Riflessioni ad alta voce a proposito di due articoli di “Savona Economica”
Savona, gli alti lai dei “padroni del vapore”
“Avanti, piano, quasi fermi”, grazie a chi?
L’autointervista
al neo presidente Carisa e il “familismo amorale” di Banfield
Savona -
In questi giorni siamo rimasti abbastanza
impressionati dalla lettura del , fresco di
stampa, organo dei nostri “padroni del vapore”:
quel “Savona Economica” dalla veste patinata
che, gentilmente, ci viene spedito dalla locale
Camera di
Commercio.
Siamo facilmente
suggestionabili, lo confessiamo, quando si
tratta delle vicende economiche e sociali, in
generale, ma ancor più in particolare relative
alla nostra realtà, ma questa volta non siamo
riusciti a fare a meno di sviluppare qualche
chiosa critica, anziché rifugiarci, come capita,
in un colpevole silenzio. |
Tralasciamo, dal nostro commento,
l'auto-intervista rilasciata a sé stesso dal
neo-Presidente della Cassa di Risparmio,
impegnato a rispondere alle domande del
rappresentante degli industriali (della cui
Associazione è Direttore) ed occupato
quindi a far apparire, da una mano, il luccichio
di crediti e finanziamenti, pronto ad occultarli
con l'altra mano. Un esempio, semplicemente di
come va la gestione del potere “vero” da queste
parti, in un clima – ormai antico – di forte
concentrazione addirittura di tipo personale.
E tralasciamo anche la
cronaca dell'incoronazione a Presidente della
stessa
Associazione degli Industriali di un
rampollo di famiglia, in un clima che davvero ci
ha richiamato la teoria del
“familismo amorale” elaborata , a suo tempo, da
Edward Banfield (non un pericoloso rivoluzionario, ma un
professore americano consigliere della destra
più destra: da
Nixon a Ford a Reagan. Ma, come si sa, la destra da certe
parti sa anche essere una cosa seria).
La nostra attenzione è
stata, invece, rivolta a due articoli: quello di
prima pagina che titola
“Avanti piano, quasi fermi”
, con l'occhiello che recita “La crisi e una
dura opposizione rischiano di bloccare i
progetti – pilastro per lo sviluppo della
provincia di Savona. Ma, in mancanza di un
modello alternativo, il declino è dietro
l'angolo”.
L'altro “pezzo” si colloca
tra le pagine 8 e 9 ed il titolo suona così:
“Contenitori vuoti in attesa di scelte” con due
richiami “ |
Acna di Cengio |
A dieci anni dalla
chiusura l'ex
Acna di Cengio, con i suoi 25 ettari
di aree bonificate da utilizzare per nuovi
insediamenti industriali è bloccata da un
contenzioso che oppone l'Eni
alle istituzioni locali” e l'altro “Entro il
perimetro di
Ferrania
Technologies ci sono 43 ettari di
aree industriali subito utilizzabili per nuove
iniziative in grado di dare un robusto
contributo alla soluzione dei problemi
occupazionali”.
Nell'articolo si parla
anche delle aree ex-IP di
Quiliano.
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Nessuna riflessione sulle
scelte che, proprio gli industriali, i più
potenti imprenditori economici della nostra
Provincia hanno imposto, nel corso di questi
anni, in collegamento – per quel che riguarda
soprattutto
Savona, con una
Autorità Portuale che ha interpretato
un ruolo del tutto anomalo, con l'annessione
delle istituzioni locali che hanno recitato la
parte di chi aveva il compito, semplicemente, di
“mettersi a servizio”.
Nessuna riflessione sulla
realtà di un processo di deindustrializzazione
che è stato determinato (sì: è stato
determinato) nell'area centrale della nostra
Provincia, al fine di consegnare le aree più
importanti alla speculazione edilizia,
speculazione edilizia che comprende, a nostro
avviso, anche l'idea dei porticcioli turistici,
con annesse “torri” fantascientifiche.
Nessun accenno
all'incapacità, pubblica e privata, di
promuovere investimenti nel campo
dell'innovazione tecnologica al riguardo di
settori decisivi di quella che è stato il nostro
tessuto industriale; nessuna riflessione
sull'assenza di una strategia di difesa e
sviluppo di settori – chiave come, ad esempio,
per quel che riguarda la
Valbormida
la chimica; nessuna riflessione sulla realtà di
un piano portuale posto al servizio di una
operazione come quella delle
Crociere
le cui finalità, dal punto di vista
economico, ci risultano oscure; nessuna
riflessione sui ritardi riguardanti
l'adeguamento delle infrastrutture.
Insomma: i nostri
“padroni del vapore”, dopo essersi
ben rimpinguati di cemento lamentano la mancanza
di un “modello alternativo”.
Il “modello alternativo” c'era e
potrebbe esserci: quello di un rinnovato
sviluppo industriale, fondato sull'innovazione
tecnologica magari in settori che sono stati
fatti forzatamente sparire, attraverso un
utilizzo razionale delle aree (pensiamo alla
zona di via
Stalingrado a Savona, laddove si
aprirà anche il tema della
ex-Sarpom).
Fa impressione pensare
che, sul sito
Ferrania,
ci saranno
43 ettari vuoti: dopo che, anno
dopo anno, cambio di gestione dopo cambio di
gestione tutto il “know-how” dell'antica
fabbrica della Film, è stato svenduto, al fine
di realizzare un depauperamento complessivo che
ha dato origine alla situazione attuale; è
citato, ancora, il sito dell'ACNA,
un vero monumento, quella vicenda,
all'insipienza di una classe imprenditoriale
davvero non all'altezza della situazione.
Comprendiamo benissimo che
questo nostro “pezzo” rischia di essere
considerato semplicemente un pezzo di puro
sfogo, eppure potremmo addentrarci in una
“pars costruens” che, pure ci è capitato
di tentare faticosamente di costruire (pensiamo
all'idea di
Savona “città della cultura”), ma
volutamente ci fermiamo qui in questa occasione:
qualcuno, tra “lor signori” leggendo il proprio
bollettino riuscirà ad avere un fremito, a
ripensare a ciò che stato, a porsi in una
diversa concezione del futuro?
Chissà? Intanto la crisi
morde e continuerà a farlo... anche se da noi si
sente meno. C'è proprio poco da mordere.
Savona, 17 Ottobre 2009
Franco Astengo
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