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STORIA DELLA LIGURIA AL TEMPO DEI ROMANI

 

CHI TRADI'

L' IMPERATORE

DI ALBINGAUNUM ?

 di FRANCO IVALDO*

                            

TITO ILIO PROCULO


Pochi, forse, sanno che ad Albingaunum (l'odierna Albenga) nacque un imperatore romano.

Tito Ilio Proculo, infatti, vide la luce  nella romana Albingaunum ed è un personaggio storico realmente esistito. Apparteneva ad una facoltosa famiglia patrizia di latifondisti . I suoi si erano impossessati di tutte le terre lungo la piana bagnata dal fiume Centa. Con traffici di bestiame, sfruttamento dei latifondi e delle terre per la produzione di frutta e verdure. Possedevano, i Proculo,  centinaia di schiavi al loro servizio.

Pare che in quei tempi travagliati per l'impero romano ( siamo nel terzo secolo d.C.) questa famiglia di ricchi possidenti terrieri non disdegnasse pratiche di banditismo e di pirateria. Tito Ilio Procolo (Titus Ilius Proculus) si mostrò subito giovane ambizioso, intraprendente, e con una spiccata propensione per le armi.

Venne arruolato , come centurione, nelle legioni romane. Reggeva le sorti di Roma l'imperatore Probo. Quest'ultimo parve, ad un certo punto del suo regno, trascurare troppo gli interessi vitali e la sicurezza delle popolazioni della Gallia Lugdunense.

Probo, sicuramente spinto dagli eventi insurrezionali in quelle lontane contrade, concentrava la sua attenzione sulla Siria e la Mesopotamia, contro i Sasanidi. Aveva intrapreso una spedizione militare in quelle remote terre orientali, anche per sventare una congiura del generale Giulio Saturnino.

Nel frattempo, in qualità di praefectus urbi, il generale Proculo era stato distaccato a Lugdunum (l'odierna Lione).

L'attuale Albenga

Fu lì che l'Ingauno rivelò doti di grande condottiero.

Salvò tutta la Gallia Lugdunensis e il suo centro più importante, Lugdunum, appunto, da un'invasione delle tribù alemanne che si erano spinte verso Sud, conquistando una dopo l'altra le città romane della Gallia.

Gli alemanni vennero, però, respinti dai legionari guidati da Tito Ilio Proculo con enormi perdite. La vittoria non tranquillizzò  del tutto gli abitanti di quella importante regione dell'impero. Si  sentivano sempre minacciati dalle tribù germaniche che premevano alle frontiere della Gallia.

E l'imperatore Probo era troppo lontano.

Fu così che gli abitanti di Lugdunum, nell'anno 280 d.C. offrirono al condottiero ingauno, la porpora e lo scettro di foglie di alloro dorato con cui cingersi il capo.

Anche i suoi legionari lo proclamarono imperatore di Roma. Era il costume del tempo, sin dai tempi di Settimio Severo, quando i generali ribelli venivano proclamati imperatori sul campo dalle loro truppe fedeli. Queste ultime sostenevano, di volta in volta, gli aspiranti alla porpora anche perché incoraggiate da ricchi donativi in denaro.

Proculo accettò la porpora, ma - per consolidare il proprio potere - volle un alleato che nominò suo Cesare. Si trattava di un altro generale romano, Bonoso, Entrambi avevano comandato le legioni a Colonia Agrippina.

Venne concluso un patto ed i generali ribelli, nominati imperatori associati dalle rispettive truppe, si prepararono alle inevitabili battaglie con l'imperatore Probo. Quest'ultimo apprese, nella lontana Siria, che i due "usurpatori" gli avevano sottratto il comando. La ribellione si era estesa a tal punto da giungere in Iberia.

Proculo sapeva che la sua famiglia era imparentata con i Franchi e contava sul loro appoggio. Inoltre, aveva raccolto un vero e proprio esercito, arruolando anche duemila schiavi che  erano fedeli alla sua famiglia e che aveva raccolto ad Albingaunum. Aveva, oltre che il titolo, la tempra di un autentico imperatore. Deciso, pronto a combattere, rapido nelle decisioni e nell'applicazione di energiche misure di attacco. Aveva predisposto un piano accurato per fronteggiare il rivale Probo e da Lugdunum, anziché attendere a piè fermo, decise di andare incontro all'esercito nemico per attaccarlo in una posizione a lui favorevole e su un terreno che conosceva bene. Semplicemente perché erano i posti in cui lui era nato.   

La battaglia decisiva avvenne nella pianura di Albingaunum, ai piedi dei monti innevati. Era pieno inverno. Dapprima, il freddo ostacolò le legioni imperiali che venivano dall'Oriente ed erano abituate a climi più clementi. Ma erano meglio addestrate le forze di Probo e, soprattutto, più numerose. Vinsero la battaglia, anche perché qualcuno aveva tradito, informando Probo delle mosse del nemico. Chi fu il traditore ? E' un "giallo" storico perché probabilmente colui ( o colei ) che tradì Proculo, rivelando a Probo i suoi piani di battaglia, era molto vicino (a) all'imperatore. Infatti il tradimento portò alla completa rovina di Proculo ed alla sua uccisione.

Proculo e Bonoso, sconfitti nella piana di Albingaunum, vennero costretti a ripiegare a Nord.

Si rifugiarono, nuovamente, a Lugdunum. Ma gli abitanti di quella città, spaventati dall'avanzata delle legioni di Probo, non sostennero gli imperatori che essi stessi avevano acclamato.

Le truppe imperiali scacciarono quelle di Proculo e Bonoso che ripiegarono più a Nord. Proculo confidava nell'amicizia dei Franchi. Questi ultimi, invece, lo tradirono consegnandolo al rivale, che lo fece mettere a morte. Ma perché ? Chi aveva sobillato i Franchi solitamente fedeli ? Per quali motivi venne ordito l'intrigo, chi agiva nell'ombra? Proculo caduto in mano a Probo venne fatto uccidere,   L' altro imperatore usurpatore Bonoso si suicidò per sfuggire alla cattura.

Probo inaspettatamente si rivelò clemente e magnanimo verso la famiglia di Proculo.

Quest'ultimo aveva sposato Vituriga, soprannominata Sansone per la sua forza ed i tratti mascolini. Era una robusta donna di Albingaunum, dai tratti di una virago, ma non priva di avvenenza muliebre. Sui suoi costumi sessuali correvano strane voci. Era molto Amica di Lidia, la sposa dell'imperatore Probo.

Tito Ilio e Vituriga avevano un figlio, Erennano. Il giovane seppe accattivarsi le simpatie dell'imperatore e dell'imperatrice , entro' nelle legioni romane e poi  divenne tribuno della plebe. Così, con Erennano, la stirpe dei Proculo di Albingaunum si prolungò nell'antica Roma. Ma non si hanno notizie storiche certe su fatti ed opere dei discendenti dell'imperatore ingauno. Fu però Erennano, improvvisatosi detective, per usare una parola moderna, ad indagare sulla morte di suo padre ed a scoprire tutta la verità sul "giallo" storico della sua condanna a morte.

 

*Franco Ivaldo, scrittore e giornalista professionista, ha  pubblicato per i tipi della casa editrice "Fratelli Frilli " di Genova, il libro"Inchiesta sul delitto Pertinace" . Publio Elvio Pertinace nacque ad Alba Pompeia, ma era figlio di un liberto Successus, nativo di Vada Sabatia. Era, dunque, l'unico imperatore ligure-piemontese della storia secolare di Roma? Per la verità sì e no, in quanto ce n'era un altro di ligure: l'ingauno Tito Ilio Proculo - pur se considerato un usurpatore da Probo - venne nominato imperatore dalle sue truppe e dagli abitanti di Lugdunum, l'odierna Lione.  Attualmente, sull'imperatore di Albingaunum  Ivaldo è impegnato a scrivere un romanzo storico, o meglio - dice lui - un vero e proprio "giallo" storico ambientato nella Liguria degli antichi romani.