sapere la verità ? In fondo, anche il ministro Rotondi non se la prese più di tanto. Pausa pranzo o no, il menù scelto dal capo piaceva  pure a lui.

Al sabato, in trattoria ed anche fuori, c'erano tutti.

Maggioranza ed opposizione. A braccetto, come sempre.

 * Franco Ivaldo, giornalista professionista, ha 69 anni, è l' autore del romanzo storico Inchiesta sul delitto Pertinace edito dai Fratelli Frilli di Genova. Prossimamente, uscirà il suo nuovo romanzo dal titolo L'odissea di Leon Pancaldo, dedicato alla vita avventurosa del grande navigatore savonese, il nocchiero di Ferdinando Magellano, nella circumnavigazione del globo terrestre.