versione stampabile

 

STORIELLE  ROMANE

 ITALIA FUTURA. UOVO OGGI,
OPPURE
  GALLINA DOMANI?

 Piccole cronache dell'uomo qualunque

 di Franco Ivaldo

Due disoccupati romani di lungo corso, Nando e Romoletto, rispettivamente ex precari della Scuola e della Sanità, bidello e portantino, ricevettero un invito a partecipare alla riunione inaugurale promossa dalla Fondazione "Italia Futura", varata da Luca Cordero di Montezemolo, a Roma, in cui si annunciava anche la partecipazione di pezzi grossi della politica come il presidente della Camera, Gianfranco Fini, di Enrico Letta, noto esponente del Pd. Insomma, gente importante mica scherzi.

Nando abitava nel quartiere di Cinecittà e Romoletto in quello più popoloso e popolare di Tor Bella Monaca. Era stato un regista famoso, amico del primo che andava, di tanto in tanto, a fare le pulizie negli studi cinematografici, ad offrirgli due biglietti di invito, uno per lui e l'altro per un suo conoscente, in modo da partecipare all'evento determinante per l'Italia dell'avvenire.

 “Italia Futura”: già, di per sé un programma.

Timidi,  schivi e preoccupati, i due si misero in fondo alla sala e videro apparire alla tribuna, lui, Luca Cordero di Montezemolo, il Rosso (no, ma che avete capito? Il Rosso per via della Ferrari).

I giornalisti, ansiosi di conoscere il Verbo, si stringevano attorno al longilineo manager del Cavallino Rampante e gli facevano domande insistenti.

“Fonderà un nuovo partito? Scommetto che ha già in tasca l'organigramma dei membri della nuova formazione politica...Forse la composizione di un nuovo governo del Presidente...”

“Nuovo partito; ma quale nuovo partito. Per carità!”

“E' disposto a fare il presidente del Consiglio, in caso di caduta del governo Berlusconi ? “

“Ma no, siete fuori strada! “ rispondeva lui, pensando a Picquet ed al caso Briatore -Renault.”

“Accordi con Pier Ferdinando Casini e con Gianfranco Fini?”

“Casini? E chi è ? Quanto a Fini, eccolo qui che arriva. Chiedetelo a lui.”

“E allora ?”

Muto come un pesce, sorriso enigmatico sulle labbra sottili, Sua Sufficienza, fece il saluto romano;  poi ricordandosi della sua folgorazione sulla via di Damasco,  fece un saluto corale col pugno alzato, alla platea plaudente, ma che dico plaudente, in delirio; andò a sedersi al posto d'onore, a fianco di Cordero. Per Enrico Letta, un posto d'angolo, beh, il Pd è o non è all'opposizione, minoritario, semidistrutto. Allora, che volete che faccia in “Italia Futura”, nell'Italia di domani, visto quel che ha combinato in quella di ieri e di oggi? 

Che siamo venuti a fa ? Chiedeva Romoletto a Nando.

“Taci, che l'amico ci ascolta...” disse perentorio Nando scorgendo il famoso regista, che aveva diramato gli inviti, entrare nel salone della conferenza.

E finalmente, Lui salì alla tribuna. Gioviale, aristocratico, dalle lunghe mani magre e nervose da pianista (infatti era lì per presentare un Piano), anzi da gran pilota della Ferrari. Schumacher? Sì, ma volete mettere Luca Cordero di Montezemolo. Con lui al volante, vincevamo tutti i campionati del mondo. Altro che Raikkonen e Massa. Peccato avesse altri impegni in calendario.

Mentre con voce suadente, il vate dell'Italia dell'avvenire esponeva le sue idee profonde, i due disoccupati – visto che i giornalisti facevano così – per darsi un contegno, si erano fatti prestare carta e penna dagli scolari di una scuola elementare in gita scolastica, e prendevano appunti anche loro.

Scolari alla Fondazione “Italia Futura”?

Proprio così.  Montezemolo lo stava  spiegando: io vi parlo del domani dei vostri figli , diceva in sostanza, della mobilità, della parità delle chances che devono avere, fin dall'asilo, i  figli di papà ed figli dei poveri diavoli.

 Nando pensò che alludesse a loro.

E' un programma tutto da realizzare con la vostra collaborazione. Diciamo tra tre, no meglio cinque, anni. Un piano quinquennale, insomma.

Parlo all'Italia che lavora, che produce, che studia, che non ha paura di rimboccarsi le maniche, andava – grosso modo – concludendo l'artefice di un'Italia con una marcia in più, di un'Italia che non inquina che va sparata come  una macchina da corsa, fate conto una Maserati, o forse meglio una Ferrari.

Questo non l'ha detto. Ma era sottinteso: gliela faremo vedere noi alla Red Bull, alla Toyota, alla Renault, ai costruttori di auto gialle ed a quelli della Perfida Albione ! Aspettate cinque annetti e vedrete che vi combino.

Intanto,  Berlusconi deve andare avanti per la sua strada, con serenità. Hai voluto fare il presidente del Consiglio. Hai voluto la bicicletta? E adesso, pedala!  Silvio, pedala. Avanti così tra un'udienza in tribunale ed una riunione a Palazzo Chigi.

C'è appunto preoccupazione per i processi in corso.

Se crolla tutto: governo, relazioni con la Santa Sede, ponte sullo Stretto (non è ancora costruito e già rischia di crollare) , opere di regime, opera balilla, casa delle giovani italiane, dei figli della lupa. Se si fa insanabile lo strappo con il Colle, addio coabitazione e addio ponti di mediazione, addio via dell'Impero, addio via della Conciliazione se crollano i ponti...? Anche la dama della carità,  Emma Marcegaglia, appariva preoccupata ed esortava: “Vai avanti, Silvio!”

Fiducioso, come un vero manager, Montezemolo invece non si preoccupava più di tanto. Che ci stanno a fare gli Ingegneri, come dice sempre Carlo De Benedetti. Per rifare i ponti no? Sullo stretto di Messina, su quello di Magellano. Hai voglia con lo spazio che c'è da noi e all'estero.

Insomma, calma a gesso. Silvio, vada avanti lui. Che io aspetto il 2013, anzi  il 2015. Poi, ne vedremo delle belle e soprattutto delle nuove.

Nando e Romoletto, nei giorni successivi, chiesero al regista di Cinecittà se non sarebbe stato meglio che il grande pianista avesse annunciato un piano per l'immediato. Anziché aspettare cinque o sei anni. Un piano “pe' guadagnà qualcosa subito non per suonare la solita musica.”

“Va beh, che noi tempo ne abbiamo, esclamò Nando. Però come dice sempre mì madre, mejio l'ovo oggi che la gallina domani.”

Lascia perdere l'uovo”, replicò il regista ,  con una smorfia di disgusto.

“Ma che ne so. Un progetto per l'immediato. Un piano urbanistico per Tor Bella Monaca, per il Tufello e la Magliana, ad esempio... Una mensa popolare che dia almeno bucatini alla matriciana, un bicchiere de Frascati, che te devo dì. Abbacchio, porchetta, due supplì. Nun ce vedo più dalla fame.”

“Ma non dite cazzate. Studiate piuttosto, ignoranti! Avete sentito Montezemolo ?

Chi non studia è perduto! Volete o non volete diventare pezzi da novanta della Confindustria, della Confcommercio, della Confedilizia , insomma, una Confqualsiasi, una Camera dei fasci e delle corporazioni? Oppure un big sindacale, oppure un maitre à penser come me ed i miei amici intellettuali,  frequentatori dei salotti buoni, dei grandi argentieri, della gente che conta?

Per farla breve, Nando e Romoletto, in preda a terribili sensi di colpa per  la loro ignoranza,  corsero ad iscriversi ad una scuola serale di economia e management.

Passò l'anno 2012. Non si realizzò la profezia del Calendario dei Maya sulla fine del mondo, in compenso volgeva al tramonto l'impero del Re Sole (sapete di chi sto parlando). Lui, però, li aveva avvertiti: “Dopo di me il diluvio!”

 Le grandi manovre politiche in vista delle legislative del 2013 erano in pieno svolgimento. Un nuovo congresso del Pd, sul tema:Prospettive per il Terzo Millennio, si stava tenendo a Roma. Vi parteciparono, manco a dirlo, Nando e Romoletto. Assistettero, felici, al risveglio di Rosy, la bella addormentata nel bosco degli ulivi. A risvegliarla ci avevano provato Bersani, Franceschini, Marino. Niente. Ci aveva provato, con un messaggio Romano Prodi, (Svegliati e cammina!). Niente. Ci avevano provato, leggendo ad alta voce i loro ermeneutici libri “Urania” di fantascienza passato-futuro. Rutelli (La Svolta) e Veltroni ( Noi. La nostra odissea nel tempo e nello spazio). Niente.   Per fortuna passava da lì da una porta ad un'altra porta, il principe azzurro. Conosceva la parola magica che gli aveva rivelato il druido dei Celti, Boussus da Giussanus. Con tono ieratico e solenne, il principe pronunciò la formula  segreta conosciuta solo dai druidi e dai Templari: “Plus bellitudo quam intelligentia!” Miracolo. Rosy si risvegliò. La platea del Pd fu tutta una grande, corale, ovazione. Il principe azzurro – modesto come sempre – non volle ringraziamenti e se ne tornò nel suo castello di Arcore, cavalcando la sua bianca ford escort. Nell'avito maniero, esempio luminoso di arcaica sapienza, consultava vecchi manoscritti e sfogliava alcune veline, inviatele da un alchimista pugliese amico suo.   L' Italia dei Valori di Di Pietro passava all'attacco senza esitazioni.           

“Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio...” andava ripetendo sulle piazze Di Pietro che assomigliava sempre di più al principe De Curtis nel celebre film “Gli onorevoli”. A proposito di onorevoli, i leghisti erano gli unici, con Barbarossa,  a non arrendersi mai di fronte alle avversità della sorte (il “flop” del film ai botteghini sudisti, mentre andava meglio tra le giubbe verdi – ma non erano blu? Boh!- nordiste.)

Maroni, a forza di rimanere al ministero degli Interni ed avendo perso (per le preoccupazioni) i capelli, assomigliava al commissario Montalbano, in Sicilia per bloccare l'ultimo sbarco di clandestini. Ignazio La Russa, ministro della Guerra, sperava di vincere prima o poi il Nobel per la pace. “Che cosa ha -si chiedeva – Obama che io non ho ?” Beppe Grillo, sfogliava inutilmente i grandi organi di disinformazione,  per cercare qualche trafiletto sul movimento a cinque stelle appena fondato a Milano. Soltanto “Il Secolo XIX “ se n'era accorto. E l'amico Crozza, anch'egli di Genova. Insomma, essere mazziniani, repubblicani e genovesi, conterà ancora qualcosa. O no? 

A chi voleva sapere da Montezemolo se si fosse deciso, finalmente, a scendere in politica ed a fondare un partito , egli rispondeva:“ A me lo chiedete ? Ma andatelo a chiedere a Filiberto di Savoia, il delfino, che si muova un po' quel fannullone!”

“Ma, scusi, questo è un tentativo di restaurazione monarchica, sabauda! Un attentato alla costituzione repubblicana. Che c'entrano i Savoia. Che c'entra il delfino?”

 Lui ribatteva sicuro: “Questa, è difesa dell'ambiente. I delfini sono una specie in via di estinzione. Salviamo i delfini. Avanti Savoia!”

“Ma Filiberto di Savoia è stato trombato alle europee, quando l'aveva presentato la federazione torinese dell'Udc di Pier Ferdinando Casini...”

“Ah, sì? Non lo sapevo. E allora andatelo a chiederlo a 'sto Casini (ma chi è?). Che volete da me? Io penso al futuro. Come Bobo Craxi che, infatti, ha fondato un nuovo partito; gli ha dato un nome strano: socialista o qualcosa del genere. Mi pare che per simbolo abbia un garofano rosso.  Oppure una margherita, un tulipano, un'orchidea, un giglio. Non ricordo bene. ”

 E i due disoccupati romani, in tutto ciò ? Avevano studiato eccome. Sempre disoccupati erano, anche nel 2015, ma quando s'incontravano, la conversazione rinnovata e forbita tra di loro era ferma, dotta, dirigistica e competente. Da esperti di alta finanza, quali – grazie alle scuole serali – erano divenuti.

“Ah Nando, sono preoccupato per il Nasdaq ed il Down Jones. La borsa di Tokyo e quella di Honk Kong, hanno chiuso col segno meno. L'ha detto il giornale radio. Londra , Francoforte e Parigi sono depresse. Chissà Wall Street. Speriamo non chiuda in ribasso pure quella. Hai letto l'editoriale del Financial Times e quello del  Wall Street Journal?  

Romolé che voi che te dica. C 'è il mercato dei futures, degli eurobond;  ma c'è scarsità di cash flow; sai il Fondo monetario internazionale non si fida più di tanto dei capitals gains...e le banche non alimentano il credito, come giustamente dice  il ministro Tremonti.”

“Ma Draghi che consiglia ?”

“Di alzare l'età pensionabile, così potremo restare disoccupati più a lungo.  Insomma, sono tempi duri, amico mio.”

“A chi lo dici. E l' Ocse ? Che dice l' Ocse “

“Che siamo quasi fuori dalla crisi...”

“Ah, beh, se lo dice l' Ocse. Meno male. Mi ero spaventato. Sai con questi chiari de luna, se non si esce dal tunnel della crisi mondiale. Immagina che ce succede a noi due. Ce tolgono er sussidio de disoccupazione.”

”Ma quale sussidio ?  So anni che quelli non ce danno una lira, un euro, e – dopo la deflazione -  l'inflazione di nuovo galoppa. Qui, campa cavallo che l'erba cresce ...”

“Porca miseria! Hai detto galoppa, hai detto cavallo, hai detto erba!”

“ Enbé che c'è ?”

“La mia ragazza, Wanda, la conosci no, mi aveva dato appuntamento all'Ippodromo delle Capannelle, sai suo padre fa l'allibratore clandestino e vende un po' di erba per tirare avanti. Quella adesso mi ammazza! So cinque ore che mi aspetta. Ciao, te saluto Romolé ! Devo proprio scappare...”

Ciao, Nando. Comunque, avevamo ragione noi...”

“In che senso, scusa ?”

“Che era meglio l'ovo ieri che la gallina di “Italia Futura” domani!” 

“A me me sa, che l'unica gallina che je interessa a quelli semo noi, i poveri fessi che annamo a votà alle elezioni quanno ce presentano, per una volta, er menu dei partiti. La gallina delle uova d'oro semo noi te dico! A spennarci ce penzano loro, i padroni, i miliardari, i furbi! ”

Ognuno andò dalla sua parte. Era il  giorno XXVIII Ottobre dell'anno XX dell' era berlusconista. Romoletto  si ricordò dell'adunata in programma, per quella data (marcia su Roma), a piazza Venezia. Ci andò di corsa ed arrivò tutto trafelato.

Lui, il duce,  seduto a cavalcioni sulle spalle del ministro Brunetta, era riuscito ad  arrivare alla balaustra e ad affacciarsi dal balcone. Stava arringando la folla oceanica che, da sotto, lo applaudiva freneticamente. Fedelissimi in prima fila, coi gagliardetti rossoneri del Milan, a simboleggiare la comunione d'intenti e di fedi tra Milano, la capitale morale, e Roma la capitale... Beh, lasciamo perdere.

Proprio in quel periodo, giorno più giorno meno, Luca Cordero di Montezemolo aveva, finalmente, coronato il suo sogno di una vita: aveva vinto il Gran Premio di formula uno a Monza a bordo della sua Ferrari rossa nuova fiammante.

Il duce gli aveva subito inviato un telegramma di congratulazioni, consigliandogli però di cambiare colore ai bolidi della scuderia di Maranello. Non più rosse a tinta unita. Piuttosto azzurre o a strisce rossonere.

Romoletto, insignificante Uomo Qualunque, era scomparso quel giorno fatidico nel magma della folla oceanica, si era immerso in quella maggioranza per sempre silenziosa, e nessuno ne aveva più saputo nulla. Nando finì a Regina Coeli, con l'accusa di corse ippiche clandestine e truccate, assieme alla fidanzata Wanda ed al futuro suocero . Uscirono tutti e tre con l'indulto, decretato dal duce per festeggiare la vittoria dello scudetto da parte del Milan.

Franco Ivaldo