versione stampabile SQUALI & SCIACALLI
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M. G. Pellifroni |
Nella corrente accezione simbolica
squali sono quanti approfittano della propria posizione di forza
per abusarne e infierire sui deboli. Sciacalli sono invece
coloro che scorazzano su un campo di battaglia per pascersi dei
corpi dei feriti o dei caduti. In Italia stanno da anni
imperversando gli uni e gli altri. Squali sono le grandi compagnie che praticano tariffe in regime di apparente concorrenza, ma di monopolio reale, essendo le vittime ormai consapevoli che: a) passando ad altra compagnia, subirebbero lo stesso genere di soprusi; b) rivolgendosi alla magistratura incorrerebbero, oltre che in anni di dibattimenti in tribunale, in esiti incerti e spese certe, anche a causa della continua procrastinazione della class action. |
Giornali e TV abbondano di
pubblicità con cui gli squali illudono le loro
prede col miraggio di più onesti trattamenti
passando dall’uno all’altro. Fatto il passaggio,
i malcapitati si accorgono invece che nulla è
cambiato, se non eventualmente in peggio. Gli squali abbondano tra i
fornitori di servizi, in particolari energetici
e telefonici, il cui sempre più spinto
affidamento ai privati aveva fatto sperare in
una fine delle prepotenze degli stessi servizi
gestiti da un’unica azienda pubblica. Oggi siamo
passati da un regime di aperto monopolio ad uno
di subdolo oligopolio. |
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Che nella
maggioranza dei casi nemmeno ha inizio, in
quanto nessun presunto compratore viene mai
presentato al cliente. Si tratta in sostanza di
una vendita di
illusioni, quindi di una truffa mascherata,
nella quale incappa chi si trova in cattive
acque, attingendo a quel poco che gli è rimasto
in cassa, nella vana speranza di uscire da un
incubo fatto di mutui in scadenza, affitti
arretrati, bollette inevase, ecc. Non a caso la
categoria dei commercianti è quella più afflitta
da quell’altra classe di sciacalli che sono gli
usurai; anche se, a giudicare dall’impegno con
cui Fa specie leggere, dopo le ironie giornalistiche sui gioiellieri che dichiarano al fisco meno dei loro dipendenti, che buoni clienti dei Monti di Pietà sono proprio loro, i gioiellieri, che impegnano i loro ori per poter rinnovare l’assortimento: non tutti quanti maneggiano oro sono dei Cresi! |
Tornando alle truffe, le più
“furbe” sono quelle difficili da combattere sul
piano legale, in quanto strutturate in modo tale
da passare per forniture di servizi reali, nel
caso il truffato si rivolgesse al tribunale per
riavere il maltolto. Gli anticipi vengono
giustificati come spese pubblicitarie, su un
proprio sito Internet (a costo nullo) o sulla
pagina di un quotidiano (normalmente di bassa
tiratura e in coabitazione con cento altri
compagni di sventura). La verità è che aziende
di questo genere, una volta incassato
l’anticipo, spariscono agli occhi del cliente e
passano alla vittima successiva, prosperando non
già sugli affari andati a buon fine, ma sulla
loro illusione.
Le associazioni di
categoria, come Confesercenti e Confcommercio,
conoscono la situazione e, con la
class action
ormai ridotta a fata
morgana, devono limitarsi a diffondere circolari
tra gli associati per metterli in guardia da
questo diffuso fenomeno. Chi c’è già cascato si
ritrova con la sola arma di un’eventuale causa
legale (con le limitazioni più diffusamente
trattate in altro mio articolo),*
per cui il più delle volte si lecca le ferite e
mette anche questa fregatura nel novero di
quelle che già affollano la sua passata
esperienza. * M. G. Pellifroni, Trucioli Savonesi # 222 del 15/11/2009, “Processi brevi (forse) – Parcelle pesanti (sempre)” Marco Giacinto
Pellifroni
15 novembre 2009 |