TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

  

Riflessioni ad alta voce a proposito di due articoli di “Savona Economica”

Savona, gli alti lai dei “padroni del vapore”

“Avanti, piano, quasi fermi”, grazie a chi?

L’autointervista al neo presidente Carisa e il “familismo amorale” di Banfield

di Franco Astengo

 

Savona - In questi giorni siamo rimasti abbastanza impressionati dalla lettura del , fresco di stampa, organo dei nostri “padroni del vapore”: quel “Savona Economica” dalla veste patinata che, gentilmente, ci viene spedito dalla locale Camera di Commercio.

Siamo facilmente suggestionabili, lo confessiamo, quando si tratta delle vicende economiche e sociali, in generale, ma ancor più in particolare relative alla nostra realtà, ma questa volta non siamo riusciti a fare a meno di sviluppare qualche chiosa critica, anziché rifugiarci, come capita, in un colpevole silenzio.

Tralasciamo, dal nostro commento, l'auto-intervista rilasciata a sé stesso dal neo-Presidente della Cassa di Risparmio, impegnato a rispondere alle domande del rappresentante degli industriali (della cui Associazione è Direttore) ed occupato quindi a far apparire, da una mano, il luccichio di crediti e finanziamenti, pronto ad occultarli con l'altra mano. Un esempio, semplicemente di come va la gestione del potere “vero” da queste parti, in un clima – ormai antico – di forte concentrazione addirittura di tipo personale.

E tralasciamo anche la cronaca dell'incoronazione a Presidente della stessa Associazione degli Industriali di un rampollo di famiglia, in un clima che davvero ci ha richiamato la teoria del “familismo amorale” elaborata , a suo tempo, da Edward Banfield (non un pericoloso rivoluzionario, ma un professore americano consigliere della destra più destra: da Nixon a Ford a Reagan. Ma, come si sa, la destra da certe parti sa anche essere una cosa seria).

La nostra attenzione è stata, invece, rivolta a due articoli: quello di prima pagina che titola “Avanti piano, quasi fermi” , con l'occhiello che recita “La crisi e una dura opposizione rischiano di bloccare i progetti – pilastro per lo sviluppo della provincia di Savona. Ma, in mancanza di un modello alternativo, il declino è dietro l'angolo”.

L'altro “pezzo” si colloca tra le pagine 8 e 9 ed il titolo suona così: “Contenitori vuoti in attesa di scelte” con due richiami “

A dieci anni dalla chiusura l'ex Acna di Cengio, con i suoi 25 ettari di aree bonificate da utilizzare per nuovi insediamenti industriali è bloccata da un contenzioso che oppone l'Eni alle istituzioni locali” e l'altro “Entro il perimetro di Ferrania Technologies ci sono 43 ettari di aree industriali subito utilizzabili per nuove iniziative in grado di dare un robusto contributo alla soluzione dei problemi occupazionali”.

Nell'articolo si parla anche delle aree ex-IP di Quiliano.

Insomma: “opposizione”, non si capisce da parte di chi e “ritardi” dovuti alle istituzioni, queste le cause dello stallo totale dell'economia savonese.

Nessuna riflessione sulle scelte che, proprio gli industriali, i più potenti imprenditori economici della nostra Provincia hanno imposto, nel corso di questi anni, in collegamento – per quel che riguarda soprattutto Savona, con una Autorità Portuale che ha interpretato un ruolo del tutto anomalo, con l'annessione delle istituzioni locali che hanno recitato la parte di chi aveva il compito, semplicemente, di “mettersi a servizio”.

Nessuna riflessione sulla realtà di un processo di deindustrializzazione che è stato determinato (sì: è stato determinato) nell'area centrale della nostra Provincia, al fine di consegnare le aree più importanti alla speculazione edilizia, speculazione edilizia che comprende, a nostro avviso, anche l'idea dei porticcioli turistici, con annesse “torri” fantascientifiche.

Nessun accenno all'incapacità, pubblica e privata, di promuovere investimenti nel campo dell'innovazione tecnologica al riguardo di settori decisivi di quella che è stato il nostro tessuto industriale; nessuna riflessione sull'assenza di una strategia di difesa e sviluppo di settori – chiave come, ad esempio, per quel che riguarda la Valbormida la chimica; nessuna riflessione sulla realtà di un piano portuale posto al servizio di una operazione come quella delle Crociere le cui finalità, dal punto di vista economico, ci risultano oscure; nessuna riflessione sui ritardi riguardanti l'adeguamento delle infrastrutture.

Insomma: i nostri “padroni del vapore”, dopo essersi ben rimpinguati di cemento lamentano la mancanza di un “modello alternativo”.

Il “modello alternativo” c'era e potrebbe esserci: quello di un rinnovato sviluppo industriale, fondato sull'innovazione tecnologica magari in settori che sono stati fatti forzatamente sparire, attraverso un utilizzo razionale delle aree (pensiamo alla zona di via Stalingrado a Savona, laddove si aprirà anche il tema della ex-Sarpom).

Fa impressione pensare che, sul sito Ferrania, ci saranno 43 ettari vuoti: dopo che, anno dopo anno, cambio di gestione dopo cambio di gestione tutto il “know-how” dell'antica fabbrica della Film, è stato svenduto, al fine di realizzare un depauperamento complessivo che ha dato origine alla situazione attuale; è citato, ancora, il sito dell'ACNA, un vero monumento, quella vicenda, all'insipienza di una classe imprenditoriale davvero non all'altezza della situazione.

Comprendiamo benissimo che questo nostro “pezzo” rischia di essere considerato semplicemente un pezzo di puro sfogo, eppure potremmo addentrarci in una “pars costruens” che, pure ci è capitato di tentare faticosamente di costruire (pensiamo all'idea di Savona “città della cultura”), ma volutamente ci fermiamo qui in questa occasione: qualcuno, tra “lor signori” leggendo il proprio bollettino riuscirà ad avere un fremito, a ripensare a ciò che stato, a porsi in una diversa concezione del futuro?

Chissà? Intanto la crisi morde e continuerà a farlo... anche se da noi si sente meno. C'è proprio poco da mordere.

Savona, 17 Ottobre 2009                                     Franco Astengo