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Qualche domanda (utile?) alle Opere Sociali e al Comune di Savona

La Bitta, tempi duri per i musei del Santuario

Ex Solimano, chi arriva al posto degli Architetti? 
Santuario di Savona
Il Santuario di Nostra Signora della Misericordia

Savona – Al Museo Peluzzi  e al Museo  del Tesoro del Santuario la cooperativa La Bitta onlus, di via Boselli, ha ottenuto dalle Opere Sociali un contratto-convenzione dell’importo di 22 mila euro l’anno. Scopo ed incombenze: garantire personale per le visite  di savonesi e turisti interessati ad ammirare gioielli storici e dell’arte.

Savona possiede, nel complesso, un patrimonio  che continua a non valorizzare, in termini strategici (vedi ad esempio l’indotto) come  meriterebbe. Basta scorrere una “guida della città” già degli anni sessanta.

A Trucioli Savonesi  sono giunte più segnalazioni. Nulla di illecito sul fronte penale, semmai di espletamento dell’interesse pubblico, ad iniziare dalle Opere Sociali.

Per quante ore giornaliere è prevista apertura e visita “guidata” nei due musei? Il sabato e la domenica.

Quale fondamento ha l’indiscrezione che al Rettore del Santuario sarebbe stato comunicato che dal prossimo mese di gennaio l’apertura col personale de La Bitta sarà riservata soltanto di domenica?

E ancora: pare superfluo ricordare che di fronte a queste realtà storico-artistiche dovrebbe essere impegnato personale “adeguato”, ovvero qualificato al fine della valorizzazione e del servizio al visitatore. E non solo.

Se si deve fare visitare una cucina, degna di questo nome, ci si affida ad un cuoco, piuttosto che ad un agricoltore. Ad ognuno insomma la sua “specialità”.

A fronte dell’impegno attuale di quattro-cinque ore – sempre stando a segnalazioni ricevute – esiste una congruità dell’ammontare pagato dalle Opere Sociali? Come è stato stabilita, certificata ed acquisita, eventualmente,  questa spesa, nel rapporto qualitativo, da parte di un ente pubblico?

E la riduzione dei giorni e dell’orario visite risponde agli interessi collettivi?

 


Ex cantieri Solimano

Altro argomento, altro palcoscenico. A Trucioli Savonesi è stato segnalato un “caso” tutto da spiegare. A chi saranno destinati, da parte del Comune di Savona, i locali inizialmente “riservati” all’Ordine degli architetti di Savona, ricavati negli ex Cantieri Solimano? L’ordine professionale che pure qualche peso ha nella vita socio-economica, nelle scelte, della città capoluogo, si è ritirato definitivamente? Dopo gli annunci iniziali il lungo silenzio. C’era stata la proposta di farsi carico di spese di ristrutturazione dell’immobile (due piani, oltre al piano terra), alleggerendo l’impegno finanziario del Comune, in contropartita di un contratto pluriennale a scomputo. Quale iter ha avuto? La sorte cosa ha riservato?

Chi sono gli assessori-funzionari pubblici che hanno portato avanti le trattative ed eventuali conclusioni finali?

A Trucioli hanno prospettato un epilogo di questo tenore. Naufragato l’affidamento di un’area del Priamar a “cittadella del divertimento”, ad opera di due cittadini savonesi (Paradiso-Ferro) impegnati lodevolmente nel sociale, è verosimile che al posto degli architetti arrivino altre iniziative in grado di concretizzare un’alternativa, ai locali-spazi del Priamàr appunto.

Insomma, si esce dal Priamàr e si entrata ai “Solimano”? E sempre nell’ex cantiere Solimano troverebbe finalmente casa anche la “benemerita” e sfrattata associazione culturale “Film Studio”.

Nulla da obiettare a priori, ma purché non ci siano, prevalendo, interferenze piuttosto riservate. Da “amici degli amici”. I giovani di Savona non lo meritano, anzi sarebbe utile un impegno più strategico. Incisivo. Da investimento “produttivo” sul fronte sociale, piuttosto che una spartizione tra chi può contare forse su padrini sempre a caccia di voti e consenso elettorale. Meglio se con una forte cooperativa alle spalle.

Il problema? Pare fossero in ballo altre domande-progetti di onlus, pure impegnate nel sociale, nell’offrire spazi e punti di riferimento ai giovani savonesi.

Si sono viste estromesse senza motivazione, senza risposte, senza santi che contano in paradiso. E’ di buon esempio per i nostri giovani che si vogliono educare alla legalità, alla giustizia?

Che fine hanno fatto i “ribelli-occupanti” di piazza Bologna? E i graffettari? Esistono ancora o sono scomparsi nel nulla? Il sindaco di sinistra e commercialista, ha qualcosa da dire e da insegnare? E qualche assessore di “spessore culturale” ha mai sentito parlare di queste situazioni non proprio esaltanti anche sul piano puramente del far politica? Della trasparenza? Non dobbiamo occuparci, ovviamente, di codice penale. Spetta ad altri.

Quale percorso all’insegna della trasparenza porta avanti il Comune, o chi per esso?

C’è qualche nebbia da diradare. Pare evidente. Ci fermiamo, in attesa di chiarire. E prima di dare fiato alle trombe se avremo ancora fiato.

L.C.   

 Riceviamo e pubblichiamo:

Mi chiamo Elisa Falce e sono il direttore della cooperativa sociale La Bitta.

Solo oggi vedo la richiesta urgente.

Molte delle notizie richieste circa le attività del museo sono presenti sul sito delle Opere Sociali, mentre per ciò che attiene alla Bitta, in quanto cooperativa sociale di tipo B ed agli affidamenti diretti la rimando alla normativa regionale e nazionale.

Rimango a sua disposizione per chiarimenti e la saluto cordialmente.

Per la Bitta

Elisa Falce