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LE NUOVE SIRENE

 

  Marco Giacinto Pellifroni

 


M. G. Pellifroni

Ulisse si fece legare all’albero maestro della nave per non cedere alle lusinghe delle Sirene.

Le odierne sirene arrivano a noi in vari modi: per posta, normale o elettronica, via TV e, sempre più spesso, per telefono o mediante contatto personale da parte di agenti di vendita. Le proposte sono sempre tanto allettanti quanto ingannevoli; e riescono spesso nel loro intento, vista la generale insoddisfazione verso gli attuali fornitori di servizi essenziali, dall’energia ai mezzi di comunicazione, come il telefono e Internet (sulla TV il discorso non si pone nemmeno, stante l’obbligo ferreo di pagare comunque il canone Rai).

L’idea di Bersani era buona, in linea di principio: aumentare la concorrenza al fine di abbassare prezzi e tariffe. La presunta concorrenza si è risolta, invece, in una gara per accalappiare nuovi clienti, strappandoli ai fornitori precedenti; e, una volta raggiunto lo scopo, tosarlo con mille trabocchetti e inadempienze contrattuali. Tanto, se il cliente è scontento, ne arriverà un altro, e il cliente perso cadrà vittima di un altro predatore.

Ma veniamo ad un caso concreto: Sorgenia SpA. Sui blog serpeggiano le email di utenti delusi dal trattamento subito. Vediamo i punti salienti dello scontento di quanti, abbandonata mamma-Enel, si sono lasciati convincere, anche con inviti mirati alle piccole partite Iva e ai liberi professionisti, a “sorgenizzarsi”.

Il “tradimento” viene compiuto in base sostanzialmente a due premesse-promesse: sconto del 10% rispetto alle tariffe vigenti; e, nel caso di utenti di tendenze ambientaliste, la possibilità di avvalersi di energia elettrica asseritamene prodotta da fonti rinnovabili, e quindi di passare, senza rinunce, da tante belle parole a contributi concreti.

La prima nota irritante, che proseguirà per tutta la durata dell’esperimento, è la mancanza di assistenza e di dialogo tra utente e fornitore. Qualunque osservazione o, peggio, lagnanza, viene totalmente ignorata e tutto procede imperturbabile come se nessun appunto fosse stato fatto: non gli fa eco alcuna risposta.

Già dalla prima bolletta si constata il mancato rispetto della promessa-esca fatta dal venditore, di uno sconto del 10%. Viene invece praticato un bonus di 0,69 cent (ossia di ca. il 7%); bonus che resterà fisso per un lungo succedersi di mesi, mentre il costo per kwh continua a salire (fino al picco di 13,37 cent di fine 2008) , rendendo così lo sconto via via percentualmente più ridotto.

Il fatto che la vantata indipendenza da fonti non rinnovabili non abbia prodotto una parallela indifferenza, o quanto meno una non pedissequa dipendenza, dal prezzo del petrolio, fa quanto meno dubitare del vantato utilizzo di fonti rinnovabili, come il solare, l’eolico, le biomasse, se non in misura simbolica.

Al contrario, il prezzo del kwh gode (per Sorgenia) degli stessi aumenti praticati dalle società concorrenti, dichiaratamente utilizzatrici di petrolio e carbone. Tanto che, nel periodo di picco, lo sconto si riduce a poco più del 5%; e resta in quella zona fino alla primavera del 2009, quando, col petrolio meno caro, scende anche la bolletta e il bonus sale a 0,73 cent (su 11,59 cent/kwh), portando lo sconto su valori tra il 6 e il 7%. Mai comunque al 10% promesso.

Ma oltre al danno, c’è pure la beffa. Nell’ottobre 2008, col petrolio alle stelle, Sorgenia pensa lodevolmente di offrire un salvagente ai suoi utenti, con la promozione “20inpoppa”: una gentile operatrice ti telefona invitandoti ad aderirvi, godendo così dello sconto del 20% il primo mese e successivamente del 10% (ossia quanto promesso inizialmente e sino allora disatteso). L’interpellato vi aderisce con entusiasmo e addirittura un senso di gratitudine per la mano tesa nel periodo più buio della crisi. Rimane, però, a bocca asciutta: nessuno sconto, né 20 né 10%, viene poi applicato. Come non detto, abbiamo scherzato.

Ma non finisce qui. Poiché la tele-lettura dei contatori è geloso appannaggio della società proprietaria delle linee di trasmissione, ossia l’Enel (un po’ come la Telecom per i telefoni), Sorgenia offre la possibilità di comunicare per telefono l’auto-lettura, permettendole così di addebitare in bolletta i consumi reali. L’utente si attiva zelantemente e comunica nei periodi indicati da Sorgenia (pur continuamente variati) i consumi effettivi.

Salvo vedersi poi addebitare in ogni bolletta consumi stimati da Sorgenia e aggiornati ogni sei mesi, quando le arriva dall’Enel il conteggio dei consumi reali. La tele-lettura si rivela così un altro bidone. Capita quindi sempre di pagare: o anticipatamente nel corso del semestre bollette gonfiate; o bollette inferiori, con maxi-conguagli in unica soluzione, a semestre concluso. Se si chiedono spiegazioni al call center, ti verrà detto che non sei abilitato all’auto-lettura. Perché? Mistero.

Quindi, a nulla valgono email, telefonate, fax e nemmeno raccomandate per denunciare questo tirannico stato di cose: non si riceve alcuna risposta, se non sporadica ed evasiva. Lo “sciopero delle bollette” per cercare di scrollare l’imperturbabile indifferenza di Sorgenia si conclude analogamente ala protesta riportata dai media giorni fa in un paesino in provincia di Enna contro l’acquedotto privato che eroga acqua imbevibile: con la sospensione della fornitura. Chi tiene il coltello per il manico se ne infischia delle proteste e attua il ricatto: o paghi senza fiatare o ti lascio al buio. Per riavere l’elettricità non ti resta che pagare sino all’ultimo centesimo bollette che hanno ignorato le promesse e calpestato i diritti della clientela ad avere un minimo di informazione nonché la rettifica di addebiti arbitrari.

Arrivati a questo grado di esasperazione l’utente decide di tornare con Enel, che promette un prezzo fisso e ragionevole del kwh (8,9 cent) per i prossimi due anni (salvo sorprese!). Percorso estremamente accidentato, pure questo: Sorgenia sabota con ogni mezzo questo tentativo di liberarsene; e infatti, dopo oltre otto mesi dalla richiesta di trapasso, spadroneggia ancora lei, e il divorzio rimane un miraggio. Altro libera concorrenza, con agevole passaggio verso il migliore: chi ti ha agganciato usa ogni mezzo burocratico per trattenerti anche contro la tua espressa volontà!

La class action porrebbe un freno a questi soprusi, ma viene continuamente rinviata da un governo che pensa solo a favorire le grosse società private (basti pensare alla legge appena approvata per la privatizzazione dell’acqua). Unica via d’uscita: l’avvocato, con tutti i rischi connessi; e questo, nonostante tutte le procedure di conciliazione previste per evitare il ricorso ai tribunali, già sommersi da migliaia di simili soprusi.

Se qualcuno pensa che abbia calcato la mano, lo invito a visitare qualche blog per trovare conferma ai disservizi cui ho fatto sintetico cenno. Vedi ad esempio:

http://www.ciao.it/Sorgenia__Opinione_1113435 

 ADUC 

In entrambi troverete persino le scuse (!) del Direttore Marketing Sorgenia, Massimo Milita, preoccupato che questa contro-pubblicità danneggi l’immagine della società. E a ragione. Infatti l’Antitrust, cui l’ADUC si è rivolta per denunciare le inadempienze e le angherie sopra illustrate, le ha comminato pochi giorni fa una multa di 350.000 euro: troppo pochi rispetto al fatturato -sostiene l’ADUC- per costringere Sorgenia a desistere. Motivazioni della sanzione: a) pratiche commerciali scorrette; b) opposizione di ostacoli all’esercizio del diritto di recesso; c) comunicazioni ingannevoli da parte degli agenti commerciali. Appunto.

Meglio sarebbe –dico io- che venisse condannata a risarcire tutti i soldi in più che ha indebitamente mietuto. Allora sì che si potrebbe sperare in un suo ravvedimento.

Invio il presente articolo all’ADUC e ad altre associazioni di consumatori e di categorie, oltre naturalmente all’Antitrust, affinché la gente disponga anche di una contro-informazione prima di passare a Sorgenia, che solo la perdita di immagine, e di clienti, convincerà a cambiare registro.

In quanto ambientalista della prima ora, apprezzo gli sforzi di Sorgenia per ridurre le emissioni di CO2, ma vorrei che lo stesso zelo ecologico venisse applicato anche alla trasparenza e alla correttezza commerciale.

 

Marco Giacinto Pellifroni                                                     22 novembre 2009