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Il futuro va a carbone

di Milena Debenedetti

 

Ieri, in autobus sulla direttrice Vado-Savona, facevo una riflessione.

Immaginiamo un ipotetico personaggio mio concittadino proveniente dagli anni ‘70 (quindi, quasi quarant’anni fa, ormai) che si fosse trovato a transitare per quelle stesse strade, improvvisamente  sbalzato nel futuro. Che avrebbe pensato? Cosa dire delle immagini di tanta fantascienza, di tanto cinema, relative al fatidico 2000?

Mi ricordo ad esempio il personaggio di Marty nella trilogia  “ritorno al futuro”, nel secondo film. Vedevamo il mondo tutto luccicante e argentato, magari un po’ affollato e inquinato e con qualche problemino, sì, ma pieno di mirabilie, auto volanti, la corsa allo spazio…e la scienza che provvedeva a ogni cosa.

Bene, quel signore  dei ‘70, invece, a una prima occhiata non avrebbe trovato differenze eclatanti, se non del grigiore in più: più palazzi, spesso inutili e sempre molto brutti, più auto, forse di forma un po’ diversa, ma sempre attaccate al suolo e sempre a benzina, persone vestite nello stesso modo, solo meno allegre e colorate, persino gli stessi sgangherati autobus o quasi, per non parlar dei treni, che sono addirittura peggiorati da allora, in generale! Per dire, la tratta Savona-Genova prevede tempi medi di percorrenza SUPERIORI a quelli di trent’anni fa.

Ecco, questo da’ il senso del mancato futuro. Per trovarlo, il tizio avrebbe dovuto essere informato su  internet e pc, tv a schermi piatti e telefonini, videogiochi, fotocamere digitali e varie diavolerie e gadget.

 

Insomma, il progresso, lo sviluppo, la ricerca, fortemente indirizzati all’elettronica, ai beni di consumo, al superfluo, e molto meno a migliorare il benessere generale e la qualità della vita delle persone. Con eccezioni, ovvio: internet stesso lo e’, tecniche diagnostiche come la tac, prime cose che mi vengono in mente. Ma il senso e’ quello, e si spiega forse anche la nostra perenne, sotterranea depressione: un mondo fermo, come in una istantanea, un continuo inevitabile presente alla Matrix. Poche speranze, al limite la speranza che tutto resti com’è e non peggiori, un divario sempre maggiore fra ricchi e poveri (pensiamo, appunto, ai treni superveloci e alle orride tradotte dei pendolari), nessuna istanza sociale, individualismo esasperato e a doppio taglio, perché diventa debolezza della persona e non forza.

Ah, per amor di completezza devo aggiungere che esiste tutto un mondo scientifico, quello delle nanotecnologie, della bioingegneria, che si muove in parallelo, ma al momento non e’ percepibile se non come inquietudine e paura e diffidenza, forse eccessive, forse giustificate, chissà.

Magari poi quel futuro esploderà tutto insieme, come vorrebbero le teorie della singolarità tecnologica, che prevedono a breve un salto epocale.

Ma lasciamo questo dibattito molto più grande di noi, che richiederebbe altri spazi e altre competenze, torniamo al nostro particulare.

E al nostro tizio dei Settanta. Immaginiamo la conversazione. Pensate alla sua perplessità, se chiedesse:  

- Vedo che ci sono molti palazzi in più. La popolazione è aumentata, già allora si prevedeva un espandersi delle città. Eravamo 80000, pensavamo di arrivare a 100000.

- No, veramente è diminuita. Siamo poco più di 60000.- dovremmo rispondergli. – Ma ormai si costruisce e basta, nessuno si chiede se serva o no. E’ così. E nessuno si chiede da dove vengano questi capitali.

 

Tizio: - Sono case di lusso. Savona è una città ricca, allora?

 

Noi: - Ci sono dei ricchi. Pochi. Ma il resto non se la passa benissimo. Quei palazzi sono mezzi vuoti.

 

T:- Ma allora si saranno accorti che non conviene costruirli. Si saranno fermati.

 

N: - Al contrario. Ne progettano sempre di nuovi e più lussuosi.

 

T: - Ma che senso ha…

 

N: - Qui le cose hanno smesso di avere senso da un pezzo.

 

T : - Ma l’inquinamento, l’ambiente… ai nostri tempi si iniziava appena a parlarne. Ricordo Celentano e la via Gluck.

 

N: - La canta ancora, se per questo. E sempre più con ragione.

 

T: - Vedo che c’è ancora la centrale, qui a Vado. Spero non andrà più a olio combustibile.

 

N: - No, ha smesso dagli ’80.

 

T: - Ah, meno male, avrete certo trovato sistemi migliori…

N: - Va a carbone.

 

T.: - A carbone? E non inquina?

 

N : - Moltissimo. Ci sono ricerche di anni, dati spaventosi su ambiente e salute. Il depotenziamento e la metanizzazione erano stati decisi da tempo, dai Comuni e dalla Provincia.

 

T:- E…?

 

N :- E niente. Adesso si sono rimangiati tutto. Anche gli stessi che avevano votato. Però qualcosa si muove: hanno aggiunto due gruppi a metano e la vogliono potenziare con un nuovo gruppo.

 

T: - Che andrà come? Sono curioso di sapere delle nuove energie del futuro, più pulite, redditizie…

N:- Andrà a carbone anche quello. Gli rende moltissimo.

 

T:- Capisco. E’ doloroso, ma immagino ci sarà un gran bisogno di energia, nel futuro. Anche se non mi spiego perché non abbiate trovato di meglio.

 

N:- Be’, primo, molta energia si spreca e si potrebbe risparmiare e razionalizzare. Secondo: ne produciamo anche troppa, adesso poi è crisi economica, ma vogliono continuare a lucrarci sempre di più, anche se non serve. Terzo, ci sarebbero eccome sistemi nuovi e meno inquinanti. Solo che non fanno guadagnare abbastanza, diciamo, i pesci grossi.

 

T:- E non ci sono proteste? La gente non si ribella?

 

N:- Certo che si ribella. Se per questo, ai tuoi tempi, in nome del lavoro o per insufficienti consapevolezze di medicina e ambiente, se ne facevano ben di peggio. Però, vedi… adesso è tutto più difficile. Più complicato, mescolato. Non capisci chi stia con chi, maggioranza e opposizione sono due cose fluide e sfumate…E gli organi di informazione sembrano avere quasi una voce sola, che spiega cosa è già stato deciso e dà torto a chi si oppone. Se vuoi incomincio a spiegarti…

 

T:- No, grazie. Ne so anche troppo. Ai miei tempi facevamo disastri anche peggiori, tu dici,  ma almeno la gente era allegra e viva, qua mi sembrate tutti zombie.

 

N:- Ma aspetta, che ti spiego di Internet, e dei movimenti, e…

 

T:- Grazie, mi basta così. Vi auguro di sbrogliare la matassa, perché vi vedo messi male. Insomma, il futuro va a carbone e cemento.

 

N:- Per ora sì. Ma c’è anche un progetto sul nucleare, che…

 

T:- Nucleare? O.K. Me ne torno a casa, va’.

 

  Milena Debenedetti 

Il mio nuovo romanzo  I Maghi degli Elementi