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L’ERA DELLA STUPIDITA’

di Antonia Briuglia

 

Le notizie che, sempre più frequentemente, arrivano sui disastri ambientali non ci colpiscono più. Per lo meno prestiamo attenzione al numero di vittime che, in quella frana, quell’inondazione, quello smottamento, si sono contate, ne rimaniamo temporaneamente costernati o dispiaciuti, ma poi dimentichiamo.

In Italia ormai, da qualche tempo, si potrebbe recitare il ”Dacci oggi la nostra frana quotidiana!” e non si peccherebbe di cinismo, perché negli ultimi quarant’anni, le frane, sono state 15.000.  

Di chi è la colpa? Appena successo, qualcuno se lo chiede ed è pur vero che le frane hanno origini fisiche e geologiche quindi naturali, però è provato anche che da decenni, anche qui in Liguria, l’uomo ci abbia messo del suo.

Ha costruito, dove non doveva, palazzi e strade. Ha sbancato, disboscato quello che gli incendi non hanno cancellato.

 

Anche qui in Liguria, come a Messina e a Ischia, l’uomo colpevolmente ha costruito senza curarsi minimamente dei rischi che il territorio avrebbe potuto, un giorno, correre.

Il disinteresse verso il degrado idrogeologico si è perpetrato negli anni, sommando interventi su interventi, eppure i segnali del dissesto ci sono stati e continuano a esserci ma, nell’era della stupidità, continuano a essere ignorati.

 

Alcuni esempi a Savona e dintorni.

 

Movimenti franosi ripetuti  sulla Via Aurelia tra Celle e Albisola, o nel tratto da Albissola a Savona, o da Noli a Spotorno, che provocano continui indebolimenti del territorio scosceso che costeggia la strada e lunghi lavori con continui restringimenti di carreggiata, quando non è l’interruzione del passaggio veicolare come recentemente nel caso di Noli.

Distacchi di porzioni di territorio collinare o roccioso, come quello avvenuto proprio lo scorso anno in Valloria, che ha imposto la chiusura di una parte di Via Scotto al traffico veicolare, ma che ha soprattutto, ulteriormente, testimoniato come quell’area sia estremamente vulnerabile sotto il profilo idrogeologico a causa della massiccia edificazione e grave manomissione del terreno.

Continui movimenti franosi nelle colline delle Albissole e del savonese o allagamenti improvvisi che testimoniano come l’edificazione selvaggia di questi ultimi decenni abbia perseguito uno sfruttamento e un consumo del territorio senza rispettarne i limiti, ma col solo obiettivo di acquisire rendite e profitti spesso speculativi.

I colpevoli.

 

Anche qui, come nel resto d’Italia, non ci sono scuse.

I colpevoli ci sono: sono, nei Comuni e in Provincia, tutti quelli che hanno permesso che si facesse scempio di un territorio estremamente fragile come quello ligure; quelli che non hanno eseguito gli adeguati controlli; che, affamati di entrate, hanno barattato con oneri di urbanizzazione, la salute di un territorio e tutto quello che a essa è legato.

Curioso, pensare che, da decenni, a corredo di ogni progetto in visione alle Commissioni Edilizie Comunali, sia richiesta la relazione geologica del terreno dove la costruzione andrà a collocarsi.

Tale relazione è indispensabile per il completamento della pratica, garantendo forse la sopravvivenza economica dei geologi, ma spesso non è neanche letta, né i geologi sono mai stati protagonisti di rivendicazioni e di battaglie in merito, ad esempio nella redazione dei Piani Regolatori Comunali che prevedono l’edificazione in questa o in quella zona.

Nessuno, inoltre, ha mai preteso la messa in sicurezza dei territori, anzi meglio tacere, per non alzare i costi o peggio non far perdere l’appetibilità dei terreni stessi e la loro rendita.

I denari stanziati dallo Stato sulla prevenzione del rischio idrogeologico, in questi ultimi anni poi, sono stati dimezzati, quindi meglio non scomodare geologi, meglio non indagare se sotto quell’avvallamento magari scorre una falda, bisogna solo sperare che non succeda nulla o sperare che, domani, il danno sia minimo e soprattutto non ci siano morti.

Oggi si può solo sperare che un po’ di rete riesca, ancora, a trattenere i costoni sulle strade e tutta l’edificazione che preme su questi ultimi, nel caso dovesse poi succedere l’ennesima tragedia, si possono sempre ottenere i fondi per le calamità e rimborsare chi ha avuto danni.

Battere cassa sul dissesto.

 

La politica del battere cassa con il cemento senza valutarne i rischi legati alla conformazione territoriale, continua a perpetrarsi con la stessa convinzione, anche se, oggi tutti sappiamo cosa sia il  dissesto idrogeologico e  il vero degrado portato dalla costruzione dissennata e dalla manomissione criminale del territorio .

 

Ettari di colline sopra Albissola Marina completamente disseminate di costruzioni con altrettante strade che si snodano sui diversi livelli e mantenute da vistosi muraglioni , gli stessi che a mala pena sembrano faticosamente reggere i costoni e le rive scoscese del Valloria, dove comunque è di questi giorni la notizia dell’ennesimo progetto della stupidità: la costruzione di altre tre palazzine!!!

 

Le frane continue non bastano, si costruisce ancora, si rischia e rischiano, in prima persona, proprio coloro che in quelle palazzine andranno ad abitare, perché, nell’era della stupidità, le notizie sui disastri ambientali non ci colpiscono più!

 

                                                       ANTONIA BRIUGLIA