![]() versione stampabile Mr. Tremonti, a rapporto!
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![]() M. G. Pellifroni |
Una limousine nera coi vetri oscurati
sta trasferendo il Ministro del Tesoro Tremonti dall’aeroporto
di Basilea alla sede della BIS (Bank of International
Settlements). Si profila sullo sfondo la caratteristica sagoma
cilindrica del palazzo forse più esclusivo del mondo: il tempio
dei signori del denaro, la banca centrale delle banche centrali. È una grigia e gelida mattina di ottobre del 2009 e Tremonti, uscito dalla berlina, si avvia con aria tesa e passo spedito verso l’ingresso. Passeggia poi avanti e indietro in un salottino di attesa; finché un’elegante e compita segretaria lo invita a seguirla fino ad una fastosa sala riunioni. |
Qui lo attendono tre
personaggi, che si alzano in piedi al suo
arrivo. Il volto di uno di loro è ormai noto a
tutti: è Trichet, presidente della Banca
Centrale Europea (BCE). Trichet porge per primo
la mano a Tremonti e gli presenta gli altri due
personaggi, qualificandoli come membri del board
della BIS. Dopo pochi convenevoli,
Trichet entra decisamente in argomento in un
inglese dal forte accento francese.
Trichet:
Mr. Tremonti, l’abbiamo qui invitata, in forma
strettamente riservata, per avere da lei alcuni
chiarimenti sui recenti sviluppi, fortunatamente
solo verbali, almeno per ora, della politica
italiana, considerate le ripercussioni che
potrebbero avere, se applicati, sulla sua
economia. Conosciamo, anche attraverso sue
stesse pubblicazioni, la sua, diciamo, scarsa
simpatia per la globalizzazione e su tutto ciò
che ne consegue; conosciamo le sue critiche
all’abbattimento dei dazi, alla libera
circolazione di uomini e capitali; conosciamo
anche la sua neppur celata ostilità verso le
banche, in particolare Lei sa bene che, col Trattato
di Maastricht, l’Italia ha rinunciato
spontaneamente a buona parte della sua autonomia
politica, e soprattutto economica e monetaria.
Tutte le sue convinzioni, cui ho appena fatto
cenno, vanno in senso contrario alle direttive
comunitarie, e sono quindi motivo di nostra
preoccupazione, che speriamo lei vorrà ora
fugare. |
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Tremonti: Lo farò senza ambiguità, anche in considerazione del fatto che ci troviamo tra quattro mura, al riparo da orecchie indiscrete, immagino…
Dirigente BIS 1:
Questa è la sede della più importante
istituzione finanziaria mondiale, e certo non
mettiamo cimici sotto i tavoli, come invece… L’altro dirigente posa una mano sul polso del collega, interrompendolo.
Dirigente BIS 2: Ma sentiamo cos’ha da dirci Mr. Tremonti. Prego…
Tremonti: Bene. Non entrerò nelle singole convinzioni che mi avete, peraltro giustamente, attribuite, per concentrarmi su una sola, che ne è la causa prima.
Trichet:
E sarebbe? |
Tremonti: Sarebbe il sistema monetario vigente.
Tremonti sospende la frase per constatare il misto di sorpresa e contrarietà che traspare dal volto dei suoi interlocutori. Uno di loro si riprende dallo stupore.
Dirigente BIS 1: Può essere più esplicito? Tenga conto che lei si trova nel tempio di questo sistema monetario.
Tremonti: L’ho fin troppo presente. Alla base del dilagante malessere sta proprio l’abbecedario che i signori del denaro impongono trasversalmente alla classe politica dei vari Paesi, garantendole come contropartita privilegi multipli dei redditi della gente comune.
Trichet: In tutta sincerità, il suo mi sembra il trito ritornello delle sinistre…
Tremonti: Ma quali sinistre! È da un pezzo che sono semmai le destre ad agitare il problema.
Dirigente BIS 2 (con aria ironica): Insomma, si sarebbero invertite le parti!
Tremonti: Diciamo che le etichette destra-sinistra hanno fatto il loro tempo; e semmai sono proprio le ex-sinistre ad essere molto più affini all’internazionalismo, che oggi si chiama globalizzazione, di quanto non lo siano le destre nazionaliste, “vecchio stampo”.
Trichet: Ma veniamo al dunque, senza girare troppo intorno all’ostacolo. Ci spieghi meglio le sue idee monetarie e le sue conseguenti intenzioni, vista l’alta carica che ricopre in Italia.
Tremonti: Lo farò con un esempio recente, molto concreto. In Emilia le banche concedono prestiti ai produttori di parmigiano trasferendo un numero equipollente di forme dai loro ai propri magazzini. In caso di insolvenza, la banca si appropria di quelle forme, così come fa con gli alloggi dei suoi mutuatari.
Trichet: Che c’è di scorretto? Tanto ti ho dato in denaro e tanto mi riprendo in formaggio, se non mi ripaghi.
Tremonti:
Non prendiamoci in giro, per favore. Siamo tra
economisti sul campo, non accademici; e sappiamo
tutti benissimo che le cose non stanno così,
specie da quando il denaro non ha più alcun
sottostante a garanzia del suo valore. È solo
una convenzione, ad esclusivo vantaggio delle
banche, uniche abilitate a creare denaro dal
nulla: un vantaggio da cui sono esclusi gli
Stati e i cittadini. Se il prestito è in realtà
una finzione, perché le banche non hanno ciò che
pretendono di prestare, il contratto di mutuo è
sbilanciato, non c’è parità contrattuale tra chi
mette sul piatto un bene concreto e chi ci mette
della carta che acquista valore solo in quanto
viene accettata per buona dagli ignari
cittadini, ancorati alla vecchia formula
“pagabili a vista al portatore”, fasulla oggi
come ieri.
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![]() Giulio Tremonti ![]() Jean-Claude Trichet |
Trichet: Lei ha detto bene, Mr. Tremonti, è una convenzione. E, sebbene nella privacy di questa stanza non possiamo che confermare che le cose stanno come lei dice, sia io che lei e i due direttori qui presenti siamo tenuti a rispettarla. Siamo pagati per questo.
Tremonti: Un momento. C’è una differenza basilare tra me e voi, anche se sempre più spesso viene sfocata: voi dovete fare gli interessi dei banchieri, io sono un servitore dello Stato e devo anteporre gli interessi dei cittadini a quelli dei banchieri, specie quando vedo i primi spogliati dei loro beni primari, come la casa e il lavoro, per ingrassare i secondi.
Trichet: Caro Mr. Tremonti, mi stupisco che lei, alla sua età e con la sua esperienza, ancora non abbia capito come va il mondo.
Tremonti: Invece l’ho capito fin troppo bene e…
Dirigente BIS 2: …e allora non doveva occupare il posto che occupa.
Tremonti:
Ah, sarebbe riservato a chi tradisce la fiducia
degli elettori e si fa servo di una congrega
parassitaria che ha sempre prosperato sul lavoro
altrui? In effetti, tutti gli schieramenti
politici evitano codinamente di toccare questo
nervo, che pure è il maggior responsabile del
cosiddetto debito pubblico, il cui interesse è
la prima voce di spesa statale ad essere pagata,
costringendo i responsabili delle finanze, come
me, a stringere i cordoni della borsa con i più
deboli e indifesi. Tolti quegli interessi, i
conti dello Stato italiano sarebbero in avanzo,
e non in perenne e crescente deficit. I tre si alzano in piedi e, senza tendere la mano a Tremonti, concludono |
Dirigente BIS 1: Abbiamo sbagliato a lasciare che la carica di Ministro del Tesoro fosse occupata da una persona con le sue idee rivoluzionarie; idee che minacciano di distruggere il paziente lavoro di suoi predecessori, come Ciampi e Padoa-Schioppa…
Tremonti:
Basta guardare la loro provenienza per capire la
vostra soddisfazione: l’uno forgiato in
Bankitalia, l’altro nella BCE. Loro, e non io,
non avrebbero mai dovuto accedere a quel posto,
anche se questi sconfinamenti tra pubblico e
privato sono ormai più la norma che l’eccezione,
al di qua e al di là dell’Atlantico, con Paulson
prima e Geithner oggi posti a capo del Ministero
del Tesoro USA, pur provenendo dal vertice della
Goldman Sachs il primo e della Federal
Reserve di New York il secondo. E in Italia non
ho mai fatto mistero al presidente Berlusconi di
quanto io sia contrario al fatto che il suo
Sottosegretario Gianni Letta sia anche
counselor
della Goldman Sachs, che gli emolumenti li
regala solo ai suoi top managers, non certo ai
collaboratori esterni.
Dirigente BIS 1:
Lei ha detto quanto basta per mettere a
repentaglio quel posto che così orgogliosamente
ricopre, anzi, che noi le abbiamo lasciato
coprire… Tremonti se ne va sbattendo la porta e i tre rimangono soli.
Dirigente BIS 2: Cari colleghi, qui bisogna agire tempestivamente, relazionando del colloquio i nostri padr… ehm, superiori. Quest’uomo è una mina vagante: se rivelasse la verità dell’attuale sistema monetario per noi sarebbe la fine. E va coinvolto anche chi lo ha scelto per questo incarico chiave, il Primo Ministro italiano.
Dirigente BIS 1: Conosco bene Gianni Letta. Gli chiederò maggiori dettagli sui criteri di questa scelta. Di lui ci possiamo fidare.
Dirigente BIS 2: Intanto bisogna fare sempre più pressing sui media. La settimana scorsa Newsweek ha perorato in copertina l’adieu di Berlusconi alla politica. Se cade lui, il governo si sfalda; e magari potrebbero tornare in sella i nostri di provata fede: Padoa Schioppa, Visco, o addirittura Draghi. E la marcia verso il Nuovo Ordine Mondiale non sarebbe più intralciata dal “fuoco amico” di qualche stravagante…
Dirigente BIS 1:
Penso invece che sia più producente non puntare
subito al top, ma uno scalino più sotto,
isolando la mela marcia. Come avvertimento. Del
resto l’attuale squadra di governo vanta
ministri di tutto rispetto, come Brunetta,
Sacconi, Scajola. Non buttiamo via con l’acqua
sporca anche il bambino. E Draghi sarebbe un
ottimo avvicendamento al Tesoro, con illustri
precedenti di bancari che passano in via
Nazionale, da Guido Carli a Ciampi, fino a Padoa
Schioppa. Per Draghi, del resto, sarebbe un
ritorno, dopo la proficua esperienza in Goldman
Sachs e in Bankitalia; e non avremmo più nulla
da temere…
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