Passa sotto silenzio la chiusura fino al 9 novembre. L’aula sorda e grigia
Il
portone sbarrato di Montecitorio
come ai tempi del Parlamento Subalpino
Siamo arrivati alla vera e propria sospensione della democrazia. E poi?
Vale la pena riprendere
una notizia, a nostro giudizio di particolare
importanza, forse insufficientemente amplificata
dal gran concerto dei mezzi di comunicazione di
massa: il
Presidente
della Camera, ascoltata la
conferenza dei capigruppo, ha deciso di chiudere
la sessione parlamentare ed aggiornare i lavori
al prossimo 9 Novembre.
La ragione di questa
iniziativa, che ci ricorda le lunghe vacanze del
Parlamento Subalpino, risiede nel fatto che l'iniziativa
parlamentare ormai appartiene di fatto al
governo, ed i progetti elaborati dall'Aula non
possono andare avanti mancando la “copertura
finanziaria”.
Nella sostanza la
Camera chiude perché manca il lavoro
da fare, se quel lavoro non arriva dall'alto. |
Una situazione che non
esitiamo a giudicare gravissima, che mette in
evidenza uno stato di cose che
sta venendo avanti da anni, stravolgendo
di fatto il nostro impianto costituzionale,
quello fondato sull'indicazione (di togliattiana
memoria) del “Parlamento come specchio del Paese”.
Il presidenzialismo
strisciante, l'assegnazione all'esecutivo – di
fatto – di gran parte dei poteri del legislativo
(tra decreti, che naturalmente non possono
essere tutti assegnati alle ragioni di
contingibilità ed urgenza, e “leggi delega”,
dall'ampiezza sproposita sotto l'aspetto
temporale, pensiamo ai due anni assegnati a
quella relativa al federalismo fiscale) hanno
provocato il rovesciamento della nostra
consolidata realtà parlamentare causando, di
fatto, una restrizione della democrazia, sotto
l'aspetto fondamentale della rappresentatività.
Il concetto di
rappresentatività, infatti, al riguardo del
quale intendiamo dedicare questa breve
riflessione si compone di diversi elementi, i
principali dei quali, in una
Democrazia Parlamentare, quale
continua ad essere, formalmente, l'Italia
possono essere così riassunti: quello della
rappresentanza come relazione che comporta una
responsabilità del rappresentante nei confronti
del rappresentato; in questo senso l'iniziativa
legislativa che – di fatto – passa al Governo
costituisce una grave violazione di questo
principio fondamentale, in quanto il Governo non
ha responsabilità nei confronti delle elettrici
e degli elettori, ma la deve – interamente –
alle
Camere da cui riceve la fiducia.
Il secondo punto è quello,
già accennato, della
Camera
come rappresentanza “o specchio” o, ancora, come
l'abbiamo definita finora, rappresentatività: la
rappresentanza deve essere intesa come
riproduzione dei soggetti rappresentanti, o per
meglio dire, delle caratteristiche di questi. Il riferimento
all'istituzione parlamentare in questo caso è
d'obbligo: la sua natura assembleare consente,
infatti, di concepirla come una sorta di
microcosmo che rifletta i caratteri del corpo
politico.
La chiusura forzata, come
nel nostro caso, di questo “
corpo politico” (perché
Camera e Senato sono, innanzi tutto, “organi
politici”) nella sostanza
corrisponde ad una vera e propria sospensione
della democrazia, anche perché un'altra
caratteristica del rappresentatività in regime
democratico è quella di una raffigurazione di
tipo simbolico: pensare al portone sbarrato di
Montecitorio fa pensare, insomma,
davvero al tempo più buio della Repubblica.
Savona, 30 Ottobre 2009
Franco
Astengo
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