versione stampabile MUSSOLINI E BERLUSCONI.
CONVERGENZE
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M. G. Pellifroni |
Nel mezzo di infuocate polemiche sui
comportamenti personali di SB e i provvedimenti del suo governo,
vorrei qui esporre alcune riflessioni fuori dal coro di entrambi
gli schieramenti. |
Un Ordine le cui redini
resterebbero nelle mani di un pugno di uomini,
che chiamerò i Tessitori, da decenni
pazientemente all’opera nel tirare le fila di
questa trama, o meglio ragnatela, che finirebbe
con l’avvolgere con il pugno di ferro l’intero
pianeta, senza più distinzioni di nazionalità,
ideologie, lingue, etnie. Il primo nemico da abbattere
è il nazionalismo. I Tessitori sono perlopiù
appartenenti all’area anglofona, e il loro
obiettivo è quello di abbattere il concetto di
nazione anche nelle loro stesse madrepatrie. Un
obiettivo il cui primo laboratorio è stato la
costruzione dell’Unione Europea e della sua
moneta unica, con la cessione di gran parte
delle prerogative dei vari Stati europei ad un
potere soprannazionale, che promulga direttive
comunitarie e batte moneta apparentemente
propria, in realtà di proprietà degli stessi
Tessitori; come lo sono tutte le principali
valute sparse per il mondo, a parte qualche
sacca di resistenza in Paesi comunisti, di fatto
o di facciata, come Cina, Nord Corea, Cuba. La partita per la reggenza
del mondo parte da lontano, è insita nel DNA
umano, come stanno a testimoniare i grandi
imperi dell’antichità e, più di recente, le
ambizioni di Napoleone e Hitler. Sia l’uno che
l’altro rappresentarono un ostacolo alla marcia
silenziosa dei padroni del denaro verso il loro
proprio dominio mondiale, lungo un iter di
guerre i cui vincitori occulti sono sempre loro,
i finanziatori degli opposti schieramenti. Ai
loro occhi Hitler aveva il difetto di avere una
marcia in più: non dipendeva, come il resto del
mondo, dai loro diktat, se ne era liberato
strappando loro, tra l’altro, la stampa dei
marchi e riservandola in esclusiva allo Stato;
col risultato di una prosperità economica senza
precedenti e l’azzeramento del debito pubblico,
ossia il cappio che ogni altro Stato, sia allora
che oggi, accetta di farsi mettere al collo dai
Tessitori, con la connivenza dei politici al
loro servizio. Questa colpa, unita ad un
acceso nazionalismo, era troppo grave per essere
perdonata. E la grande finanza non tardò a
punire tanta baldanza con una coalizione
mondiale contro i “grandi ribelli”: Germania,
Giappone, Italia. Con i primi due totalmente
sganciati monetariamente dalle “democrazie
occidentali”, mentre l’Italia, propaganda a
parte, era riuscita solo in piccola parte a
sottrarsi al giogo dei Tessitori, strappando
solo qualche banconota alla Banca d’Italia per
trasferirla all’Istituto Poligrafico dello
Stato. (Oggi alla zecca statale è concesso
coniare solo le briciole: le monete metalliche).
Aveva avuto però la tempra di sperimentare per
prima un regime non ossequiente alle regole del
grande capitale transnazionale. |
Ma chi sono questi
Tessitori? Bisogna cercarli nelle società che
non appaiono sui giornali o nei notiziari TV:
società segrete di fatto, che non gradiscono
apparire, ma soltanto agire nell’ombra per il
raggiungimento del loro fine ultimo: un mondo
senza più differenze culturali e nazionali, un
mondo omogeneo che, in nome della pace e di un
minimo benessere, abbia scelto di rinunciare
alla libertà individuale, trasformandosi in una
grande caserma agli ordini di pochi generali.
Questo è il mondo vagheggiato da organismi
privati come il Bilderberg, |
Chi non ne avesse mai
sentito parlare, si informi su Internet, o legga
il libro “Il Club Bilderberg”, scritto da Daniel
Estulin, che ha speso la vita a pedinare e
spiare questo club esclusivo annoverante tra i
suoi iscritti “i padroni del mondo”, che,
blindati da cordoni di polizia e bodyguards, si
riuniscono a cadenza annuale in sempre diverse
località mondiali. È in questi consessi che essi
discutono tattiche e strategie a breve, medio e
lungo raggio temporale per plasmare il mondo a
loro profitto.
Ciò premesso, personaggi
di destra tradizionali, che accarezzano ancora i
desueti concetti di patria e nazione, come a suo
tempo i dittatori fascisti e oggi governi come
il nostro attuale, dove il capo tuona di
continuo contro veri o presunti comunisti, il
ministro dell’Economia critica le banche e la
globalizzazione, quello dell’Istruzione torna a
dare spazio al latino e all’italiano, a scapito
dell’inglese, |
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Estulin ricorda anche che furono proprio i grandi banchieri a finanziare la rivoluzione bolscevica, per rovesciare il regime degli zar, troppo passatista; e furono ancora loro a far pervenire all’Unione Sovietica il materiale bellico che ne permise la vittoria sulle truppe naziste d’invasione. Insomma, il comunismo è,
paradossalmente, un alleato verso lo spianamento
del mondo sotto il vessillo di pochi
“illuminati”, in quanto il suo mondo è molto
simile al loro. E il comunismo era la bestia
nera sia di Hitler che di Mussolini. Come lo è
di Berlusconi. Questo è un altro motivo di
dileggio da parte della stampa “progressista”,
straniera e italiana, che si autoqualifica
moderna e progressista. I grandi padrini del mondo,
insomma, odiano soprattutto, in quanto ostacoli
al loro glorioso procedere, i leader nazionali
non allineati ai loro disegni di livellamento
globale: costoro devono cadere, con qualsiasi
mezzo, per far posto a leader più
“convenzionali” e diligenti, come Dalema o
Prodi.
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Nel secondo scenario non c’è
posto per politici non conformi al clichè di
maggiordomi dei Tessitori, per despoti in
versione “padrone delle ferriere”, educati più a
comandare che a servire. SB ha scelto il primo
scenario, ma attenendosi alla versione padronale
che aveva nelle sue aziende: un atteggiamento
egocentrico e “politicamente scorretto”, che lo
porta a guardare con fastidio all’etichetta
democratica vigente, al parlamento, alle
istituzioni, alla Costituzione, preferendo
rispondere di ogni sua azione soltanto a se
stesso, identificandosi, come un antico monarca,
nello Stato, alla cui guida è stato eletto “per
grazia di Dio e volontà della nazione”.
Mutatis mutandis,
sembra quasi di trovarci di fronte allo stesso
dilemma del 1946: monarchia o repubblica? E non
è così scontato quale sia l’opzione preferibile. Non si prendano queste
pagine per un larvato panegirico di SB: non
condivido quasi nessuno dei suoi provvedimenti.
Ho solo cercato di gettare un fascio di luce sui
veri moventi di un attacco concentrico senza
precedenti contro di lui e, visto che è il capo
del governo italiano, contro l’Italia che
massicciamente l’ha votato, più che per meriti
suoi, per scarsa stima nei suoi avversari. Marco Giacinto Pellifroni
18 ottobre 2009 |
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