<Caro
presidente della Repubblica, io insegno a Savona
Perché eliminare dalla scuola Diritto e Economia?>
di Massimo Macciò
Alla cortese attenzione del
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
ITALIANA
Palazzo del Quirinale
00100 ROMA
Egregio Presidente,
mi chiamo
Massimo Macciò e Le scrivo in qualità di componente del
Coordinamento Nazionale dei
Docenti di Diritto ed Economia. Oso disturbarLa per sottoporLe
una questione di cui Lei è senza dubbio già a conoscenza: la progettata
eliminazione delle discipline giuridiche ed economiche dalla scuola secondaria
del nostro Paese. Se gli Schemi di Regolamento relativi ai Licei e agli Istituti
tecnici e professionali dovessero essere definitivamente approvati
il diritto e l'economia politica spariranno quali materie curricolari
obbligatorie nella quasi totalità dei Licei e del triennio superiore dei
suddetti Istituti. Tale decisione è
immotivata, illogica e penalizzante per il futuro dei nostri giovani.
E' immotivata, perché il taglio delle ore di tali
discipline (valutato nella misura del 64% dal dr.
Paolo Iacci, vicepresidente
dell'Associazione Italiana Direzione del Personale) eccede assai ampiamente
quello delle altre materie (stimato nell'ordine del 15%) senza alcuna
spiegazione plausibile sul piano didattico, educativo e formativo.
E' illogica perché contrasta patentemente non solo con una
Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio Europeo -
che il 18 dicembre 2006 si era pronunciato a favore dell'acquisizione
delle competenze sociali e civiche nella scuola europea - ma
con l'esigenza, da tutti avvertita, di un più solido aggancio della
scuola italiana al mondo del lavoro e dell'impresa.
E' penalizzante, perché i tecnici italiani (geometri,
periti agrari ed industriali, tecnici dell'alimentazione etc.) e i futuri
laureati in discipline specialistiche nulla saranno più tenuti a sapere delle
norme giuridiche e dei concetti economici basilari per la propria professione
(un solo esempio fra i tanti: il futuro geometra sarà esentato dallo studio del
Testo Unico in materia edilizia, della Valutazione d'Impatto Ambientale,
dell'espropriazione, della legislazione urbanistica e ambientale, del regime di
tutela delle acque o di gestione dei rifiuti etc.), risultando così penalizzati
sul mercato del lavoro rispetto ai loro omologhi europei.
Io e il Coordinamento di cui faccio parte siamo
consapevoli che il nostro sistema d'istruzione necessita di interventi mirati a
rendere la scuola italiana maggiormente legata al mondo del lavoro ma, proprio a
tal fine, ci sembra ancora più incomprensibile il tentativo di eliminare le
discipline indispensabili per fornire agli studenti gli strumenti necessari per
muoversi nella realtà attuale. Ciò,
inoltre - come rimarca anche l'Unione Triveneta dei
Consigli dell'Ordine
degli Avvocati - non potrà non influire sulle scelte universitarie
dei futuri diplomati.
Per ciò che concerne il mondo liceale, chi racconterà ai
nostri giovani il reale significato e le modalità d'interpretazione e di tutela
dei diritti e delle libertà
stabiliti dalla nostra Costituzione? Chi illustrerà loro il patto fondativo che
sottosta al nostro vivere associato e individuale? I docenti di discipline
letterarie che dovranno insegnare la pseudomateria "Cittadinanza e Costituzione"
(che peraltro sarà inserita nelle ore già di loro competenza, e senza una
valutazione autonoma), per percorso e titolo di studio e per esperienze
professionali nulla sono tenuti a sapere né dell'espressione giuridica del
concetto di cittadinanza né di Costituzione. Al di là delle intenzioni di chi
propugna tale riforma, la conseguenza non potrà che essere l'eliminazione
dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza nella scuola italiana.
Nella scorsa primavera più di ottanta docenti universitari
hanno già chiaramente espresso il loro parere aderendo (e spesso accompagnando
tale adesione con dichiarazioni assai esplicite) all'Appello
contro l'eliminazione del Diritto e dell'Economia dalla scuola secondaria
superiore lanciato dal nostro Coordinamento e condiviso da oltre 2300
persone, tra i quali il prof.
Stefano Rodotà e il Presidente
dell'Associazione Italiana Costituzionalisti avv.
Alessandro
Pace, ma il governo sembra permanere nel suo disegno.
L'esame dei Regolamenti alle competenti Commissioni
parlamentari sarà l'ultima occasione per far sentire la voce di
di chi pensa che la scomparsa di tali insegnamenti rappresenti un
ingiustificabile vulnus
all'educazione alla cittadinanza degli studenti italiani: la nostra speranza è
che – pur nel pieno rispetto delle Sue prerogative istituzionali – anche la Sua
voce si unisca a quelle di coloro che si oppongono all'eliminazione delle
discipline giuridiche ed economiche dalla scuola italiana. L'autorevolezza della
Sua figura saprà dare maggior forza alla richiesta di non privare la gioventù
italiana di strumenti indispensabili per accrescere l'educazione alla legalità e
la conoscenza dell'assetto istituzionale, economico e giuridico nel nostro
Paese.
RingraziandoLa per l'attenzione, è gradita l'occasione per
porgerLe i più cordiali saluti.
|
Massimo Macciò
Via Romagnoli 34/9
17100 SAVONA |