![]() versione stampabile LE MILLE BOLLE BLU
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![]() M. G. Pellifroni |
Finché gli sceicchi si limitavano a comprare cammelli milionari o a collezionare Rolls-Royce dalle maniglie d’oro, i proventi del petrolio erano largamente sufficienti, nonostante queste follie fossero comuni alle centinaia di membri delle dinastie reali; ma quando le stravaganze hanno raggiunto cifre di decine di miliardi di dollari, disseminando il deserto di grattacieli, piste sciistiche, sabbia con serpentine refrigeranti, isole artificiali a forma di palma e via di questo passo, anche l’ultimo degli sprovveduti avrebbe capito che così non poteva continuare. |
Quando in TV apparivano sullo
sfondo desertico le aliene sagome di grappoli di
torri sempre più alte alla conquista del cielo,
in una moderna riedizione della torre di Babele,
mi chiedevo chi pagasse tutto questo sperpero.
La risposta era: le banche
internazionali; sì, proprio le stesse che negano
un fido di diecimila euro ad un imprenditore,
magari con vent’anni di attività alle spalle e
in temporanea difficoltà a causa della crisi
creata dalle banche stesse.
Drop dead!,
come dicono efficacemente gli americani: crepa
pure! Abbiamo altri impieghi ben meno rischiosi
e assai più rimunerativi. Eccoli, quegli impieghi. I
grandi banchieri, quelli, per intenderci, che
intascano milioni di dollari o euro all’anno di
bonus (come i nostri boiardi di Stato), a
prescindere dai risultati, non hanno voluto
vedere che dimensione stava assumendo la bolla
di Dubai. |
![]() Cammella acquistata per $ 2,72 milioni dallo sceicco del Dubai.
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Questa razza padrona –e non mi si accusi di razzismo!- è la stessa che ha prestato all’emiro del Dubai la bellezza di $ 80 miliardi, sottraendoli alle opere indispensabili nei loro stessi Paesi, le cui infrastrutture (dall’Italia agli USA) stanno subendo gli ultimi attacchi del tempo e non vengono rinnovate in quanto “mancano i soldi”. Ecco dov’erano, i soldi: in
colossali cattedrali nel deserto, per dare la
possibilità ai pochi che arrivano al top,
calciatori, politici, banchieri, personaggi
dello spettacolo, mafiosi (e sempre meno
imprenditori “veri”), di continuare a dare
spettacolo di sé in località esotiche, mentre da
noi il reddito zero colpisce fasce sempre
più ampie della popolazione. Sembra che non ci si riesca a
sottrarre alla fata morgana delle bolle
immobiliari. Ma qual’è l’origine di questa
moderna dipendenza, che ha contagiato così gran
parte dei Paesi ricchi, portandoli a devastare
il loro stesso territorio? La risposta è: lo
sganciamento della moneta dall’oro, ossia da
qualcosa di non manipolabile in quantità e
qualità. Sebbene moneta ed oro fossero in buona
misura sganciati già dagli anni ’30 –quando
Roosevelt confiscò tutto l’oro degli americani
in cambio di carta- il divorzio definitivo fu
sancito ufficialmente il ferragosto del 1971 (le
porcate si fanno sempre durante le feste, di
soppiatto). Da quella fatidica data il dollaro
si sostituì brutalmente e unilateralmente
all’oro, sotto la minaccia delle portaerei USA,
e iniziò la sua marcia inflativa verso la
supremazia globale della finanza sull’economia
reale. |
La reazione della gente fu
istintivamente quella di trovare un’alternativa
alle banconote, non più garantite da un bene
reale: dapprima il mattone, considerando ormai
l’oro un valore fine a se stesso, un “relitto
barbarico”. Caspita, si diceva, l’oro non serve
quasi a niente, mentre le case, gli uffici, i
centri commerciali, hanno un valore d’uso. Se ne
costruirono mai tanti che il mattone fece la
stessa fine dell’oro, perdendo l’originale
valore d’uso e scadendo a merce autoreferenziale
(mentre l’oro tornava prepotentemente a
crescere). Ma è un investimento, si pensava,
perché utile in potenza. Al contrario, è
scoppiato come una bolla di sapone; e a Dubai,
“paradiso” edilizio e fiscale, in un giorno il
prezzo delle suite principesche si è dimezzato.
Eppure, fino a pochi giorni fa, era così chic
ritornare dal “paradiso” ammutoliti dal lusso
sfrenato di hotel a N stelle dove in una notte
si bruciava lo stipendio annuo di un precario o
cassintegrato. Qualche responsabile?
Nessuno, come sempre. Tutti innocenti e
impuniti, pur essendo la miseria profusa a piene
mani facilmente riconducibile ai moderni maghi
della finanzia, seduti ai vertici delle banche.
L’impunità più offensiva è ormai la regola per
chi tira le fila di un mondo votato a divorarsi
anche senza l’intervento di asteroidi o comete.
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![]() Miserere nobis! |
IMPUNITÁ, AD
OGNI COSTO Del resto, non abbiamo anche
noi in Italia l’esempio di un capo del governo,
ormai un monarca, che usa verso di se un’imm…punità
senza fine, coadiuvato da un’acritica corte al
suo amorevole servizio? Anch’egli causa danni
immensi al suo popolo nell’attività ormai
prevalente delle giornate sue e del suo seguito,
tese alla ricerca ad ogni costo (per gli altri)
di scappatoie dalle aule giudiziarie; scappatoie
che svuoteranno le carceri di fior di
delinquenti. Se ne è continuato a lamentare il
sovraffollamento? Et voilà, problema risolto. |
Di Pietro arriva a chiedere addirittura un intervento americano, stile Iraq con Saddam, per “assicurare alla giustizia i nostri politici corrotti e collusi con la mafia”; per ri(?)portare la democrazia in Italia.
Una proposta talmente
iperbolica da dimostrare a che grado di
esasperazione è arrivata una parte d’Italia.
L’esasperazione di quanti subiscono fremendo la
permanenza al potere di una squadra di
personaggi intenti a scardinare ogni regola
civile con ripetute leggi ad personam varate col
ricorso alla fiducia. Il premier incorre in
un’intercettazione? Subito una legge contro le
intercettazioni, pur essendo il primo mezzo per
incastrare i delinquenti. Il premier, per atti
commessi prima e dopo la sua entrata in
politica, ha accumulato una valanga di processi?
Subito un lodo per porlo prontamente al riparo,
accusando i giudici di essere di parte,
comunisti. Ma qui siamo ancora in
Italia, o non forse ad Haiti, o in Birmania, o
in Zambia? Cosa siamo diventati noi italiani, un
gregge di pecore? È questo lo stesso popolo che
ha fatto la mitica Resistenza contro i metodi di
un altro dittatore, o dobbiamo pensare che,
senza l’intervento esterno (americano, proprio
come invocato da Di Pietro) saremmo ancora sotto
il suo tallone per mancanza di nerbo? Assistiamo
al progressivo scardinamento dell’ordinamento
democratico, che tanto sangue è costato, e non
muoviamo un dito? Neppure quando andiamo a
votare, o anche solo rispondiamo ai sondaggi,
che confermano un gradimento di questa compagine
di governo all’incredibile cifra del 60% e più?
È questa l’Italia che stiamo consegnando ai
nostri figli? E che dire del capo dello
Stato che benedice questa maggioranza, in quanto
godente di un ampio supporto parlamentare e che
quindi nessuno può cacciar via? Forse lui
potrebbe, visto che ha il potere di sciogliere
le Camere. Ma come aspettarsi una mossa di tale
audacia da chi ha sinora premurosamente firmato
tutte le leggi, da Prodi a Berlusconi? Marco Giacinto
Pellifroni
29 novembre 2009
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