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I "Gialli" del Lodo Mondadori

 UN SERIAL KILLER IN AZIONE:

COLPITI I BILANCI DELLE FAMIGLIE.

STRANGOLATO IL CREDITO ALLE IMPRESE

di Franco Ivaldo


Piero Marrazzo

C' era da aspettarselo. Con le dimissioni ed il trans-ferimento dell'ex governatore del Lazio in un convento, non era finita lì. Anzi, la spy story doveva ancora cominciare. Era, per così dire, solo agli inizi.

Naturalmente tirare ancora sul pentito Piero Marrazzo era come sparare su un'ambulanza della Croce Rossa, in trans-ito, sul campo di battaglia. Ma le ripercussioni del caso, le ricadute, gli effetti collaterali non potevano essere fermati. Tanto più che - in concomitanza - si era aperto il processo al paparazzo Fabrizio Corona (detto Stella e Corona, a causa di una sua nuova amica star del cinema ) e, quando sentiva parlare di paparazzi, l'opinione pubblica non voleva più farsi gli affari suoi. Voleva sapere tutta la verità. Nuda e cruda. Preferibilmente, nuda. 

Il gossip mediatico – aveva avvertito il Profeta dell'informazione-  è come un boomerang. Sull'effetto boomerang sapeva tutto  il ministro Frattini, il quale su incarico del Capo, era andato a documentarsi sui boomerang, presso gli aborigeni australiani ed a Bruxelles sulle partite di giro, dal commissario Ue all'economia, Almunia, esperto del rapporto deficit-Pil e sugli sfondamenti dei tetti delle spese di bilancio.

Frattini  non avendo praticamente nulla da fare alla Farnesina aveva fatto un rapporto dettagliato sul “chi la fa l'aspetti” al ministro dell'Interno, Maroni, il quale a sua volta aveva riferito a chi sappiamo noi. I calciatori avevano presentato teorie sui gironi di ritorno, sugli spareggi e sui regolamenti di conti tra club rivali.   

Sfortunatamente, gli avvenimenti non riguardavano unicamente il gossip mediatico, i modesti assegni ai trans (cinquemila euro a prestazione, che volete che siano ? Soltanto  sei mesi  di una pensione dell'Inps) ; le presunte rivelazioni di altri nomi eccellenti (si fa per dire), le narrazioni dei paparazzi degli scoop ricattatori, dei racconti di calciatori in trans-ferta, di Vip fotografati assieme alle eroine del jet-set , con rispetto parlando. No. L'Italica scena si trasformò di colpo nella scena del delitto. C'era in giro un misterioso serial killer. Una lunga serie di delitti impuniti, come nei migliori “Gialli” del Lodo Mondadori . Serpeggiava la voce, nei circoli bene informati, che il tentativo orrendo di dissanguare l'economia italiana fosse da attribuirsi ad una bieca macchinazione perpetrata dai  banchieri della City londinese d'intesa con la Ue. C'erano vari indizi ad alimentare gli orribili sospetti : la regina Elisabetta, dopo il festival del cinema di Roma, aveva conferito il titolo di baronetto a Christopher Lee, il conte Dracula.

La corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo aveva fatto l'inquisizione alla ministra Gelmini, ordinandole: “Via i crocifissi dalle aule scolastiche”. Dracula, infatti, non sopportava la vista dei crocifissi.

La Gelmini aveva riconosciuto che nelle scuole italiane era successo di tutto (casi di bullismo, spaccio di stupefacenti, casi di pedofilia). “ Ma il crocefisso – disse in lacrime - è l'unico che non ha mai dato fastidio a nessuno. Nessun maestro si è mai lamentato di lui. Ottimi voti in condotta. Allora perché espellerlo per sempre dalle scuole ?”

La corte europea non aveva voluto sentire ragioni. Forse, una cospirazione internazionale delle toghe rosso-nere. Ma non c'erano prove certe.  

Così si tornò a seguire la pista indiziaria nazionale, la più credibile. Il complotto nasceva, verosimilmente, tra le mura di casa. Se si trattasse di una casa aperta o di una casa chiusa, nessuno ancora poteva affermarlo con assoluta certezza. Neppure Pier Ferdinando Casini. Certo, qualche responsabilità da Oltre Manica doveva pur emergere nel magma delle prove indiziarie, perché qualcuno era stato di manica larga. Aveva pagato somme ingenti ad un azzeccagarbugli inglese, incastrato dalla magistratura italiana. Ma questo, più che altro, aveva sollevato tremendi sospetti di un complotto da parte delle toghe rosse. Ai danni dell'innocenza in persona, quell' asceta della morigeratezza che si chiamava Silvio Berlusconi. 


Silvio Berlusconi e Putin

Il guru Silvio prima o poi era atteso in tribunale. Per una visita di cortesia ai giudici che non vedeva da tempo e che era ansioso di salutare. Loro, ingrati, lo avevano ripagato con un avviso di garanzia.

“Vuoi vedere che mi sono beccato la scarlattina,con tutte le macchioline rosse,  per colpa loro ? Infatti, la scarlattina è inequivocabilmente un virus comunista.” era esploso Silvio non potendone più di tutte quelle vessazioni e provocazioni dei comunisti. Lo aveva persino chiesto all'amico Putin: “Ma voi ne avete ancora tanti di 'sti comunisti in Russia ? No. E allora perché ce ne sono ancora così tanti in Italia ?”

La situazione, tuttavia, non era grave per i processi già in corso. Era grave per via del serial killer in azione, che continuava ad infierire indisturbato.

Aveva già colpito i bilanci delle famiglie, falcidiandoli spietatamente. Particolari da film dell'orrore, venivano quotidianamente forniti ad un pubblico inquieto ed esasperato.
Tutti gli esperti in materia di delitti misteriosi erano stati consultati. Il ministro Giulio Tremonti, intervistato da Crozza a Ballarò, aveva lasciato tutti a bocca aperta: “Guardate, qui lo dico e qui lo nego. Ma non mi stupirebbe che la misteriosa mano criminale - dopo aver perpetrato tanti misfatti - strangolasse, in una notte di plenilunio, anche il credito delle piccole e medie imprese.
E' solo un sospetto, intendiamoci, ma le piccole e medie imprese farebbero bene a stare attente ai lupi mannari in circolazione. Sapete, chi si fa pecora il lupo se lo mangia... ”

L'agghiacciante rivelazione di Tremonti gettò il Paese nel panico. Solitamente, così cauto e prudente nelle previsioni del bilancio statale, questa volta il ministro – ripreso in diretta da una telecamera a posto fisso – aveva rivelato nell'atteggiamento facciale sintomi d'angoscia, per non dire di terrore. Tutto ciò non era sfuggito agli attoniti spettatori serali. Era la conferma che c'era in giro un killer seriale. Chissà cosa c'è sotto, si era chiesto l'italiano medio rivolto alla Santanché. Non trovando risposte soddisfacenti, aveva rivolto la stessa domanda ad un'altra esperta in gialli siciliani, la ministra Prestigiacomo. Quest'ultima, pur avendo letto tutti i libri di Camilleri e del commissario Montalbano, non seppe cosa dire, se non che la nave dei veleni al largo delle coste calabresi era in realtà un relitto della prima guerra mondiale.

Si era così evitato almeno l'inquinamento delle prove.

Ma l'incauto richiamo alla guerra ridette fuoco alle polveri. Tutti si guardarono con sospetto. Chi aveva riaperto le ostilità e, soprattutto, chi era il folle omicida ?

 L'idea di chiamare un investigatore di grido convinse tutti: “Aho! Vieni un po' qui a investigà!” Così l'inchiesta venne affidata al Commissario Basettoni  Luca Cordero di Montezemolo della squadra mobile “Italia Futura”, che si mise subito al lavoro.

Vennero ritrovate, sulla scena dell'ultimo delitto, dopo una minuziosa ispezione dei Nar, un paio di scarpe da uomo, stranamente munite di tacchi a spillo.

Il primo interrogativo per il commissario Basettoni fu,dunque, a chi appartenessero le scarpe coi tacchi a spillo. Ad un viado o ad una escort, ad un'indossatrice ? Vennero convocati in questura i grandi stilisti e, lì per lì , Dolce - Gabbana e Valentino non poterono escludere di averle viste ai piedi di una certa Naomi.

Ahà!”- esclamò il commissario Basettoni -  “La diciottenne che lo chiamava Papy. Qui, gatta ci cova...”

“No. Quale diciottenne ? Naomi Campbell  è  una vecchietta! E' la minigonna che la ringiovanisce” dissero gli stilisti. Che delusione.

Le indagini dovettero ricominciare daccapo, perché tutte le ipotesi si erano rivelate infondate . Come poteva Naomi Campbell essere responsabile di tanti brutti delitti commessi nel Bel Paese ? Al massimo i suoi calendari potevano aver provocato casi di miopia, o addirittura di cecità, nelle scuole medie e nei licei. Al massimo, come dicevano D'Alema ed il sindaco di Venezia, Cacciari.

Del resto, il presidente Obama non poteva di sicuro essere il mandante di un serial killer che rischiava di rovinargli la festa economica di Halloween alla Casa Bianca, con la first lady nei panni di Cat Women.

 Eppoi, anche la solidarietà tra persone abbronzate ha i suoi limiti. Naomi ed Obama, dunque, non c'entravano nulla. La prima si era soltanto rifatta il guardaroba con i soldi del pret-à -porter made in Italy; il secondo aveva risanato i conti delle banche, della Borsa di Wall Street , dell'industria automobilistica, dell'economia  Usa  svenando gli europei (Italia per prima) ma nient'altro che una normale solidarietà finanziaria tra alleati atlantici. No, il maniaco doveva essere ricercato altrove.


Renato Brunetta

Una ulteriore perizia confermò che non si trattava delle scarpe a tacchi a spillo da sfilata di moda. “Un uomo basso che vuole apparire più alto ?” suggerì un esperto di Scotland Yard, fatto venire apposta da Londra a spese di Romano Prodi, di Padoa Schioppa e di Walter Veltroni intenzionati, per una volta, a vederci chiaro e fare piena luce sulla serie di delitti  di cui era rimasta vittima l' economia italiana, convinti com'erano della loro rispettiva innocenza. In tempi non sospetti, certo, avevano lasciato in giro delle impronte nelle tasche degli italiani, con balzelli e gabelle varie, ma non erano loro tre gli autori dei peggiori misfatti. Semmai era il Balzello di Dio, un personaggio di cui nessuno osava neppure più pronunciare il nome . Persino gli innamorati esitavano, a fine anno, a scambiarsi gli auguri sotto la pianta di Vischio o di Visco, per paura che cadesse loro in testa una tegola fiscale.

Il ministro Brunetta, un altro degli indiziati – anche per allontanare da sé i  peggiori sospetti, data l'ipotesi fatta balenare dal ritrovamento delle scarpe – asserì che doveva trattarsi di uno che di tempo ne aveva anche troppo. “Un fannullone che può permettersi di andare in giro, sia di giorno che di notte. Ve lo dico io: cercate qualcuno che vi faccia pensare al dottor Jeckill ed a mister Hyde! Faccia da santarellino di giorno e tremendo predatore notturno, assetato del sangue dei contribuenti. ” Giulio Tremonti rinviò al mittente la patata bollente: “Propenderei di più per uno spendaccione, uno che gli euro li getta dalla finestra, che ha le mani bucate come il bilancio statale. Ma io non ho la minima idea di chi possa trattarsi.”

Le indagini non approdavano a nulla ed il serial-killer continuava a colpire. Stavolta aveva fatto fuori, in quattro e quattr' otto , il posto fisso degli italiani. Gli orfani del posto fisso – i precari – si erano costituiti parte civile. La solita denuncia contro ignoti, dissero i sindacalisti che ricevevano, ogni giorno, i parenti delle vittime e li indirizzavano alle società di mutuo soccorso patrocinate dalle dame della carità delle Benemerita Confraternita confindustriale e della società di mutuo soccorso, l'ABI, Associazione Benefattori Italiani. Pronti ad allentare i cordoni del credito bancario ma solo dietro solide garanzie (case ed yachts, terreni e pozzi petroliferi, di preferenza. Anche le mogli dei petrolieri e degli emiri arabi, le sette sorelle, avevano proposto mutui agevolati a tasso variabile. Dal sessanta all'ottanta per cento. I debitori avevano preferito impegnarsi gli anelli che gli erano rimasti – al naso – ai monti di pietà nazionali. Almeno avevano aiutato la campagna “date oro alla Patria.”  

Se vi fosse stata maggiore collaborazione tra gli agenti di PS (Prendili e Sbattili dentro) e la benemerita arma dei carabinieri (i fratelli Branca) , forse Basettoni avrebbe chiarito più velocemente il mistero che, invece, si infittiva ogni giorno di più. Il commissario chiamò la sua squadra speciale di pronto intervento “Italia Futura” incaricandola di fare piena luce.

 “Quando? Domani o dopo ?” “Che domani e che dopo, subito, no. Datevi da fare. Non c'è tempo da perdere...” E cambiò nome alla volante “Italia Futura”, ribattezzandola “Italia ieri, oggi e domani”. Ma le vittime continuavano a cadere come le foglie d'autunno. Infatti, eravamo in novembre. 

L'opinione pubblica esasperata lamentava questo stato di cose. Cercate di dialogare aveva detto ai rappresentanti delle forze dell'ordine il presidente Napolitano, perché senza dialogo non c'è banca intesa. Corrado Passera – il banchiere più amato dagli italiani ai quali Passera è sempre piaciuto – confermò l'autorevole giudizio del capo dello Stato.




Basettoni e Bersani

Però il dialogo in un primo tempo almeno non ci fu. Il commissario Basettoni proprio non andava d'accordo con un altro investigatore  sui casi degli orrendi delitti: il  suo più acerrimo rivale, il maresciallo dei carabinieri, Pierluigi Bersani, recentemente confermato in servizio stabile permanente.

C'erano stati dissapori tra i due per una indagine su furti di galline, nei pollai  del Piacentino, quando Basettoni e Bersani, entrambi inquirenti di prima nomina,  erano stati chiamati a collaborare per una prima inchiesta riguardante furti di galline predate da alcuni volponi scoperti poi da Mani Pulite, con diramazioni all'estero per i galletti amburghesi, i ravioli di Fini e gli gnocchi di Rana. L'indagine sulle gnocche era stata affidata al politico esordiente, Berlusca da Arcore, novizio di buona volontà parecchio promettente.

Da allora, tra poliziotti e carabinieri era sorta una certa rivalità sotterranea, una ruggine di vecchia data. Si facevano i dispetti a colpi di barzellette e di buchi nelle gomme delle volanti. “Dateci i mezzi e togliete le ronde padane ! ” avevano gridato gli agenti, indignati dai tagli ai bilanci della sicurezza, proprio nel momento in cui i serial killer colpivano da tutte le parti. Senza tanti complimenti. Sì perché venne a tutti il sospetto che i serial killer fossero in tanti. Non c'era una sola mano omicida. C'erano diverse firme a seconda dei misfatti barbaramente perpetrati.

Anche le toghe rosse minacciavano di scendere in sciopero.

“Speriamo che scendano in sciopero e che ci restino fino alla prescrizione del processo sul Lodo Mondadori” si era detto un personaggio rimasto nell'ombra.

Intanto, ogni giorno il processo Corona riservava inaspettati colpi di scena.  Venne fuori che c'era dietro la scabrosa vicenda un complotto monarchico di “Stella e Corona” per rimettere Filiberto di Savoia, al Quirinale – vecchia magione appartenuta ai suoi avi – in modo che, con un semplice decreto reale, il “delfino” potesse ristabilire la Terza Repubblica Sociale.  La seconda Repubblica – come era accaduto alla prima dava segni di scollamento – e ciò preoccupava la ministra delle Pari opportunità,  Mara Carfagna, alla quale  si scollavano continuamente le calze di nylon. Per comprarsi delle calze nuove, la ministra aveva querelato Sabina Guzzanti,  chiedendole risarcimenti del tipo “mò te riduco sul lastrico”. Anche il Berlusca, già che c'era, aveva querelato “L'Unità”, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci ed affondato da Conchita de Gregorio. Ma non divaghiamo dal filone principale dell'inchiesta.

Si scoprì che il complotto monarchico era solo un diversivo inventato di sana pianta  da Stella e Corona, il quale voleva coinvolgere nell'inchiesta i poteri forti, rappresentati dal suo amico torinese Lapo, col quale ogni tanto usciva a lapparsi una birra.

“Ma quali foto col viado ? “ fu costretto ad ammettere Corona, messo alle strette. Anche Filiberto, ad un certo punto, aveva dovuto riconoscere che la corona dei  Savoia gli andava stretta.

“Quali ricatti a Lapo ?” Gli avevo inviato soltanto alcune foto omaggio della sua prima comunione e della cresima. Pareva un angioletto, vi assicuro.”

“Ricatti ai calciatori ?”

“Ma no. Erano richieste d'autografi che inviavo loro dopo le partite quando avevano fatto goal. Sapete l'entusiasmo di un tifoso...”

Comunque fosse, non risultavano rapporti apparenti con gli ultimi delitti rimasti impuniti.

Basettoni dovette ammettere che i  presunti scandali da collegiali non c'entravano nulla con i casi più recenti, dovuti alla mano esperta di un professionista del crimine. Altro che foto ricattatorie, quello colpiva con una freddezza ed una precisione chirurgica. Venne sospettato Marino Marini, il chirurgo del PD, ma egli riuscì a dimostrare che nel periodo dei fattacci  non solo non operava, ma seguiva un seminario sulle strategie elettorali vincenti, tenuto dal suo compagno di partito don Franceschini, coadiuvato dal teologo torinese Piero Fassino.  

Insomma, continuava a sfuggire agli inquirenti  Jack lo Squartatore delle finanze e dell'economia italiana, colui che aveva riempito di buchi il bilancio dello Stato, che aveva indebitato all'inverosimile i piccoli imprenditori, insomma,  il colpevole dei peggiori attentati alle tasche dei contribuenti. Il fantomas senza volto, l' inafferrabile mister X. Spalleggiato da una Banda Bassotti, chissà.

Per essere rassicurato sul sostegno popolare, Berlusconi chiese in un sondaggio. Voi andreste con la D'Addario o con Natalia ? La maggioranza degli italiani dette ragione nel sondaggio alle scelte del cavaliere per il 70%. Avendo visto che il partito delle escort aveva pur sempre la preferenza degli italiani, mentre il partito dei trans doveva accontentarsi della minoranza, il cavaliere lanciò in grande l'operazione “trasparente come una velina” e proclamò in tutti i telegiornali: “Sono io quello che ha salvato il culo al Paese!”

Tra l'opinione pubblica si ristabiliva una certa fiducia, tanto più che “Chi l'ha visto il posto fisso?” il programma preferito dagli italiani, assicurava che ormai del serial killer non c'era più nemmeno l'ombra. Forse, era andato all'estero.

E invece no. Dopo i delitti di cui erano rimasti vittime la Sanità, i Trasporti pubblici, la Giustizia, la Sicurezza, il Commercio, l'Industria leggera e quella pesante, l'Agricoltura, venne uccisa pure l'Università, durante l'anno accademico. Dapprima, i sospetti si addensarono su un gruppo di studenti fuori corso, tra i quali Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. Poi si parlò di una misteriosa dark lady, forse la mitica Lady Mastella da Ceppaloni, la quale, indignata, affermò: “Ecco cosa vuol dire fare del bene e dare un'occupazione ad un gruppetto di imprenditori edili disoccupati della Campania.” Dalla giunta di Firenze, candidi come gigli, alcuni ex amministratori fecero eco:”A chi lo dici!”  Sempre in Campania, Bassolino gridava: “Ve la prendete con me perché sono piccolino, magrettino e bassolino...”

Ma chi era la misteriosa lady ?  

La dark lady incriminata, dopo lunghe indagini, fu la ministra Maria Stella Gelmini. Si scoprì che – nelle notti buie e piovose quando non c'era in giro un'anima viva – lei, d'accordo con la maestrina dalla penna rossa, Rosy Bindi, andava a rimettere nelle aule scolastiche i crocifissi che erano stati tolti per ordine della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Umberto Bossi, la piccola vedetta lombarda, rimaneva fuori a fare da palo. Con accorato tono deamicisiano, la Gelmini e la maestrina Bindi dissero ai giudici: “Voi non avete Cuore! Tutti mettono il crocefisso nelle aule scolastiche, dagli Appennini alle Ande. Solo voi europei del Nord non siete d'accordo.” L'Eurabia, dove non c'era più l'ora di religione se non quella islamica, continuò a puntare il dito inquisitorio. L'eurodeputato Magdi Cristiano Allam, all'assemblea di Strasburgo, venne invitato a rileggersi il Corano anziché i libri di Oriana Fallaci ed a lasciare a casa il Vangelo.

Alla fine la Gelmini riuscì a dimostrare la propria innocenza. Chi aveva fatto fuori Scuola e  Università doveva trovarsi necessariamente in Italia.

Lei, invece, nel periodo del fattaccio, era  in visita ad Oxford ed a Cambridge, e poi negli Usa, ad Harvard, per trarre ispirazioni  riguardo alla riforma nazionale dell'insegnamento nelle scuole medie. Ma, in attesa dei benefici della riforma, il mondo dell'insegnamento non ce l'aveva fatta e non era sfuggito ai colpi del famigerato Terminator.

Ormai, il Paese non ne poteva più della spy story e dell'intricatissimo “giallo” che non faceva dormire né gli evasori, né i contribuenti.

I primi temevano che – indaga, indaga – qualcuno scoprisse dove avevano nascosto il gruzzolo ed i secondi temevano (anzi erano certi) che i costi dell'indagine, alla fine, li dovessero pagare loro, i  soliti fessi.

Adesso, vorrete sicuramente sapere come andò a finire l'inchiesta del commissario Basettoni – coadiuvato infine dal maresciallo Bersani, il quale    aveva ripreso a collaborare grazie ai buoni uffici del procuratore D'Alema che mirava a divenire procuratore d'Europa, con la benedizione dell'Amministratore del Palazzo  – e quali risultati ebbero le ripetute indagini condotte dal detective privato, Antonio Di Pietro. Quest'ultimo sosteneva pubblicamente di conoscere nome e cognome del serial killer e di essere pronto a sporgere regolare denuncia, fornendo prove e controprove ai magistrati. Ammesso che qualcuno glielo chiedesse. Nessuno, beninteso, si sognò  mai di chiederglielo.

Nel frattempo, erano scaduti i termini e con la prescrizione la lunga inchiesta venne archiviata. Il cavaliere – che, col la sua spada invincibile, era riuscito a rabbonire anche gli ultimi Draghi di Banka Italia – poté annunciare che si cominciava ad intravvedere l'uscita dal tunnel della crisi economica e vi erano inequivocabili sintomi di ripresa.  “Eppoi, sappiatelo, sia che non si esca dal tunnel, sia che io sia condannato in tribunale, la poltrona non la mollo! Va bene, avete capito ? Fatevene una ragione una volta per tutte e finiamola con questi tentativi di golpe.”

 Anche le presunte vittime del misterioso terminator cominciavano, mano a mano, a riprendersi. Alcune erano, miracolosamente, resuscitate grazie alle preghiere della pia Irene Pivetti, riconvertitasi al leghismo cattolico e perdonata dal gran druido  dei Celti, che l'aveva ribattezzata – nella sua veste bianca - alle sorgenti del Pò.  

La lotta , però, era stata dura e sul terreno qualcuno ci aveva lasciato le penne. Ad esempio, si erano beccati l'ergastolo i quattro (o cinque) carabinieri che avevano reso visita a via Gradoli, dove per caso passava Marrazzo, il quale era stato finalmente avvertito in tempo dalla sua portinaia informata da quelle di Marina e di Papy. Tra pezzi grossi non solo ci si avverte, ma si pretende giustizia. Così volavano in aria i soliti quattro (o cinque) stracci. Ergastolo e lavori forzati per i carabinieri. Jack lo Squartatore, risultato poi non essere il serial killer, venne rimesso fuori dopo una settimana, per buona condotta ed assegnato ai servizi socialmente utili. Gli altri andarono in convento a fare penitenza e ad espiare quattro peccati veniali  presto dimenticati da tutti. Da tutti quelli che contano. Gli altri, quelli che non contano, che se li ricordano a fare ?

Chissà, forse sarà finito in convento anche il misterioso serial killer anche se il Vaticano aveva avvertito tutti i penitenti passati, presenti e futuri : i nostri sono monasteri, abbazie, conventi di frati  e non hotel a cinque stelle. Beppe Grillo aveva fondato subito un Movimento a cinque stelle ed aveva annunciato – urbi et orbi – i pentiti, quelli veri, li raccolgo io. Gli elettori pentiti erano legioni ed il rifugio a cinque stelle di Beppe Grillo era sempre pieno. Cosa volete che vi dica ? Questo brutto romanzo giallo non finisce certo qui ed è destinato a durare a lungo. Ma, credetemi, non è colpa mia.

 

Franco Ivaldo