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I racconti di Cristina Ricci*

Questa di Marinella è la storia vera…

 

Marinella viveva senza il sogno di un amore

ma un re senza corona e senza scorta

bussò tre volte un giorno alla sua porta.

Bussò quel re, tre volte.

Bussò quel re non un giorno soltanto.

Bussò, senza neppure sapere perché.

Bussò e basta.

Bussò un giorno e poi ancora un altro ancora.

Non aveva un bianco cappello e neppure un mantello.

Non aveva un destriero e neppure  uno scudiero.

Marinella lo seguì come un ragazzo segue un aquilone.

Marinella lo seguì per quella ragione.

Marinella lo seguì perché, dopo tutto quel bussare, aveva aperto l’uscio e richiuderlo senza seguirlo era una rinuncia che non era pronta a fare.

Marinella lo seguì perché viveva senza il sogno di un amore

Lo seguì Marinella,

seguì quel re come un ragazzo segue l’aquilone.

Lo seguì con gioia,

con speranza,

con la voglia di vivere,

con la voglia di sentire il sangue scorrere nelle vene.

Marinella lo seguì sapendo che l’aquilone vola in alto,

che si libbra nel cielo e che, infiocchettati  alla coda c’erano tutti i suoi sogni.

Furono baci e furono sorrisi

Poi furono soltanto i fiordalisi

Che videro con gli occhi delle stelle

Fremere al vento e ai baci la tua pelle.

Dicono poi che, chissà come, nel fiume scivolavi.

Loro dicono chissà come.

Loro, quelli che non mi conoscevano.

Loro, che non conoscevano il re che bussò alla mia porta.

Bussò un giorno,

e non un giorno soltanto.

Io, Marinella, la storia vera la posso raccontare.

Io, che ho infine ceduto alle lusinghe del re,

io che mi sono sdraiata su quel letto i rose gialle,

io che ho seguito l’aquilone,

io posso dire di aver scelto quella via piuttosto di quella consueta che mi avrebbe condotta a casa,

io posso dire di essere scivolata lentamente nel fiume,

di esservi entrata,

di avere sentito l’acqua lambirmi i ginocchi,

inzupparmi le vesti,

posso dire di aver rivolto lo sguardo ancora una volta l’aquilone, averlo guardato e aver sorriso, sorriso ancora una volta,

prima che il vento gelido della realtà lo facesse precipitare,

prima che il vento gelido e lo facesse piombare giù.

Io posso dire di aver sorriso nel vedere i miei sogni ancora lassù.

Questa è la tua canzone Marinella

Che sei volata in cielo su una stella

E come tutte le più belle cose

Vivesti solo un giorno, come le rose.

 

(Liberamente ispirata dalla canzone di De Andrè )

 

 *Cristina Ricci, quarantun anni, abita a Spotorno,  ha  pubblicato il suo primo romanzo (La montagna d’acqua – ed. Il Filo, Roma), un altro recentemente finito e tanta voglia di scrivere.

A questo “scarno” curriculum si può aggiungere la collaborazione con il blog dell’Udi Savonese per il quale Cristina Ricci ha scritto alcuni pezzi