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I racconti di Cristina Ricci*

Maia



Caro Osvaldo, ho letto la tua lettera.

Non so dare risposta alle tua domanda, mi spiace.

Il nostro amore, il bene più prezioso che avevamo, è andato perduto. Non chiedermi come e perché. So solo che quando sentivo dentro quella romantica forza sovrannaturale nulla mi pareva impossibile. Tenevamo testa ai nostri genitori e, quei baci rubati, quegli incontri furtivi che sono sciocchezze agli occhi dei ragazzi di oggi erano per me la prova che tutto avremmo potuto affrontare senza uscirne sconfitti.  

 L’entusiasmo di vivere con te è svanito a poco a poco. Quella che era un’ eccitante avventura si è andata spegnendo sempre più, scolorendo nella quotidianità.

Ricordo a stento la ragazza che ancora ti fa battere il cuore. Molto tempo fa ha lasciato il posto ad una donna troppo oberata dalle faccende domestiche e dagli impegni famigliari. Una donna che si è spesso, se non sempre, annullata per il bene delle famiglia. Una donna schiacciata dal peso che la società le imponeva.

So che il tuo orgoglio si sentirà ferito ma io, Osvaldo, non ti rimprovero nulla.

Erano altri tempi allora. Quello era il mio ruolo e l’ho accettato anche con gioia. Ci sono stati momenti belli e attimi bui, e tu mi sei stato vicino più di quanto mi potessi aspettare. Attenzioni normali per i mariti di oggi già ti appartenevano ma, sempre più spesso, io non sono più stata tutto per te. A poco a poco solo diventata una parte del tutto, e, col il proseguire, mi sono sentita una parte sempre più piccola. Una parte destinata a svanire. Ed è quel che ho fatto alla fine, quando i figli ormai erano grandi e capaci di camminare, da soli, nel mondo.

Attraverso i loro entusiasmi si è accesa in me la voglia della ricerca; l’ansia della scoperta. Il desiderio di ricavare un angolo di paradiso da quest’ultimo scorcio di vita. Così quella frase: “Da oggi esisto solo per me”. L’eredità è stata un’occasione da non perdere. Un’occasione per realizzare sogni che non erano più nostri ma soltanto miei.

Chiedi cosa fossi diventato tu per me. Credi, non so dare risposta alla tua domanda.

Presi la mia decisione capendo ciò chi io ero diventata per te: il nulla, o poco più.

A cinque anni di distanza non so se davvero sono approdata nell’Eden, ma so per certo di non avere rimpianti.

 

 *Cristina Ricci, quarantun anni, abita a Spotorno,  ha  pubblicato il suo primo romanzo (La montagna d’acqua – ed. Il Filo, Roma), un altro recentemente finito e tanta voglia di scrivere.

A questo “scarno” curriculum si può aggiungere la collaborazione con il blog dell’Udi Savonese per il quale Cristina Ricci ha scritto alcuni pezzi