Finalmente un ministro che difende la salute dei lavoratori
VA BENE, MA PERCHE'
NON RINUNCIARE ANCHE ALLA CENA?
L' operaio specializzato Peppino Stakanovic, figlio di emigrati moscoviti, lavorava con impegno nella fabbrichetta del cummenda milanese che gli aveva trovato un posto, ma un posto che non vi dico. Entrava alle sette del mattino ed usciva alle sette del mattino (del giorno dopo, naturalmente) per rientrare subito al lavoro. Insomma, era un operaio oltre che specializzato persino stakanovista (in nomen omen , come diceva quel comico di Zelig). Ascoltava la radio - sempre lavorando - Peppino Stakanovic, quando come dal cielo gli giunse il messaggio celeste e salvifico di un ministro illuminato ,Giro Rotondi. |
Per Peppino Stakanovic fu
una rivelazione, di quanto il governo pensasse
alla salute fisica, psicologica, alla linea ed
allo stato forma di quelli come lui. Il ministro Rotondi,
apparteneva al partito di maggioranza dei
girotondini o dei prendingiro o dei tu mi fai
girar le palle, adesso non ricordo. Comunque,
della maggioranza altrimenti mica lo facevano
ministro, vi sembra ? Giro Rotondi, dicevo,
stava lanciando sull'etere, sul video, dalla
finestra e dal balcone una proposta
rivoluzionaria che avrebbe dovuto riempire di
entusiasmo e riconoscenza i sindacati. Invece
(ingrati!) non andò così ; ma procediamo con
ordine. Almeno noi che di casini in giro ce ne
sono già troppi. La proposta sanatoria per
incrementare la produzione era semplicemente
questa: saltiamo la pausa pranzo e buonanotte! Quando l'ascoltò alla radio – sempre lavorando – Peppino Stakanovic non stava più nella pelle, tanto era felice e contento. Perfettamente d'accordo col ministro: a cosa cazzo serviva la pausa pranzo, se non a rallentare il ciclo produttivo ? A cosa serviva se non a fare i comodi di quei fannulloni che erano sfuggiti all'occhio vigile, implacabile con le basse sfere, del ministro Renato Brunetta, il quale sparava alzo zero sulle palle degli statali ? Tre palle, un soldo. Oppure, come diceva il ministro del commercio, tre palle un saldo.
Lodovico
Grissino, ad esempio, obiettava:
“Se rinuncio anche
alla pausa pranzo, non mi ritrovano più e chi lo
timbra il cartellino al posto mio ?”
Uno dei sindacati
filo-governativi cercava di convincerlo ma senza
apparente successo:
“Ma è per il tuo
bene. Così non ingrassi. Diventi più
snello...Come cantavano Cochi e Renato: la dieta
è brutta ma è snella...”
“ La dieta falla
fare a tua sorella!”
replicava Lodovico Grissino che cominciava a
perdere la pazienza e non ci vedeva più dalla
fame. L'opposizione – colta come
sempre del tutto impreparata di fronte agli
ultimi avvenimenti – aveva affidato una estrema
critica al provvedimento suggerito dal ministro
Giro Rotondi al grintoso e robusto
maitre à
penser torinese, Piero Fassino, il quale
aggressivo com'era faceva paura agli avversari.
“
Non vorrei apparire favorevole all'obesità –
stava dicendo Fassino – ma spingere gli onesti
lavoratori sull'orlo dell'anoressia non mi pare
corretto. Non dico che perdere qualche chilo non
faccia bene, basta guardare me;
ma lasciatemelo dire: rinunciare alla
pausa pranzo per lavorare di più mi sembra un
tantino eccessivo!” |
“Ho
sempre desiderato fare la mannequin – esclamò la
sindacalista Rosy Bindi – e non ci trovo nulla
di sbagliato nella proposta dell'esimio collega
della maggioranza. Per una volta sono d'accordo
con loro: saltate la pausa pranzo, al suo posto
fate jogging, sollevamento pesi, una maratona di
tanto in tanto, andate in palestra invece che
alla mensa e vedrete, cari lavoratori, che
starete meglio. Lasciatelo dire ad una che di
salute se ne intende, non per nulla quando c'era
Lui (Romano Prodi) io ero ministro della Sanità!” |
Gli
estremisti del digiuno , con facce quaresimali,
gridarono:
“Abolire la pausa
pranzo è già qualcosa, ma
come la mettiamo con la pausa cena ? Anche
quella va abolita. Altrimenti che digiuno è ?”
“Marco Pannella ed
Emma Bonino, ma di cosa state parlando ?”
chiese il cugino della sora Lella che aveva
aperto una pizzeria vicino alla stazione di
Trastevere.
“Qui,
se non vengono più gli impiegati del gas, io
sono rovinato altro che togliere la pausa
pranzo. E voi vorreste addirittura abolire la
cena E i ferrovieri come fanno, coi treni che
anziché arrivare er mattino – com'era previsto
dall'orario - me arrivano de notte . Proprio
vero: quando c'era Lui i treni arrivavano in
orario, altro che pausa pranzo. Se magnava
mattino e sera e pure de notte, se magnava altro
che storie!
”
Marco Pannella:
“Aho! O si digiuna
o non si digiuna. Qui non ci sono mezzi termini,
mezze calzette e mezze misure.”
Renato Brunetta:
“Sono perfettamente
d'accordo con te, Marco!”
L'oste:
“Ordina qualcosa,
signor ministro ?”
“Mezzo
litro, grazie!”
Il Santo Stefano Epifania
della Cgil ( nero in volto e con un sacco di
carbone sulle spalle):
“Ma perché mai gli
operai ed i lavoratori dipendenti dovrebbero
digiunare. Me lo volete spiegare ? A parte che
– se guardo le loro
buste paga
– lo capisco da
solo anche se non me lo spiegate voi. Ma che
cazzata è ?”
“Per
solidarietà con noi pensionati.”
disse Gino Paoli, presidente del sindacato
dell'unione dei pensionati italiani
“canta che ti passa”.
Santo
Stefano Epifania della Cgil:
“Dite piuttosto che
vogliono fare un regalo ai padroni, ai poteri
forti, ai banchieri
o alla voce del padrone.”
“Ma perché incide
ancora dischi ?”
chiese Gino Paoli, molto interessato.
“Questo
crede ancora alla befana!”
esclamò, sogghignando, S. Stefano Epifania della
Cgil.
“Vedo nero, il
peggio deve ancora venire,
il più brutto deve ancora arrivare !
”
Ignazio La Russa stava
entrando
proprio in quel momento dalla porta e,
unendosi alla conversazione generale, dichiarò :
“Io la pausa rancio
nella mia caserma non la abolisco, altrimenti
quelli mi sparano. Poco ma sicuro.” Il dibattito era ormai
avviato e stava dando i soliti amari risultati.
Nelle trattorie erano
apparsi dei cartelli:”
è il governo che deve decidere. Non può fare
finta di niente e
nascondersi dietro un dito o dietro a
Brunetta !”
“Lo so io dove
glielo metterei il dito”
gridò il rivoluzionario Vasco Rossi, facendo un
gesto inconsulto ai fans proprio davanti alle
telecamere. Gesto criticato dai critici perché
troppo popolare e populista.
Vasco:”
O si è Rossi o non si è Rossi. Non ci sono mezze
misure!” Renato
Brunetta:
“Sono d'accordo con
lei!...”
(come sopra).
La
questione rischiava di degenerare. |
Un portavoce governativo
che pesava oltre centotrenta chili disse che a
lui la pausa pranzo non gli serviva granché
perché faceva una colazione all'inglese, poi
all'ora dell' aperitivo si mangiava una decina
di supplì assieme alla bevanda; poi faceva
merenda e – poeticamente – era subito sera. La
cena, quella sì, era intoccabile. Tanto da fare
indigestione. Così non poteva chiudere occhio
per tutta la notte. Andava in cucina e riapriva
il frigo per un leggero spuntino notturno al
lume di candela, in modo da digerire la cena.
Alla mattina, colazione all'inglese e via di
questo passo per 24 Ore. Come aveva appunto
dichiarato in un'intervista esclusiva a Il Sole 24 Ore”. Si sa: è la dura vita dei portavoce
governativi. Pausa pranzo, sì! Pausa pranzo , no! |
Divisi su tutto, gli italiani
si scontravano nelle piazze, nei comizi, negli
stadi, al cinema, al mare
sotto l'ombrellone, sulle nevi, sugli
sci, sugli slittini, nei pic-nic, nelle serate di
gala, nelle serate di beneficenza. A queste
ultime
era sempre presente la dama della carità
Emma Marcegaglia della Confindustria (piuttosto
favorevole ad abolire tutte le pause, da sala da
pranzo o non da pranzo, ed a sostituirle con
delle catene. Catene di montaggio). Con
fare nervoso, l'oracolo dell'efficientismo e
della mobilità assoluta, del dinamismo, del
tempismo, della velocità e della formula uno,
Luca Cordero di Montezemolo dichiarò
semplicemente:
“Nell'Italia
Futura, niente pausa pranzo. Solo una pausa
caffé oppure giusto una sosta ai box ed un caffé
espresso fumante, di marca rossa. Veloci,
veloci. Muoversi !”
Antonio Di Pietro propose:
“Al posto di
sopprimere la pausa pranzo, perché non togliamo
la pausa processuale, la pausa dei rinvii e la
pausa dei processi che durano vent'anni e
finiscono in prescrizione, dico io ?” Pier
Luigi Bersani, rivolto ai compagni della
sinistra italiana, disse:
“Cari compagni,
potremmo
rinunciare anche alla pausa pranzo, visto
che ormai abbiamo rinunciato a quasi tutto, ma
– a mio avviso
– quel che si
impone adesso alla sinistra più che una pausa
pranzo è una pausa di riflessione. Riflettiamo,
compagni, riflettiamo sulle strategie per il
futuro
e se proprio i lavoratori sceglieranno di
saltare la pausa pranzo, noi faremo le primarie
per decidere chi di noi dovrà saltare più in
alto, con l'asta o senza l'asta. Se dovrà essere
un salto in alto oppure un salto in lungo. Il
tutto deciso democraticamente. Siamo d'accordo ?”
Massimo D'Alema, come sempre pronto ad immolarsi
per una giusta causa, a sua volta, sentenziò:
“Cari compagni, mi
sono sacrificato per voi rinunciando ad un posto
sicuro di ministro degli Esteri europeo; adesso
sarei anche pronto a rinunciare alla pausa
pranzo,
ma non voglio fare un piacere al
governatore del Texas, Valter Veltroni, il quale
– nella sala ovale
in compagnia del presidente Obama
– si fa certi
bistecconi così, alla faccia mia ed alla faccia
vostra, senza dirlo a nessuno. Non diamo a
Veltroni questa ennesima soddisfazione, di farci
fessi con il fast-food all'americana.
Poi, devo riconoscere che
– non essendo più
al governo
– l'ultima parola
sul pranzo non spetta certo a me, bensì ai
ministri della colazione di maggioranza,
sperando che diventi presto una semplice
colazione di minoranza. O al massimo
– dico al massimo
– un self-service,
un fast- foot all'americana, visto che anche
loro ci tengono tanto ad Obama. Quelli di
foot-ball americano se ne intendono. E' del
calcio italiano che non capiscono un cazzo, come
dicono sempre Moggi e Mourinho.” L'ultima parola, tuttavia,
spettò non ai ministri, bensì a Lui, il
primo ministro, al premier dei premiers. Al
presidente che doveva estrarre dal cappello il
coniglio a sorpresa, magicamente. Non per nulla
era il presidente del coniglio. A lui
toccò la scelta definitiva del menu per i
lavoratori italiani .
“In linea di
massima, non ho nulla contro una pausa pranzo.
Anche gli osti, quelli delle trattorie ed il
signor Mac Donald devono pur vivere e i
lavoratori devono mettere qualcosa sotto i
denti. Pane e cicoria ad esempio. Così ad occhio e croce, io abolirei il
giovedì trippa, il venerdì pesce, il lunedì
brodo anche se – quando io prendo una decisione
– dico sempre il dado è tratto, oggi brodo. Ho
riflettuto a lungo sulla proposta del ministro
Rotondi sulla eliminazione della pausa pranzo.
Ho riflettuto talmente che alla fine stavo quasi
per sbattere fuori Rotondi dal governo, tanto
che mi piaceva la sua idea. Perché ve lo dico
subito a scanso di equivoci. Io ad una cosa non
ci rinuncio di certo. Voi fate come vi pare.
Il sabato, gnocche! Quel
piatto non si tocca, non si toglie dal menù
delle trattorie. Ci siamo capiti ?
” Fu molto contento anche
Peppino Stakanovic, il lavoratore instancabile. Era pronto a raddoppiare i turni, il cottimo,
a saltare la pausa pranzo. Ma alle gnocche del sabato
sera – tutto stacanovista che era – a quelle
proprio non era disposto a rinunciare. Era il piatto più amato dagli italiani. Nessuno, infatti, ci rinunciò. Anzi, tutto – ma proprio tutto – rimase come
era prima. Volete sapere la verità ? In
fondo, anche il ministro Rotondi non se la prese
più di tanto. Pausa pranzo o no, il menù scelto
dal capo piaceva
pure a lui. Al sabato, in trattoria ed anche fuori,
c'erano tutti. Maggioranza ed opposizione. A braccetto, come sempre.
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